Le donne hanno importanti compiti da svolgere, ma essere belle non è tra questi

Non erano trascorse nemmeno 24 ore dal giuramento del nuovo Governo M5s-Pd e dall’insediamento del Conte Bis e una pioggia di insulti si è abbattuta sulla neo-ministra per le Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova. Il motivo? Gli “esteti” del web non ne hanno gradito aspetto fisico e look durante la cerimonia del giuramento. Non si è trattato di critiche sul piano politico, bensì di commenti offensivi: <<Immagina di incontrarla di notte…>> scrive sul suo profilo Facebook il sindaco di Locorotondo, Tommaso Scatigna (Fratelli d’Italia), <<Carnevale? Halloween?>> si domanda su twitter Daniele Capezzone – ex portavoce di Forza Italia e attuale giornalista de La Verità. Il tweet ha alimentato ulteriori commenti di derisione dove l’ex bracciante e sindacalista viene paragonata a una <<balena blu>>, al <<Gabibbo>> e la sua nomina all’<<Agricoltura, va bene giusto a coltivare le patate, che se le magna tutte, sta grassona, è anche brutta e vecchia>>. Noi rileggendo le parole della poetessa Caitlyn Siehl vorremmo ricordare loro che <<le donne hanno importanti compiti da svolgere, ma essere belle non è tra questi>>.

Il punto è che se alla neo-ministra avessero detto “quanto è giovane e bella” sarebbe stata la stessa cosa, l’avrebbero sempre ridotta al suo aspetto fisico sminuendone così il ruolo e il percorso.

Massima la solidarietà dai vari esponenti politici, ma a spazzare via questo vento sessista interviene la stessa Bellanova affermando che <<la vera eleganza è rispettare il proprio stato d’animo>> e continua <<ieri mi sentivo entusiasta, blu elettrica e a balze e così mi sono presentata. Sincera come una donna>>.

Una donna che, nonostante venga accusata del suo mancato titolo di studio superiore, non lo ha mai rinnegato o tanto meno nascosto. <<Non è un valore non avere un titolo di studio>>. <<Ma ai ragazzi che incontro dico: studiate, studiate, studiate. Perché più si sa, più si può>> ha scritto lo scorso 8 settembre su twitter. Il suo è un passato non da aule universitarie, ma dal duro lavoro dei campi – nel territorio del Mezzogiorno. L’impossibilità economica di continuare a studiare, l’infanzia da bracciante e poi la lunga carriera da sindacalista per contrastare il fenomeno del caporalato, questa la forza dell’esperienza che porterà nell’esecutivo. Tutto quello a cui abbiamo assistito in questi giorni è figlio di un’unica radice: la propagazione di odio sul web, che di volta in volta prende di mira il “personaggio del momento”, spesso donna. Prima la colpisce sul punto debole, in questo caso la licenza media, poi la umilia sul piano fisico. Quest’ultimo attacco ha un nome ben preciso, si chiama body-shaming – la derisione per la diversa presunta “forma fisica perfetta”che può sfociare in  forme di bullismo e cyberbullismo.

<<Serve ad annichilire lo spirito>> così, in un lungo post su Facebook, la scrittrice Michela Murgia descrive e denuncia al tempo stesso il body-shaming, ovvero far vergognare qualcuno del proprio corpo con insulti reiterati di varia intensità e gravità. Una forma di bullismo quasi sempre tra adulti che confina con la violenza psicologica, e se portato all’estremo può causa bassa autostima, depressione, disturbi alimentari e rifiuto di se stessi. Spesso finiscono nel suo mirino le donne – curvy o particolarmente magre – il cui corpo è sottoposto a un continuo (pre)giudizio. <<Ricordare la forza che quelle parole vorrebbero spegnere. La bellezza che sappiamo riconoscere in noi stesse è la fonte della libertà che vorrebbero negarci >> questo l’antidoto suggerito dalla scrittrice sarda. 

Quando le nostre azioni passano in secondo piano schiacciate dall’estetica

Immagine: Carolina Capria

Ne abbiamo parlato con Carolina Capria – scrittrice per l’infanzia,  sceneggiatrice televisiva, ideatrice del progetto L’ha scritto una femmina, in cui racconta libri scritti da donne che dovrebbero godere di maggiore attenzione, e autrice de La circonferenza di una nuvola, suo ultimo romanzo, che parla di disturbi alimentari e di ritrovare la strada insieme.

Gli insulti nei confronti delle donne iniziano spesso con commenti sull’aspetto fisico. Perché una donna che si mostra e parla in pubblico viene spesso giudicata per il suo aspetto fisico e per gli abiti che indossa cosa che non accade nei confronti degli uomini?

Perché per questa società il nostro aspetto è la cosa più importante che abbiamo. È la nostra unica moneta di scambio. Dal nostro aspetto si decide il nostro futuro e se siamo belle avremo più possibilità di raggiungere risultati, tanto nella vita pubblica quanto in quella privata. Combattere questo modo di pensare, che è radicatissimo, non è semplice. Ci vorranno tempo e impegno.  

Il diritto di scegliere cosa indossare e in quale occasione, di essere più o meno in carne è ancora molto lontano dalla società in cui viviamo? Riusciremo mai a farci ascoltare piuttosto che far parlare di noi solo per un vestito (blu)?

Dobbiamo pretenderlo (e in questo la risposta della Ministra è stata esemplare). Non dovrebbe essere così, non dovremmo avere il bisogno di alzare la voce e difenderci da chi vuole ridimensionare il nostro valore e concentrare l’attenzione sul nostro aspetto, ma dobbiamo farlo. È una battaglia che secondo me, però, parte da se stessi: imponiamoci di non commentare mai l’aspetto e l’abbigliamento delle altre. Proviamo a innescare questo circolo virtuoso.

Immaginiamo di leggere un libro per bambine: una ragazza del sud Italia, con scarse possibilità economiche per studiare, lavora prima come bracciante poi diventa sindacalista, deputata, viceministra ed infine ministra. Si può parlare di un’eroina? 

Se un film o un libro raccontassero la storia di un ragazzo a cui uccidono la famiglia in modo atroce, che attraversa a piedi il deserto e dopo anni di detenzione finalmente riesce a imbarcarsi verso un luogo di speranza, saremmo tutti ad applaudire e commuoverci. Invece vediamo cosa accade sul serio quando gente con storie simili arrivano sulle nostre coste. C’è uno scollamento sempre maggiore tra realtà e narrazione e molto si sono dimenticati che la seconda serve a comprendere e leggere la prima e non a intrattenere.

Sulla neo-ministra sono fioccati numerosi insulti. Non vorremmo mai abituarci ai commenti degli haters sui social network, soprattutto nei confronti delle donne. Tu come combatti questo vento di odio?

L’unico modo che io conosca per combattere l’odio è la gentilezza, perché crea e definisce un ambiente.

Il tuo progetto L’ha scritto una femmina è uno dei veicoli per contrastarlo?

Lo sono i libri. I libri per me sono sempre stati la soluzione.

Il dolore che può causare sentirsi osservati e giudicati ci fa riflettere sul fatto che il proprio corpo è un po’ anche degli altri che lo guarderanno indipendentemente dalla nostra volontà. Oggi come viene vissuto tutto questo dalle donne?

Purtroppo la verità è che non ce ne accorgiamo più. Ci sembra la normalità e abbiamo anche imparato ad accettarla, credendo che tutto sommato non sia così male essere sempre guardate, forse addirittura è un nostro desiderio. Si deve fare un lavoro enorme su se stesse per capire cosa è scelta e cosa imposizione. Ed è un lavoro che non si esaurisce mai. 

Francesca Lisi

Immagine di copertina: sputnicknews.it

Un pensiero su “Le donne hanno importanti compiti da svolgere, ma essere belle non è tra questi

  1. L’Italia è allo sbando e c’è chi si preoccupa della bellezza dei ministri. La superficialità e l’inconsistenza degli adulti è quanto di più drammatico da trasmettere alle nuove generazioni. Spero solo che siano una minoranza………Cordiali saluti e complimenti per trattare questi argomenti.

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