“Les petits candidats”, i volti meno noti nelle presidenziali francesi

Per la prima volta durante questa campagna elettorale tutti e 11 i candidati alle elezioni presidenziali si sono sfidati durante un dibattito televisivo. È successo martedì 4 aprile e il dibattito è stato trasmesso da BFMTV, è stato seguito da più di 6 milioni di spettatori e il giorno dopo tutti i media francese ne parlavano.

Un primo dibattito era già avvenuto il mese scorso su France 2, ma in quel caso erano stati invitati solamente Hamon, Mélenchon, Fillon, Marine Le Pen e Macron. Questa volta invece, BFMTV ha provato ad invitare tutti i candidati alla corsa all’Eliseo, mettendo in piedi un dibattito della durata di tre ore grazie al quale ogni candidato è riuscito ad esprimere le proprie idee su ogni argomento.

Così, nonostante le aspettative fossero tutte sui candidati più conosciuti, a finire sotto i riflettori sono stati invece gli “altri” candidati. Ovvero, quei petits candidats che sono rimasti ai margini della campagna elettorale in queste ultime settimane, ma che durante il dibattito, si sono presi la scena mostrando i muscoli di fronte a quelli che sono e rimangono i grandi favoriti. Questo ci ha permesso di conoscere meglio questi candidati di cui finora si sapeva poco. Andiamo allora a vedere chi sono questi candidati e perché vale la pena seguirli.

François Asselineau, 59 anni, leader di Union Populaire Républicaine (UPR)

Questo partito è definito come antiamericano, antieuropeo, nonché estremo difensore e sostenitore della sovranità nazionale. Lo stesso Asselineau ha ammesso queste definizioni che sono state associate al suo partito.

Secondo Asselineau, il Presidente della Repubblica francese non riesce ad avere un grande peso sulla scena internazionale perché tutte le grandi decisioni vengono prese da Washington e dalle istituzioni europee; per tale ragione, Asselineau si presenta come liberatore della Francia dall’influenza degli Stati Uniti e pertanto, propone l’uscita immediata dalla NATO, oltre che quella dall’Unione Europea, ovviamente. Asselineau è anche diventato famoso grazie alle sue “teorie complottiste”, secondo le quali, il Front National è gestito segretamente dalla CIA e anche il terrorismo islamico è coordinato dall’agenzia d’intelligence americana.

Malgrado le teorie complottiste, l’UPR mostra diversi punti in comune con il FN, anche se il Front National mette come sua principale priorità l’immigrazione e “l’islamizzazione” della società francese, mentre per Asselineau, il primo nemico da combattere sono gli Stati Uniti. Dopo aver fallito nel 2012, François Asselineau, si presenta di nuovo e dice che questa è la volta buona.

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François Assalineau – Fonte: Le populaire du centre

Nicolas Dupont-Aignan, 56 anni, fondatore e capo di Debout la France.

Anche lui, come Asselineau, si era candidato alle precedenti elezioni e anche lui è a favore dell’uscita dall’UE. Si definisce Gaullista e repubblicano e dice di essere la prima vera alternativa a François Fillon. Durante il dibattito ha detto che in politica c’è chi parla e chi agisce e lui, si riconosce fra quest’ultimi. Nel 2012 ottenne l’1,79% dei voti. Ora ci riprova e ci crede. Fortemente.

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Nicolas Dupont-Aignan – Fonte: Dijon Santé

Jacques Cheminade. Classe 1941, leader di Solidarité et Progrès.

Anche in questo caso parliamo di un veterano. Cheminade si era già presentato alle elezioni del 1995, per poi ripresentarsi alle elezioni del 2012, dove aveva ottenuto lo 0,75%. Queste elezioni rappresentano una nuova sfida per lui e per il suo partito.
Si definisce come un uomo in collera, in collera contro quello che lui chiama “l’impero dei soldi”. In particolare, punta il dito contro tutti coloro che sfruttano la crisi finanziaria a loro favore e che nascondono i problemi ai cittadini. Durante il dibattito ha anche parlato dei problemi economici nel settore dell’agricoltura e della disoccupazione giovanile. È europeista, anche se vorrebbe una Europa più ristretta con solo i paesi fondatori come membri.

Cheminade Fonte Liberation
Jacques Cheminade – Fonte: Libération

Nathalie Arthaud, 47 anni, candidata per Lutte Ouvriére.

Professoressa di economia, classe 1970, rappresenta l’ultimo baluardo dei trotzkisti in Francia. Si definisce come la voce dei lavoratori, ma anche dei disoccupati, degli artigiani, dei lavoratori indipendenti e di tutti coloro che sono continuamente strangolati dall’economia capitalista. Propone un salario minimo di 1800 euro e in generale condizioni migliori per i lavoratori. E si appella al mondo del lavoro perché faccia valere le sue rivendicazioni. Già candidata nel 2012, aveva ottenuto lo 0,56%.

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Nathalie Arthaud – Fonte: RTL

Philippe Poutou, 51 anni, guida Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA)

Poutou è operaio, sindacalista e uomo politico rappresentante dell’estrema sinistra francese. È l’unico, a parte Nathalie Arthaud, che oltre ad essere candidato per le presidenziali, svolge un lavoro fuori dal mondo della politica. Lavora, infatti, come operaio presso lo stabilimento Ford di Bordeaux. È passato alle cronache per le sue lotte nel sindacato CGT e nelle ultime elezioni aveva raggiunto 1,15%. Durante il dibattito ha detto di parlare a nome di tutte quelle persone che sono stanche di essere vittime del rullo compressore capitalista e che sono stanche di essere governate da politici ultra ricchi e corrotti, riferendosi poi direttamente a Fillon e Marine Le Pen.
In particolare, riguardo a Fillon, ha detto che più si indaga su di lui e più si trovano casi di corruzione e che il leader della destra Gaullista non è altro che un burattino che cerca di spiegare ai francesi che l’austerità aiuterà il paese. Poi, a quel punto, Poutou non si è fermato più e non ha risparmiato nemmeno Marine Le Pen sostenendo che il FN si dichiara un partito antisistema ma in realtà si protegge grazie all’immunità parlamentaria, la quale non è altro che una legge fatta dal sistema politico che il Front National tanto ci tiene a criticare; aggiungendo, inoltre, che un operaio quando è convocato dalla polizia non ha un’immunità speciale in quanto operaio e dunque non ha scuse per non presentarsi. Quest’ultima frase di Poutou ha provocato numerosi applausi tra il pubblico, raccogliendo il consenso anche di Mélenchon. Infine, ha continuato dicendo che abbasserebbe il salario dei politici al pari di quello di un salario medio di un lavoratore; così facendo, forse non sradicherebbe del tutto la corruzione, ma almeno limiterebbe chi vuole fare il politico con il solo scopo di arricchirsi. 
Il suo intervento nei giorni seguenti è stato condiviso sui social network da migliaia di francesi che hanno apprezzato la schiettezza con la quale ha attaccato in diretta televisiva Fillon e Marine Le Pen, avendo il coraggio di dire ciò che molti in Francia pensano.

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Fonte: A piazzetta

Jean Lassale, 61 anni, candidato per Résistons

È un deputato centrista, amico di Macron, anche se in questa campagna elettorale ha deciso di non appoggiarlo. Viene da un piccolo paesino nelle campagne del sud-ovest della Francia, ai piedi dei Pirenei ed è profondamente orgoglioso delle sue origini rurali.
Proviene da una famiglia di pastori e egli stesso ha svolto questo lavoro, tantoché, in un video girato da Quotidien avec Yann Barthés, diventato subito virale, ha ammesso che non avrebbe difficoltà ad affrontare Trump o Putin, perché lui ha avuto a che fare con lupi e orsi nelle loro caverne. Dunque, l’esperienza non gli manca e la politica internazionale non lo spaventa affatto. Per quanto riguarda il programma invece, mette la famiglia e l’importanza delle piccole imprese al centro del progetto politico. Dice, inoltre, di non sopportare più questa continua isteria che sconvolge la vita dei cittadini francesi ed è pronto a battersi per un avvenire basato sulla speranza.

Lassalle
Jean Lassale – Fonte: Sito ufficiale Facebook

Probabilmente, nessuno di questi candidati raggiungerà il secondo turno delle elezioni presidenziali, tuttavia, rimane il fatto che anche loro sono riusciti in qualche modo a mettersi in mostra e a far parlare dei propri progetti politici. Ma soprattutto, sono riusciti a mettere in difficoltà i “grossi” candidati e questo è un aspetto che non è passato inosservato in Francia. Sarà allora interessante vedere se uno di loro riuscirà a migliorare la percentuale di consenso ottenuta nelle scorse elezioni o ad affermarsi in qualche maniera. I principali candidati sono avvisati.

Mattia Gozzi

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