EU and Me. Affinità e divergenze tra l’Unione e noi

Domenica 26 maggio 2019, i cittadini dei paesi membri dell’Unione Europea saranno chiamati a votare per rinnovare il Parlamento Europeo, ovvero l’organo che detiene il potere legislativo a livello dell’UE e, soprattutto, il più ampio eletto tramite suffragio universale. Ci siamo forse abituati alla democrazia (rappresentativa) e al potere che essa, attraverso il voto, conferisce a ciascuno di noi. È difficile sentire di poter far la differenza con un singolo segno su una scheda elettorale, tuttavia resta un baluardo, non il solo, per far sentire la propria voce. Certo, è ancor più difficile appassionarsi alle elezioni europee che portano rappresentanti poco noti e poco conosciuti a Bruxelles e Strasburgo a decidere di politiche, direttive e regolamenti complessi da raccontare sul territorio. Molto spesso, per di più, a conclusione di campagne elettorali sempre più aspre, giocate sulle dinamiche nazionali e dove è assente un dibattito serio e profondo sull’Europa come la conosciamo oggi e come gli eurodeputati dovrebbero poi amministrare, nei limiti delle competenze del Parlamento.

La distanza tra i cittadini e le istituzioni esiste, inutile nascondersi dietro a un dito, ed è probabilmente ancora più ampia quando dall’altra parte c’è l’Unione Europea percepita, a destra come a sinistra, come lontana, egoriferita, troppo lassa, troppo rigida, invasiva, non abbastanza incisiva, statica, arcigna. Senza la pretesa di voler dare un’unica chiave di lettura del rapporto tra UE e noi – come suggerisce il titolo dell’articolo – vogliamo approfittare delle imminenti elezioni per dedicarci all’Europa, ponendo il nostro sguardo critico e curioso sulla relazione tra i cittadini, giovani soprattutto, e l’UE.

Prende il via oggi, dunque, il secondo speciale di The Bottom Up per il 2019. Con articoli, interviste e approfondimenti vi condurremo fino alle elezioni e oltre. Parleremo di ambiente e delle scelte anche coraggiose dell’Unione Europea verso un mondo plastic free – ma ci chiederemo anche se possano ottenere i risultati sperati oppure se si tratti di un fuoco di paglia. Andremo oltre i pregiudizi per capire se è vero che l’Europa “ci ha lasciati da soli” a gestire la questione migratoria, cosa è stato fatto per riformare il Regolamento Dublino e quali occasioni sono state, invece, perse.

Ci sarà modo di parlare di fondi europei: come vengono usati e che opportunità garantiscono? Ed è possibile, oggi come oggi, immaginare il lavoro culturale senza la progettazione europea? L’attenzione del Bottonomics è dedicata anche all’economia, naturalmente, affrontata con il consueto linguaggio pop e accessibile. Parleremo ovviamente di Mario Draghi, di pregiudizi, di luoghi comuni nonché di Mahmood all’Eurofestival.

E le elezioni? Proponiamo, a distanza di cinque anni, un format a cui siamo affezionati: troverete, infatti, su queste pagine le interviste ad alcuni dei candidati più giovani alle europee. Insieme cercheremo di capire con che obiettivi si candidano, che Europa immagino e cosa dovremo aspettarci noi se dovessero essere eletti.

Il nostro ambizioso obiettivo è aprire un vero dibattito sull’Unione Europea, superando le prese di posizione aprioristiche, sia a favore che contro, per conoscere più da vicino che cos’è adesso, quali potenzialità ha e che futuro possiamo, realisticamente, immaginare. Partendo dall’amara considerazione che quell’Europa di unione e solidarietà immaginata da Padri Fondatori oggi, al tempo dei nazionalismi e della crescita dei discorsi fascisti in tutto il continente, forse non esiste più.

Angela Caporale

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