[immagine copertina: illustrazione di Stefano Grassi per TBU]
Sanders propone la sanità pubblica.
C’è una crisi sanitaria.
Quindi gli americani votano Sanders.
In Italia, alcuni, io incluso, si sono chiesti perché gli Americani non abbiano votato Sanders, che proponeva una riforma della sanità, il Medicare for All, che secondo i piani avrebbe creato un sistema pubblico.
Il sillogismo funziona? Risposta breve: no.
La ragione principale risiede in una fondamentale differenza tra il nostro modo di pensare e il modello culturale americano.
Ma non è l’unica: ecco tutte le motivazioni, partendo dalla cronologia delle primarie e dell’emergere del Covid-19.
“Gli americani votano Sanders”
- Sanders, come già riassunto nell’articolo che parla del suo ritiro, vince inizialmente in New Hampshire e Nebraska (dopo il caucus dell’Iowa, vinto da Pete Buttigieg): la corsa è appena cominciata siamo a febbraio, e negli USA – come in tanti altri paesi – il COVID è un problema esclusivamente Cinese.
- Poi arrivano i risultati della South Carolina: Biden capovolge il momentum delle elezioni, anche e soprattutto per avere conquistato gran parte dell’elettorato afroamericano. Segnale fondamentale per la vittoria sia delle primarie, sia delle elezioni presidenziali di Novembre, quelle in cui si sfida Trump.
- A quel punto Buttigieg e Klobuchar si ritirano, con un tempismo perfetto, e il blocco “centrista” stravince, il SuperTuesday. È il 3 marzo, di Covid per ora non se ne parla.
- Il 10 marzo si vota in altri Stati, tra cui il Michigan. Oltre ad essere lo Stato dove mi trovo e che quindi conosco bene, è uno di quegli Stati detti swing, cioè che a volte votano Democratico altre Repubblicano, perciò chi vince qui manda un segnale fortissimo. Sanders deve assolutamente vincere. Vince Biden, ovunque, come ho raccontato qui – nell’articolo trovate anche il perché gli afroamericani votano più al centro.
Di COVID non si parla ancora seriamente: ci sono ancora i comizi, affollati di sostenitori, e a livello federale Trump il 13 marzo dichiara che “è come l’influenza”.

Fino a questo momento, gli elettori americani NON hanno votato Sanders.
“C’è una crisi sanitaria”
Il 17 Marzo si vota in Arizona, Florida, Illinois, Ohio, quattro Stati fondamentali.
Qui vengono fuori tutte le contraddizioni della gestione della crisi COVID americana: in mancanza di leadership a livello federale, in ogni Stato si decide in autonomia:
- In Ohio si decide di posticipare le primarie, appunto per il rischio sanitario
- In Arizona e Illinois si riconosce che è un problema, ma l’attitudine è questa:
“Thank God our primary is on Tuesday and not in a week or two,” when precautions around the virus might be more extensive, said Jacob Kaplan, executive director of the Cook County Democratic Party. “We’d have to seriously think about changing the date. Having it Tuesday is still a challenge, but doable.”
Riassumendo: sappiamo che c’è un’epidemia, ma facciamo finta che vada tutto bene. Per ora i numeri dei contagi e dei morti sono bassi: avanti con le primarie, prima che i casi aumentino.
E pazienza se aumentano anche a causa del sovraffollamento delle primarie stesse.
E in Florida? Sono ancora tutti in springbreak.

Riassumendo, stiamo chiedendo a Sanders di ribaltare una situazione già difficile, sulla base di una crisi sanitaria che gli elettori non hanno affatto internalizzato. Stiamo anche chiedendo agli elettori di dare un peso alla crisi sanitaria tale da compensare tutti i motivi per cui Sanders non li ha convinti finora.
Sanders perde ancora, e a questo punto, decide di ritirarsi: non ha più alcuna probabilità di vincere, e continuare la campagna vorrebbe dire mettere a repentaglio la sicurezza degli elettori democratici, drenando energie e fondi dalla battaglia contro Trump.
Quindi, mentre in Italia la crisi sanitaria è sentita e abbastanza capita, negli USA manca qualsiasi tipo di coordinamento tra le istituzioni. Le Università chiudono, ma compiono scelte altamente discutibili, come quella di mandare a casa gli studenti, potenzialmente contagiosi post-springbreak, invece di tenerli al campus.
I vari Stati hanno paura di chiudere le attività, sia per un discorso economico, sia perché gli americani non concepiscono, data la loro storia, uno Stato che “obblighi” gli individui a fare/non fare qualcosa.

E qui arriviamo al punto principale. Gli Americani e lo Stato.
“Quindi”
Nel momento in cui le cose vanno male, in un sistema sanitario privato che penalizza le fasce più deboli, tra cui i giovani, come ha raccontato Ilaria Palmas.
Ma gli Americani non dicono: il sistema sanitario privato non funziona, quindi serve un sistema sanitario pubblico. Questo tipo di ragionamento è frutto del nostro modello culturale, non di quello statunitense.
Nella storia americana l’oggetto politico centrale è l’individuo. Lo Stato è prima l’Inghilterra che opprime le colonie con le tasse, poi lo Stato nazifascista tedesco e italiano, da sconfiggere. Infine, lo Stato è il modello Sovietico, nemico economico e politico per tutti i 40 anni di guerra fredda.
Lo Stato è dipinto come fonte di inefficienza, abuso di potere e controllo e burocratizzazione. In Italia la destra vaga ideologicamente tra uno statalismo di ventennia memoria e uno Stato laissez-faire, di cui i proponenti non conoscono né la teoria economica né le implicazioni politiche. Al contrario, negli Stati uniti il sentimento di avversione generalizzata verso organi decisionali governativi è spesso bipartisan e ben radicato.
Quindi, alcuni degli elettori di Sanders, in particolar modo i più giovani, hanno sicuramente premiato la proposta del Medicare for All. Ma tanti altri elettori democratici continuano a vederci un eccessivo radicalismo. Sanità pubblica come proposta radicale? A tutti gli europei, destra e sinistra, scappa sicuramente un sorriso. Un sorriso che però non tiene in considerazione le profonde differenze culturali tra il nostro modello culturale e quello americano.
Un modello che pensiamo di conoscere, grazie ai film, alla musica e agli inglesismi ingiustificati. Un’egemonia culturale che aiuta e reiterare il dominio prima militare e poi economico frutto del dopoguerra, ma che nasconde dietro all’interesse naif verso New York la realtà di un paese con le sue peculiarità, da rispettare, e contraddizioni, da mostrare.
Quando Peter Parker viene licenziato dal Daily Bugle, non ha più l’assicurazione sanitaria. Ma lui è Spiderman, non gli serve il Medicare for All. Allo spettatore italiano questo è tutto quello che serve per capire gli Stati Uniti d’America, seduto sulla poltrona di un cinema pubblico di cui non manca di lamentarsi del biglietto d’ingresso.
Giacomo Romanini
5 pensieri su “Perché l’emergenza Covid non ha aiutato Sanders a vincere le primarie, ipotesi legittima (in Italia)”