Lo devo ammettere: durante gli appuntamenti elettorali mi trasformo in un vero e proprio NERD. Incollato dal mio divano di casa, ben fornito di cioccolatini ipercalorici, mi impossesso del telecomando e mi collego su La 7, dove è immancabilmente in corso una delle ormai celeberrime maratone condotte dall’instancabile Enrico Mentana. E rimango lì, finché reggo fisicamente e il sonno non prende il sopravvento oppure finché non finisco i cioccolatini. Mi appassiono ad ascoltare le previsioni che spesso vengono smentite dai fatti, i commenti più o meno assennati da parte degli ospiti in studio, e, appunto, se non collasso prima, le dichiarazioni di politici che non perdono mai. Insomma seguo questi eventi da spettatore più o meno con lo stesso trasporto emotivo con il quale posso seguire una partita di calcio della mia squadra del cuore.
Non c’è da stupirsi dunque che quando ho notato nel programma del Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia il panel dal titolo “Come si raccontano le elezioni” lo abbia immediatamente segnato in rosso. A maggior ragione poiché ad intervenire sarebbero stati Alessandra Sardoni, iconica inviata maltrattata dallo stesso Mentana durante le sue maratone, Luca Sofri, direttore de Il Post e Lorenzo Pregliasco cofondatore della agenzia di comunicazione politica YouTrend.
Così sabato di prima mattina, in una Perugia soleggiata (per poco) dopo il maltempo del venerdì, mi reco con entusiasmo da adolescente in gita scolastica a Palazzo Sorbelli. Sedutomi nella sala affrescata scopro con mio grande piacere che Francesco Costa, vicedirettore della stessa testata online e mente di una fortunata newsletter sulle elezioni statunitensi, si è aggiunto all’incontro. Mi mancano solo i cioccolatini.
La discussione viene anticipata da un divertente video montato dallo stesso Pregliasco, contenente alcuni momenti imbarazzanti delle coperture giornalistiche del passato, conclusasi con uno scambio di battute surreale tra il Chicco nazionale e un impacciato sondaggista. La parola passa presto alla Sardoni che rivendica la paternità di La 7 sulle maratone elettorali e sottolinea come il successo di queste trasmissioni sia dovuto al fatto che rappresentano “una forma di intrattenimento, una sorta di commedia fissa con gli stessi ospiti e inviati, che interagiscono attraverso meccanismi che si ripetono”. Ed in fondo, oltre al mio interesse più generale per le vicende politiche, tale è la ragione per cui questi eventi mi coinvolgono a dei livelli dei quali mi vergogno abbastanza. Sofri conferma come la politica in Italia sia raccontata dal mondo dell’informazione proprio come fosse un teatrino, “attraverso i personaggi e le loro polemiche”. Il direttore de Il Post inoltre, con una discreta dose di ironia, evidenzia come il momento dello spoglio sia “l’unico in tutta la campagna elettorale in cui si parla di fatti”, anche se essi vengono poi interpretati nei modi più disparati.
In seguito Pregliasco, il più tecnico dei quattro speakers, fa un utile parentesi sulla differenza tra sondaggi, proiezioni, exit polls (ormai in desuetudine) e Instant Polls, ovvero il fulcro dello show. I sondaggi sono indagini d’opinione compiute precedentemente al voto. A contrario gli exit polls sono effettuati tramite interviste fuori dai seggi mentre l’instane poll è ancora più in tempo reale e viene generalmente svolto su internet. Le proiezioni infine sono rappresentazioni del risultato finale basate sui risultati di circoscrizioni campione.
Infine Francesco Costa mette in luce le differenze e le similitudini con quello che succede, e sta succedendo in questo momento, negli USA, dove sono in corso le primarie repubblicane e democratiche. Dall’altra parte dell’oceano, a parte la certezza del nome del vincitore, è tutto più complicato, a causa della molteplicità di stati, regole elettorali e di una composizione demografica più variegata, più frequente, visto che ogni 2 anni si rinnovano le cariche dei membri del congresso e, come da tradizione USA, più grande. È facile capire perché in questo contesto, citando Costa, “l’analisi delle statistiche, degli algoritmi e dei precedenti assuma un’importanza ancora maggiore”. La copertura televisiva è totale ma presenta alcune peculiarità rispetto all’Italia. Le trasmissioni americane sono infatti dominate da opinionisti di professione e vedono raramente l’intervento di politici e mai quello dei candidati stessi, che rilasciano le loro dichiarazioni solo al termine dei risultati.
Spero che l’incontro si soffermi un attimo su come i Social Media stiano cambiando la maniera in cui si raccontano le elezioni ma solo Pregliasco brevemente accenna al fatto che “Twitter ormai sia una fonte di notizie a tutti gli effetti”. Insomma avanti ancora con le maratone televisive vecchio stile, seppur con qualche innovazione. Per la gioia del NERD che è in me e per la disperazione del suo fegato.
Questo è il video integrale dell’incontro: