«Se Mao fosse ancora vivo, farebbe una cosa simile?», si domanda un anziano abitante di Datong davanti alla telecamera. L’occhio del regista Zhou Hao attraversa la città, dentro e fuori le antiche mura, mescolandosi tra la povera gente, entrando nelle loro case, documentando le loro lacrime. Cosa è accaduto in quella che una volta fu l’antica capitale dell’Impero e che nel tempo si è trasformata nella città più inquinata della Cina? Le origini della città di Datong sono infatti antichissime (200 a.C.) e proprio qui la dinastia Wei visse il suo periodo di maggiore rigoglio culturale, rendendosi promotrice della realizzazione delle quarantacinque grotte di Yungang, dedicate al culto buddhista. Si tratta di un vero e proprio tesoro: dal 2001 sono divenute Patrimonio dell’umanità dell’UNESCO e il sindaco di Datong, Geng Yanbo, era ben consapevole del loro valore artistico quando fu eletto nel 2008.

Il progetto di demolizione di oltre 160.000 edifici e il conseguente trasferimento di oltre mezzo milione di abitanti nacque proprio da questa idea: riportare in auge Datong, conferendole nuovamente il ruolo di capitale culturale. Attorno alle antiche mura si sviluppano infatti interi quartieri abitativi fatiscenti, costruiti abusivamente dopo la guerra, dove però i cittadini un tempo riuscirono ad ottenere la residenza, grazie ad un’amministrazione decisamente meno rigida di quella attuale. Dal momento dell’insediamento di Geng Yanbo, tutte queste strutture iniziarono ad essere rase al suolo, per poter poi dar inizio ai lavori di ricostruzione della nuova Datong. Ad esclusione quindi della restaurazione delle mura, ancora esistenti e risalenti al periodo Ming, si sarebbe trattato in realtà di ricreare dal nulla nuovi edifici ispirati a quelli dell’antichità, in stile Tang. Demolizione, ricollocazione degli abitanti, e ricostruzione: tutto da realizzare entro il termine del mandato del sindaco. Un’impresa da 1,6 bilioni di dollari.
Il documentario di Zhou Hao non si interroga su come sia stato possibile che ad una parte dei cittadini sfrattati non fu assegnato un nuovo alloggio, mentre ad altri si, piuttosto si limita a mostrarci le conseguenze che questo feroce piano edilizio ha avuto sulla povera gente. Dall’altro lato testimonia la vita quotidiana di Mayor Yanbo, il quale sembra in realtà volgere sinceramente tutte le proprie energie al miglioramento della vita dei suoi cittadini. Quando un gruppo di genitori, trasferitosi dalla campagna alla città, si rivolge a lui per rivendicare il diritto dei figli a frequentare la scuola cittadina, Yanbo non ci pensa due volte a firmare un documento che sbrogli l’impiccio burocratico. Quando gli abitanti degli edifici da abbattere denunciano le vessazioni subite dalla polizia, la quale li ha costretti con la violenza fisica ad abbandonare le proprie case, Yanbo dimostra loro la sua solidarietà, quella di un sindaco che vuole solo «fare del bene». Amato e odiato quindi, egli ha tentato di portare a termine un’iniziativa imponente, finché il Partito non si è messo di mezzo.

A pochi giorni dalla vigilia di Natale cinese del 2013, Geng Yanbo è stato – all’improvviso e senza apparente motivo – trasferito a Taiyuan, sempre per ricoprire il ruolo di sindaco. Zhou Hao ha dato spazio nelle sue riprese anche alle contestazioni immediatamente successive alla notizia del trasferimento, durante la quali i cittadini di Datong sono scesi in piazza per manifestare a favore della permanenza di Yanbo. «Mayor Geng Yanbo is good!», si legge sugli striscioni. Un caso strano e unico quello di Geng Yanbo, ma soprattutto di questa città, nella quale i lavori di ricostruzione sono stati nel frattempo sospesi e che si è trasformata in un vero e proprio cantiere a cielo aperto. Uno “strano” caso nel quale a rimetterci sono come sempre gli umili, colpevoli di aver costruito in passato dei minuscoli e pericolanti fabbricati in mattoni (nel migliore dei casi) e nei quali hanno comunque accettato di trascorrere un’intera esistenza. Ma l’onestà di Zhou Hao con The Chinese Mayor è proprio quella di non schierarsi, di rimanere testimone obiettivo – seppur presente nell’interazione con la gente – dei fatti che hanno portato al cambiamento radicale di Datong.
Roberta Cristofori