Coup d’état in Turchia: una battaglia per il potere

La sera di venerdì 15 luglio 2016 – ora di Istanbul – il mondo è stato colto dalla sorpresa di un colpo di Stato in corso in Turchia. Questo articolo, in continuo aggiornamento, ripercorre gli eventi fondamentali della notte e si propone di offrire delle prime riflessioni.

Un comunicato attribuito all’esercito afferma che questo ha completamente sovvertito l’amministrazione del Paese per “restaurare l’ordine costituzionale, i diritti umani e le libertà, lo stato di diritto e la sicurezza generale che era danneggiata” . Gli aeroporti di Istanbul e Ankara sono stati chiusi, tutti i voli cancellati, e carri armati hanno bloccato i ponti che assicurano il transito fra le due parti – europea e asiatica – di Istanbul. Aerei militari (turchi, a quanto si sa) stanno sorvolando Istanbul e Ankara.

Dopo le 2am di Sabato 16 – ora turca – l’agenzia Associated Press riferisce che un portavoce dell’intelligence turca ha dichiarato che il coup è stato neutralizzato.

La mattina del 16 luglio, l’inviato del Guardian ad Istanbul, Patrick Kingsley, ha twittato alcune immagini dalla città: il ponte sul Bosforo che aveva rappresentato il simbolo del tentativo di colpo di stato, è stato riaperto. Gruppi di civili si arrampicano sui mezzi militai abbandonati per esporre e sventolare le bandiere della Turchia che hanno con sé. C’è anche chi scatta foto-ricordo con i carri armati. La situazione non è ancora tranquilla; sembra che Erdogan abbia evitato il peggio, ma la situazione è in continua evoluzione. Sempre l’Associated Press, riporta che 16 golpisti sono morti e 250 sono già nelle mani delle forze governative. Un numero destinato a crescere esponenzialmente nelle prossime ore. Da Sky, infatti, fanno sapere che, secondo un ufficiale turco, sono 1563 i militari arrestati.

 

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Bogaz Koprusu a Istanbul. Primo punto strategico controllato dai militari del coup

Il primo ministro turco Binali Yildirim aveva già dichiarato prima nel corso della sera che quello che lui ha sempre definito il “tentativo” di coup è stato operato da una minoranza dell’esercito, e che questa azione illecita, destinata a fallire, sarà duramente punita. Su twitter, lo stesso ha affermato che ci sono degli « assedi » in corso ad alcuni edifici (pare ad Ankara). Agenzie giornalistiche riportano che un capo di stato maggiore sarebbe stato preso in ostaggio.

Questo dato sembra mostrare che in effetti l’esercito è diviso, anche se un numero sostanziale di militari sta prendendo parte al coup contro Erdogan. Sembra che il governo turco abbia già accusato Fetullah Gulen, imam turco basato in Pennsilvania, e bestia nera di Erdogan, perseguito in Turchia per avere costituito l’ « organizzazione terroristica » – questa la definizione degli inquirenti turchi – che avrebbe inventato le accuse di corruzione che hanno portato alla caduta del governo di Erdogan nel 2013.

Nel frattempo, spari celebratori sono stati sentiti a Damasco, Siria – a quanto pare per la gioia dovuta alla caduta dello storico opponente di Assad, il presidente Turco Ergodan. Diplomatici americani, russi, ed europei hanno ovviamente appreso con preoccupazione le notizie e hanno già auspicato che la Turchia possa uscire senza « bagni di sangue » (parole del ministro degli esteri russo Lavrov) da questa situazione.

Erdogan stesso ha parlato alla nazione, ma telefonando su FaceTime », all’iphone di un giornalista in diretta su una televisione privata. Addirittura é sembrato di capire che non fosse libero di muoversi. Probabilmente era in un hotel (era in vacanza al momento del coup). Il messaggio che ha lanciato alle persone è di riunirsi per le strade e dimostrare che la sovranità è ancora loro , e che la Turchia e’ un Paese democratico.

Con il procedere della notte, la reazione turca si evolve. Sono state avvertite due esplosioni vicino al Parlamento; un elicottero dei militari coinvolti nel coup sarebbe stato abbattuto. Il Primo ministro ha poi comunicato che la situazione è rientrata sotto controllo. Ufficiali turchi hanno annunciato che il presidente Erdogan è rientrato ad Ankara verso le 3.30am orario locale.

Sembra che diversi spargimenti di sangue siano avvenuti sia ad Ankara che ad Istanbul, e al momento (6am ora turca) i militari del colpo di stato non paiono in grado di mantenere il controllo della situazione, come avevano annunciato ad inizio serata, anche se i combattimenti stanno ancora proseguendo.

Ci sono momenti la cui complessità sarà oggetto di discussione per anni a seguire. Questo e’ uno di quei momenti, le cui conseguenze per la Turchia, e, data l’importanza cruciale di questo attore nella regione, per i suoi vicini si dispiegheranno in futuro e i cui effetti si sentiranno forse per anni, può veramente definirsi storico.

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L’imam Fetullah Gulen

I social network sono utili per rendere il continuo evolversi della storia – con decine se non centinaia di aggiornamenti necessari nel corso di una sola , per quanto lunghissima, sera. Ma l’eccitato susseguirsi di notizie, tweet e hashtag non può cogliere la direzione del flusso di notizie. E’ a questo punto possibile fare solo poche, scarne riflessioni sulla base di quello che sappiamo dalle maggiori agenzie giornalistiche in lingua inglese e dai corrispondenti in Turchia della BBC.

Innanzitutto, i colpi di stato sono endemici alla storia repubblicana turca – dalla sua genesi negli anni 20 al 15 luglio 2016. L’esercito, in particolare, ha sempre giocato un ruolo cruciale non solo nella storia della Turchia ma in generale nell’epopea dell’impero ottomano prima di essa.

Il Presidente Erdogan che lancia un appello su Facetime, con la connessione che non funziona molto bene, è un’immagine significativa dei tempi in cui viviamo e della pervasività risolutiva, per quanto a volte goffa, della tecnologia – un essenziale ruolo centrale era stato giocato dai social network già durante le varie fasi dell’insurrezione egiziana dal 2011 in poi.

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“Poor connection” fra Erdogan e la sua nazione – su Facetime

Consapevole della crucialità di questo attore, Erdogan ha purgato i ranghi più alti dell’esercito – condannando anche all’ergastolo persone accusate di complottare contro di lui. Le alte sfere dell’esercito, perciò, dovrebbero essere composte da persone pro-presidente, scelte proprio per la loro fedeltà. Bisogna aspettare per sapere chi esattamente è dietro a questo coup.

La « primavera araba » ha pero’ dimostrato che il governo in carica è riuscito a sopravvivere al terremoto popolare se erano presenti contemporaneamente due fattori : l’appoggio dell’esercito e il possesso della capitale. La fazione che aveva questi due vantaggi è poi riuscita ad imporre il proprio controllo sul resto del Paese. Nel caso turco il coup non sembra essere originato da un movimento popolare, ma il controllo dell’esercito – e, come è tragicamente chiaro già in queste primissime ore – di Ankara sono le variabili fondamentali intorno a cui ruoterà la battaglia – si spera non in senso letterale – per il potere.

 

 

 

 

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