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Bambini orfani a causa del covid: attraversare il lutto e la pandemia

I cognomi delle persone intervistate sono stati omessi per tutelare la loro privacy.

«Quelle poche volte in cui mi sono confidata con qualcuno non mi sono sentita totalmente capita, ma ovviamente non posso aspettarmi nulla da chi fortunatamente non ha vissuto la stessa situazione», racconta lucidamente a The Bottom Up Marta, di Napoli, che oggi ha 17 anni. L’ultima volta che ha visto il padre di anni ne aveva 15, era fine novembre del 2020 e il personale sanitario lo stava caricando sull’ambulanza per ricoverarlo in ospedale a causa del covid. Il padre si era infettato al lavoro, in una multinazionale con sede a Napoli, una di quelle che hanno conosciuto poche interruzioni durante la pandemia.

In casa di Marta la situazione era diventata tesa durante il ricovero del padre. Dall’ospedale non arrivavano informazioni sulle sue condizioni di salute e la madre, Maria Rosaria, insegnante, era in isolamento perché anche lei si era contagiata. «Sentivo mia figlia piangere fuori dalla porta, senza poter uscire», racconta Maria Rosaria. Le brevi chiamate con i medici non lasciavano molte speranze; poco tempo dopo, infatti, è arrivata la dolorosa notizia. «Eravamo una famiglia che passava moltissimo tempo insieme. Da quel momento siamo cambiate».

La storia di Marta non è un caso isolato. In Italia si contano oltre 5mila minori rimasti orfani di almeno un genitore a causa del covid. Numeri che crescono a 6mila se si considerano i nonni affidatari (tutori legali dei minori in assenza dei genitori) e superano i 9mila quando si aggiunge la perdita di un nonno o una nonna convivente. Le stime sono consultabili sul sito dell’Imperial London College, dove un calcolatore in tempo reale permette di visualizzare e confrontare la situazione di ogni Paese del mondo. Secondo l’ultimo aggiornamento dello studio Children: The Hidden pandemic 2021, «è stata trascurata una delle conseguenze più urgenti e tragiche della pandemia ovvero la moltitudine di bambini colpiti dal lutto per la morte improvvisa di un genitore o di un nonno affidatario».

grafico covid orfani
Il modello statistico è stato ricavato dagli studi del team di ricercatori internazionali –”Global minimum estimates of children affected by COVID-19-associated orphanhood and deaths of caregivers: a modelling study”, The Lancet, 2021 e “Children: The Hidden Pandemic 2021. A joint report of COVID-19 associated orphanhood and a strategy for action”.

Ricordando i mesi successivi alla perdita, Maria Rosaria racconta come il suo dolore le impedisse di dedicarsi alla figlia: «Era come se Marta stesse subendo anche la mia assenza. Tra l’altro, ancora oggi Marta parla poco del padre e, anche se questo mi preoccupa un po’, mi ha detto che è il suo metodo per elaborare l’accaduto».

Per Marta la scuola e lo studio sono stati due elementi importanti per distrarsi da tutto ciò che stava accadendo e affrontare il lutto. «Passare due anni chiusa in casa senza poter avere nessun tipo di contatto è stato davvero estenuante», racconta. «Il ritorno scolastico è stato un sollievo. Per me è stato fondamentale rivedere la mia docente di matematica che mi ha sempre ascoltato e aiutato quando possibile». Per quanto riguarda il supporto, Maria Rosaria denuncia il vuoto di intervento lasciato dalle istituzioni. «Penso che fosse obbligatorio quantomeno istituire dei percorsi di elaborazione del lutto per questi ragazzi, ma non è stato previsto nulla. Non si è pensato all’abbandono che le famiglie, soprattutto quelle con i bambini, stanno ancora vivendo». Alcune famiglie hanno subìto le conseguenze più di altre: «Tra i miei alunni c’è chi ha perso il padre, e la madre non lavora. Sono famiglie che non hanno mezzi economici per sostenere i figli in percorsi psicologici o addirittura per farli proseguire con gli studi».

Lo Stato italiano, infatti, non ha previsto dei percorsi di sostegno specifici in campo psicologico, scolastico ed economico per gli orfani del covid. A marzo del 2021 l’ex senatore del PD Andrea Ferrazzi, insieme ad altri parlamentari, ha presentato un disegno di legge sui rimborsi per l’assistenza psicologica e l’assegnazione di borse di studio per minorenni e maggiorenni economicamente non autosufficienti rimasti orfani per il covid. Essendo cambiata la legislatura, il Parlamento non ha potuto completare l’iter di approvazione del testo.

Le reti di supporto

Nonostante la carenza a livello statale, molte famiglie si sono rivolte ai servizi attivati dalle Aziende sanitarie locali di riferimento, ad associazioni, a onlus e a fondazioni.

Tra queste, c’è la milanese Fondazione Maurizio Fragiacomo, che con il suo progetto Libellule nel cuore si occupa di assistere gratuitamente bambini e adolescenti durante le fasi dell’elaborazione del lutto. Sia durante che dopo la pandemia l’iniziativa ha supportato 10 famiglie con minori colpiti dalla perdita di un parente per il covid. «Abbiamo lavorato tantissimo sulla ritualizzazione simbolica del saluto, cercando di costruire dei momenti che lo concretizzassero, perché altrimenti ne sarebbe potuto conseguire un grosso trauma», spiega a The Bottom Up la dottoressa Laura Felisati, coordinatrice del progetto. «L’elaborazione del lutto, di per sé, dovrebbe essere un processo naturale, ma nelle singole situazioni si creano dei blocchi, dei traumi che se non affrontati complicano molto la crescita e complicano molto lo sviluppo».

Libellule nel cuore opera attraverso l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), un particolare approccio terapeutico per il trattamento dei traumi e stress psicologici. «Spesso i bambini, ma a volte anche gli adolescenti, non riescono a esprimere totalmente le proprie emozioni. Per cui vengono fatti dei lavori di espressione per dare voce a ciò che il bambino sente», spiega Felisati. Il progetto lavora molto anche sulla memoria che, insieme al tempo e al dolore, è uno dei tre elementi fondamentali per elaborare il lutto. «Quando i più piccoli perdono un genitore, spesso non ne hanno ricordo. Quello che noi invitiamo a fare è proprio creare delle situazioni nelle quali questa memoria venga ricostruita». Nel caso specifico della pandemia, oltre ad affrontare un lutto in età minorile, si è aggiunta la difficoltà a dover vivere in un periodo destabilizzante. «Eravamo tutti spaventati dal fatto di non comprendere quello che stava accadendo, quindi bisogna considerare anche il trauma dell’esperienza pandemica».

Percorsi di elaborazione gratuiti

La fondazione mette a disposizione ulteriori servizi per i minori in lutto e le loro famiglie, tra cui un servizio informativo di consulenza legale. «Si immagini una madre con dei bambini che ha perso il marito e deve affrontare tutta una serie di problematiche pratiche ed economiche», continua Felisati. «Il nostro obiettivo è quello di rendere il supporto psicoterapeutico accessibile a tutte le famiglie». L’aspetto economico, infatti, diventa un possibile deterrente per i famigliari che non hanno le risorse per sostenere i figli in un percorso di elaborazione del lutto.

È quello che è successo ai genitori di Fabio (14 anni) ed Elisa (6). Dopo che i fratelli hanno perso il nonno per il covid, Fabio, già seguito da una professionista per un disturbo dell’attenzione iperattività, ha intrapreso un percorso di sostegno all’elaborazione del lutto. A causa del costo ingente e dell’incertezza lavorativa dovuta al periodo del lockdown, i genitori hanno dovuto interrompere il percorso. «Indicativamente spendevamo quasi 550 euro al mese», racconta a The Bottom Up Riccardo, il padre. Non avendo la possibilità economica, i genitori non si son potuti permettere un percorso nemmeno per la figlia. Elisa era molto piccola quando il nonno è scomparso. I genitori pensavano che avrebbe reagito meglio a questa perdita, ma a distanza di quasi tre anni ne soffre ancora. «Tutt’ora ha delle crisi di pianto. Un lamento dove dice che le manca il nonno», spiega Riccardo. «Secondo me questa cosa ha lasciato un buco che non riesci a colmare. Avere dei percorsi gratuiti per chi ha affrontato un lutto del genere sarebbe stato molto utile».

La panoramica italiana dei programmi assistenziali specifici per il lutto di bambini ed adolescenti, infatti, non è molto ricca. «Con Libellule nel cuore abbiamo cercato di costruire una rete con progetti simili al nostro, ma ci siamo trovati profondamente in difficoltà non tanto perché non esistano professionisti in ambito terapeutico del lutto infantile, ma perché molte realtà sono a pagamento», sottolinea la dottoressa Felisati.

Nicola Vasini

Fonte immagine di copertina: Elisa Grandi/The Bottom Up