L’importanza di chiamarsi Iowa

Pane e salame

Se non avete mai sentito parlare dell’Iowa o se non sapreste collocarlo sulla cartina geografica degli Stati Uniti nessuno può realmente farvene una colpa. Fondato nel Dicembre del 1846, nel rispetto dell’ormai collaudata tradizione espansiva americana consistente nel cacciare con la forza i nativi americani del luogo per poi insediarsi nei loro territori e beffardamente nominare il conseguente nuovo stato con il nome della tribù appena sterminata, l’Iowa potrebbe probabilmente essere definito il più tranquillo e anonimo tra tutti e cinquanta gli stati che compongono la più grande democrazia del mondo occidentale.

Raramente protagonista del dibattito pubblico americano e non, esso è famoso più che altro per essere il luogo dove è stato inventato il pane a fette (e dici poco!) e per il fatto che sia una delle poche sezioni amministrative del pianeta nella quale siano stati ufficialmente censiti più maiali che persone (7 suini per ogni homo sapiens).

Ogni quattro anni tuttavia, questo monòtono e per molti versi irrilevante stato americano assurge agli onori delle cronache politiche di tutti gli USA e non solo. Accade intorno alla fine di Gennaio, in occasione dei cosiddetti caucus, nome inconsueto usato per definire quella che sostanzialmente è la fase a gironi delle Primarie per la Presidenza degli Stati Uniti. Similmente all’Atene del periodo classico, gli elettori si riuniscono in assemblea all’interno di scuole e palazzetti dello sport, moderne agorà del ventunesimo secolo, e, secondo un processo più o meno complicato a seconda che appartengano al Partito Democratico o a quello Repubblicano, esprimono la loro preferenza riguardo ai concorrenti rimasti in gara nelle Primarie dei due partiti sfidanti (più eventuali candidati indipendenti o non del tutto allineati, come Donald Trump quest’anno).

iowa caucus
Fonte: flickr.com

Come funzionano esattamente i caucus e a che cosa servono?

Le Primarie presidenziali americane sono un processo lungo e dispendioso. Nel corso di svariati mesi tutti e cinquanta gli stati (più il Distretto Federale di Columbia e numerosi Territori oltreoceano) sono chiamati ad esprimere le loro preferenze in occasione, appunto, dei caucus, il risultato dei quali, tuttavia, non determina immediatamente il vincitore. Tale ònere e privilegio è riservato ai cosiddetti Grandi Elettori, i quali si riuniscono nella Convention Nazionale di Partito una volta terminate le votazioni, in estate. I caucus servono proprio a spalmare i Grandi Elettori tra i diversi candidati ancora in gara. Le regole con cui ciò avviene sono diverse per il Partito Democratico e il Grand Old Party, e cambiano leggermente da stato a stato e da un’elezione all’altra. La sostanza tuttavia è la stessa: il candidato che ha ricevuto più voti avrà a disposizione un numero superiore di Grandi Elettori e di conseguenza verrà selezionato come lo sfidante ufficiale del proprio partito alla Presidenza del paese.

Il numero di Grandi Elettori assegnato ad ogni stato è determinato ponderatamente in relazione al suo peso demografico (e pertanto elettorale): più uno stato è popoloso più Grandi Elettori ha a disposizione. E’ qui che il caso dell’Iowa si fa interessante.

iowa population USA

La sua popolazione, infatti, costituisce solamente lo 0,97% del totale nazionale. Questo fa sì che il numero di Grandi Elettori che esso porta alle Convention nazionali sia irrisorio e statisticamente irrilevante: 54 su 4764 per i democratici e 30 su 2472 per i repubblicani.

Non solo: la sua composizione etnica non è affatto rappresentativa del quadro generale nazionale:

iowa population USA population etnicity

Nonstante questo, il risultato deI caucus dell’Iowa è unanimemente considerato il più importante tra tutte le cinquanta e passa tornate elettorali, sia dai candidati sia dai media. Come mai? Rispondere non è facile, ma ci proviamo.


Sostanzialmente, l’Iowa è importante semplicemente perché ha deciso di esserlo. In un sistema elettorale temporalmente così diluito ed economicamente così dispendioso come le Primarie americane, i candidati che non raccolgono i numeri desiderati (e necessari) nelle prime votazioni all’inizio dell’anno hanno tutto l’interesse a ritirarsi al più presto — ovverosia non appena realizzano che una loro nomination risulti improbabile — per limitare le perdite economiche. Ciò pone chiaramente un’enfasi ed un’importanza particolare sui risultati dei caucus chiamati a votare per primi in ordine cronologico. L’Iowa ha avuto il merito di aver compreso questo prima di tutti gli altri stati e, con un colpo di mano geniale, è riuscito nel 1972 a mettere nero su bianco nella legislazione statale il privilegio di essere il primo stato ‘per regolamento’ ad esprimere il proprio voto. Tale prassi gli è conveniente per due motivi: una copertura mediatica che, seppur ciclica, non ha eguali in alcun altro luogo della nazione e cospicui introiti economici derivanti dal flusso di professionisti dei media e della politica che ad ogni campagna elettorale si riversa sul suo territorio.

Sostanzialmente, l’Iowa conta più degli altri perché vota prima di loro ed ha quindi il privilegio di determinare le sorti dei candidati in modo più consistente rispetto a stati potenzialmente più rappresentativi e dal peso maggiore del suo nel computo dei Grandi Elettori, come ad esempio la California, la quale vota a Giugno quando ormai i giochi sono fatti e la maggior parte dei candidati ha già abbandonato la corsa.

Che il risultato dei primi caucus abbia un’importanza fondamentale nel determinare le sorti degli sfidanti lo si evince facilmente andando a studiare ‘l’albo d’oro’ di quello dell’Iowa dal 1972 in poi (e di quello ad esso immediatamente successivo, ossia il New Hampshire):

iowa winners
Fonte: vox.com

Solo Bill Clinton nel 1992, su un totale di 13 elezioni, è riuscito a conquistare la nomination del suo partito senza avere vinto in almeno uno tra Iowa e New Hampshire.

Questo spiega chiaramente perché ogni quattro anni tutti i candidati riversino la stragrande maggioranza delle proprie risorse nella campagna elettorale di questi due stati. Il loro obiettivo, se è vero che il numero di Grandi Elettori da aggiudicarsi è irrisorio, è quello di confermare o superare le aspettative che l’opinione pubblica ha di loro nei giorni immediatamente precedenti il voto, che per il candidato in testa ai sondaggi significa vincere mentre per quelli che lo inseguono significa cercare di assicurarsi un risultato al di là delle aspettative iniziali.

L’esempio più recente di come un risultato positivo inaspettato in Iowa possa contribuire enormemente a validare la figura di un concorrente come plausibile candidato alla Presidenza risale al 2008, quando Obama vinse a sorpresa contro Hillary Clinton, dando inizio ad un’inarrestabile rincorsa che lo portò a vincere prima la nomination democratica e poi le Elezioni Presidenziali.

barack obama hillary clinton
Fonte: Wikimedia Commons

Il dibattito relativo all’eccessiva importanza che il caucus dell’Iowa detiene nel computo totale delle Primarie presidenziali americane è vivissimo ancora oggi. Secondo alcuni il fatto che esso sia così importante pur essendo così poco rappresentativo dell’elettorato americano in generale è qualcosa di positivo, poiché costringe i candidati a sporcarsi le mani e scendere fisicamente in campo in una campagna elettorale per certi versi pre-moderna, ovverosia condotta faccia a faccia con elettori vecchio stampo immuni al potere seduttivo di slogan, internet e spot elettorali. Secondo altri, è dannoso oltre che ridicolo che il sistema elettorale americano sia così imperfetto, dal momento che l’eccessivamente sproporzionata importanza che l’Iowa riveste nel disegno delle Primarie spesso porta i candidati a supportare politiche economiche ed ambientali pericolose ed anacronistiche nel tentativo di assicurarsi l’appoggio delle lobby statali quali Big Corn, la lobby del grano. Allo stesso tempo, gli stessi candidati possono permettersi di ignorare del tutto le istanze politiche dei cittadini chiamati a votare per ultimi, decidendo talvolta di non investire alcuna risorsa nella campagna elettorale in quegli stati, nonostante come abbiamo visto essi rappresentino una cartina di tornasole certamente più precisa del polso politico del paese rispetto ad Iowa e New Hampshire.

In attesa che il sistema venga riformato nel suo complesso e sia reso effettivamente rappresentativo facendo votare gli stati più popolosi ed etnicamente eterogenei per primi — operazione nient’affatto scontata né tantomeno imminente — l’Iowa continua a godere del suo status di king-maker. Martedì mattina, quando uno sparuto numero di principalmente bianchi iowans di mezza età avrà espresso il proprio voto, il mondo occidentale avrà un’idea più precisa di chi sarà il suo nuovo leader da qui a un anno.

All’Iowa la parola.

donald trump
Fonte: flickr.com

Giacomo Vezzani

3 pensieri su “L’importanza di chiamarsi Iowa

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