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La sostenibilità delle Università olandesi: i Green Office e altri movimenti studenteschi

AMSTERDAM – Guardando alle classifiche mondiali sulla sostenibilità delle università, i Paesi Bassi si collocano tra i primi posti. Molte università olandesi però, come altre università europee, hanno rapporti di collaborazione e di finanziamento con industrie che producono combustibili fossili, come ad esempio Shell ed Eni. Queste multinazionali hanno delle responsabilità nel cambiamento climatico e molti gruppi studenteschi sostengono sia necessario che le università taglino questi rapporti per potersi considerare un’istituzione davvero sostenibile.

Cosa rende allora “sostenibili” le università? E quali sono i criteri di valutazione delle classifiche?

I 5 punti per essere un’università sostenibile  

Secondo la definizione del Green Office Movement, movimento che ha lo scopo di introdurre la sostenibilità all’interno di strutture di educazione secondaria e universitaria, perché un’università sia sostenibile, la sostenibilità deve emergere in cinque aspetti diversi: l’educazione, la ricerca, le azioni, la comunità e il management. Per soddisfare il primo criterio dell’educazione, l’università stessa deve puntare a creare cittadini consapevoli del loro impatto sull’ambiente, per esempio tramite l’aggiunta di tematiche ambientali all’interno del curriculum di studi. Secondo il Green Office Movement è necessario guardare anche al tipo di ricerca che viene fatta all’interno dell’università: da chi è sponsorizzata, quali metodi di ricerca vengono utilizzati e se viene resa accessibile a un pubblico vasto. Il terzo aspetto riguarda le azioni pratiche che l’università intraprende: la presenza di bidoni per la raccolta differenziata all’interno del campus universitario, il metodo di produzione dell’energia utilizzato dall’università per riscaldare le stanze nei mesi invernali, la presenza di iniziative per ridurre l’impatto delle attività di laboratorio sull’ambiente. Un quarto aspetto fondamentale è l’impegno delle persone: per questo, oltre all’educazione, la creazione di una comunità consapevole che comprenda non solo studenti, ma anche lo staff, è uno dei cinque aspetti menzionati dal Green Office Movement. Infine, il management gioca un ruolo chiave nel rendere un’università sostenibile. Per raggiungere il grado di università sostenibile, è importante che ci siano gruppi universitari che si interessano della questione ambientale e che esista un sistema di monitoraggio dell’impatto ambientale delle strutture. 

Le università olandesi e la sostenibilità

La graduatoria globale Green Metrics, creata dallo IERG Observatory of Academic Ranking and Excellence, classifica le università in termini di sostenibilità. Tra i criteri utilizzati per classificarle, il Green Metrics guarda all’ambiente e alle infrastrutture presenti, all’energia e alle politiche attuate per contrastare il cambiamento climatico, all’uso di acqua, allo spreco prodotto dalle strutture, ai trasporti, ed infine all’educazione e alla ricerca nel campo. In questa classifica, tre università olandesi sono presenti nella top 15: la Wageningen University and Research (WUR), l’università di Groningen al quarto posto e quella di Leiden al dodicesimo. 

La maggioranza delle principali strutture universitarie olandesi fanno parte del Green Office Movement e hanno creato all’interno dell’università un green office, un gruppo di persone composto sia da studenti che da membri dello staff e professori che si impegnano a rendere l’università più sostenibile. «Il Green Office Movement è nato nel 2010, con l’apertura del primo green office da parte dell’università di Maastricht, e poi si è allargato in Europa» spiega Anjeza Llulla, parte del team amministrativo di Leiden University Green Office (LUGO) da marzo del 2022. Ad oggi esistono 51 green office in 9 diversi Paesi e 3 continenti che condividono l’idea di congiungere risorse istituzionali e idee innovative degli studenti per attuare un cambiamento visibile. Llulla continua aggiungendo che «in Olanda troviamo anche l’associazione Studenten voor Morgen, un’organizzazione di cui tutti i green office olandesi sono parte e che organizza delle assemblee generali per discutere di temi relativi alla sostenibilità». 

Leiden University e la lotta per un futuro più sostenibile

«È ora di assimilare le informazioni allarmanti che riceviamo da numerose valutazioni scientifiche  e dobbiamo iniziare a comportarci come se il nostro futuro, e quello delle prossime generazioni, dipenda da tutto ciò», è quello che si legge in una lettera all’università di Leiden che chiede un’azione immediata per fermare il cambiamento climatico. In questa petizione, studenti, impiegati e alunni concordano su alcuni punti in cui l’università dovrebbe migliorare: tra questi l’importanza di prendere coscienza della crisi imminente, la necessità di rompere i rapporti con le industrie fossili e la dedizione a rendere l’università più sostenibile.

Strettamente legato alla sostenibilità, il ruolo di Leiden University Green Office è sempre più incentrato nel promuovere una maggiore sostenibilità all’interno dell’ambiente universitario. Dalla sua creazione fino ad oggi, LUGO è riuscito ad implementare dei cambiamenti notevoli all’interno dell’università di Leiden, che si vedono chiaramente nel fatto che «alcune cose proposte dal Green Office nel passato, adesso sono perfettamente normali e istituzionalizzate», dice Anjeza Llulla. Il numero del personale all’interno di LUGO è aumentato di molto rispetto alla sua creazione nel 2016 e ha riportato diverse vittorie, tra cui l’adesione all’iniziativa Join the Pipe che permette di avere rubinetti di acqua potabile in tutto il campus. Nonostante ciò «non è sempre semplice essere la voce del cambiamento, specialmente se l’università ha più sedi, come nel caso di Leiden. Ci sono degli argomenti in cui troviamo più opposizione e  non veniamo ascoltati, come ad esempio la gestione delle varie sedi e della mensa», spiega Llulla. Infatti, spesso le università olandesi hanno diverse sedi che a loro volta hanno politiche differenti per quanto riguarda sia la sostenibilità che le iniziative da mettere in atto e il servizio di mensa risponde ad un’azienda esterna, ed è quindi soggetto a regole diverse. 

Eppure, anche negli ultimi mesi, l’università ha abbracciato delle nuove iniziative volte a rendere gli edifici, gli eventi, ed in generale la vita universitaria più sostenibile. Un esempio che è stato lanciato quest’anno, in prova, solo in alcune facoltà è la così chiamata Billie Cup, un bicchiere che ha lo scopo di sostituire quelli usa e getta che vengono distribuiti dalle macchinette e dalla mensa all’interno dell’università e che si basa su un sistema di cauzione. «Questo progetto è stato un successo in parte anche grazie alla (o a causa della) nuova legislazione olandese che restringe l’uso della plastica monouso» spiega Llulla, «ed è stato implementato non senza attriti da parte dell’università». 

L’università di Groningen e l’importanza di connettere gli studenti alla sostenibilità

Posizionandosi ancora meglio di Leiden, l’università di Groningen si trova al quarto posto nella classifica globale delle università più sostenibili. Nonostante ciò, «c’è sempre spazio per migliorare e si può sempre puntare a fare di più», sottolinea Nils Elzinga, coordinatore del green office dell’università. «Uno dei temi su cui mi vorrei concentrare è la biodiversità: secondo me sarebbe una buona idea creare un orto all’interno del campus». Questo progetto è ancora in cantiere, ma Elzinga conferma che, con grande probabilità, nel futuro verrà costruito qualcosa di simile. «Aumentare percorsi di studio che hanno come materia principale la sostenibilità stessa può aiutare a formare persone più coscienti dell’impatto climatico e quindi portare a una sensibilità diversa nella materia» afferma il coordinatore del green office.  

«Il nostro obiettivo è quello di connettere gli studenti e diffondere l’importanza di essere sostenibili all’interno dell’istituzione. Con tutti i progetti che mettiamo in atto, formare delle connessioni è una delle cose più importanti» continua Elzinga. «Una delle iniziative a cui teniamo di più, proprio perché ci permette di creare una comunità di persone consapevoli è la sustainability week, la settimana della sostenibilità, in cui l’argomento centrale quest’anno sarà la giustizia climatica e l’attivismo». 

Come aveva già spiegato Anjeza Llulla di LUGO, anche Elzinga concorda sul fatto che non sempre sia facile mettere in atto i progetti a causa della complessità delle università come organizzazioni. «Dipende molto dall’argomento, perché tutti vogliono avere l’opportunità di dire la propria, ma in genere l’ostacolo più grande che dobbiamo affrontare è la burocrazia». Per richiedere fondi benefici, o per creare nuovi progetti, spiega Elzinga, «è necessario svolgere una serie di procedure che rallentano tutto il processo».

Maastricht e il primo Green Office in Olanda

Anche se l’università di Maastricht non è tra le prime al mondo per quanto riguarda la sostenibilità, è stata la prima nei Paesi Bassi a creare un green office. «Il movimento è nato da alcuni studenti, non connessi all’università, che chiedevano di ridurre l’impatto sul clima e mettere in atto azioni più sostenibili. Nel momento in cui l’università di Maastricht si è resa conto che questo gruppo di studenti stava raggiungendo un pubblico vasto, ha capito che era meglio averli dalla loro parte che contro» menziona Bo Braet, parte del consiglio dell’attuale green office dell’università di Maastricht (UMGO). Al momento, se dovessimo descrivere l’obiettivo di UMGO con una parola, sarebbe quello di “facilitare”: «facilitare la connessione tra studenti e l’università sul tema della sostenibilità», spiega Braet. Le associazioni studentesche spesso sono una grande risorsa per avere nuove idee e ascoltare direttamente la voce degli studenti, ma, come è successo nel caso delle Billie Cups all’università di Leiden, «i cambiamenti non sono sempre motivati dalla sostenibilità; anzi, spesso hanno più a che fare con delle questioni economiche», aggiunge Braet. 

L’università di Maastricht ha creato un’iniziativa unica nel suo genere per il green office e altre organizzazioni studentesche che trattano di argomenti di giustizia sociale e attivismo: il sustainability hub. Bo spiega che «il sustainability hub è un edificio dell’università che è stato dato in gestione agli studenti e ai rispettivi consigli delle associazioni studentesche per avere un’area in cui creare una comunità ed essere motivati insieme». In generale, come sottolinea Braet, le iniziative che sono state messe in atto fino ad ora sono spesso il risultato di una collaborazione tra più di un’associazione studentesca, e non solo del green office.

Studenten voor Morgen, gli studenti per un domani: un’organizzazione per un’educazione sostenibile

Enrico Leonardo Bosters, il presidente di questa organizzazione, descrive Studenten voor Morgen (SvM) come «un’organizzazione che cerca di incorporare la sostenibilità nell’educazione terziaria». SvM si basa su quattro pilastri fondamentali per raggiungere tre degli obiettivi di sviluppo sostenibile prestabiliti dalle Nazioni Unite, educazione paritaria e di qualità, i cambiamenti del clima e partnership per gli obiettivi. I quattro pilastri sono: rendere i corsi di studio più sostenibili, far capire l’importanza della sostenibilità agli studenti, costruire delle strutture scolastiche (o rendere quelle presenti) più sostenibili, e infine assicurare un futuro più sostenibile per le prossime generazioni.

Tra i progetti che sono stati messi in atto da SvM, Bosters spiega che quello che ha avuto un impatto maggiore è una classifica di università olandesi in base alle iniziative che riguardano la sostenibilità, il Sustainabul. «È uno dei progetti più grandi che abbiamo realizzato negli ultimi anni perché coinvolge un grande numero di persone», continua il presidente. «In questo momento stiamo lavorando per renderlo più internazionale, soprattutto cercando di coinvolgere il Belgio e la Germania». Tra gli altri progetti in corso, uno dei più efficaci è il magazine online chiamato Duurzame Student, dove si possono trovare articoli che concernono la sostenibilità scritti da e per gli studenti.

«Se dovessi dare un voto a SvM, gli darei un solido 7: siamo molto connessi con la comunità studentesca e le istituzioni educative, ma abbiamo comunque l’ambizione di crescere; siamo un’associazione che opera a livello nazionale, ma è difficile affrontare problematiche specifiche che determinate aree del Paese possono riscontrare» constata Bosters. Con queste grandi ambizioni, l’unica cosa che limita Studenten voor Morgen è il budget: «facciamo parte di una corporazione, quindi riceviamo donazioni in cambio della promessa di svolgere determinati compiti». 

Il presidente fa notare come la sensibilità alla sostenibilità e al cambiamento climatico sia aumentata nella nostra società in generale. «Ognuno di noi vive in una sorta di bolla, e non sempre è semplice rompere questa bolla. Con i social media, le notizie in TV e la nostra presenza all’interno delle istituzioni educative possiamo cercare di avere un impatto negli studenti cercando di creare dei contenuti e iniziative specifiche per la vita studentesca». L’obiettivo dei green office nelle università è proprio quello di agevolare gli studenti a trovare un modo per incorporare la sostenibilità nella loro vita quotidiana tramite l’università. SvM è quell’organizzazione che è connessa a tutti i green office e cerca di coordinare un’azione indirizzata a migliorare la sostenibilità all’interno delle università.
Il Green Office Movement è quindi un movimento che permette alle università olandesi, e non solo, di approcciarsi al tema della sostenibilità e del cambiamento climatico nelle istituzioni universitarie e di far arrivare la voce degli studenti su questo tema ‘ai piani alti’. Inoltre, guardando alle classifiche globali, l’educazione universitaria dei Paesi Bassi si colloca molto bene per quanto riguarda la sostenibilità in generale. Eppure, nell’ultimo anno, una gran parte delle maggiori università ha dovuto far fronte ad una nuova richiesta da parte degli studenti, che chiedono di tagliare i fondi con le multinazionali dei combustibili fossili. All’università di Utrecht, di Delft, di Leiden, di Vrije Universiteit e di Amsterdam, solo per menzionarne alcune, gli studenti hanno collaborato con il movimento End Fossil Fuel: Occupy per occupare le sedi principali e chiedere un cambio di rotta delle università in nome di una vera e propria sostenibilità ambientale.

Beatrice Manicone

Fonte foto di copertina: Wouter Sterrenburg