medici di base

In Italia mancheranno sempre più medici di base

Il Servizio sanitario nazionale italiano (SSN) è attualmente alle prese con una grave crisi: la crescente carenza di medici di base. Secondo una ricerca pubblicata il 7 marzo 2024 dalla fondazione Gimbe, un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che si occupa di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche, dal 1 gennaio 2023 si stima una carenza di 3.114 medici di famiglia in tutto il territorio italiano, con situazioni più critiche in alcuni regioni. La situazione sembra addirittura peggiorare nei prossimi anni, tantoché si prevede la diminuzione di altri 135 medici di base entro il 2026.  

Questa situazione mette a rischio l’accesso ai servizi sanitari di base per moltissimi cittadini e mina la solidità del Sistema sanitario nazionale. I medici di base rappresentano infatti il primo punto di contatto per i pazienti con il sistema sanitario, fornendo consulenza, diagnosi e trattamento per problemi di salute. La loro mancanza non solo rappresenta un limite al diritto di cura dei cittadini, ma aggrava e appesantisce anche l’intera catena del Sistema sanitario nazionale.

I LEA e l’assegnazione di un medico di base

Come si legge sul sito del ministero della Salute, ogni cittadino iscritto al Servizio sanitario nazionale ha diritto a un medico di medicina generale grazie al quale può accedere a tutti i servizi inclusi nei Livelli essenziali di assistenza (LEA).  Con questo termine si intendono tutte le prestazioni che il servizio sanitario è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione, il ticket. Rappresentano un insieme fondamentale di servizi che garantiscono ai cittadini l’accesso a prestazioni cruciali come visite specialistiche, esami diagnostici, trattamenti terapeutici, assistenza domiciliare, pronto soccorso, vaccinazioni,  assistenza materna e infantile, e programmi di prevenzione.  

Per poter beneficiare dei LEA, però, serve un medico di base, noto anche come medico di famiglia o medico di medicina generale. La procedura per ottenerne uno varia leggermente da regione a regione, dal momento che la sanità è di competenza regionale, ma solitamente comporta un iter pressoché simile in tutta Italia.

Dopo l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale, compiuta presso gli uffici dell’ASL di residenza, è necessario presentare una richiesta formale per ottenere l’assegnazione di un medico di base. Questa richiesta può essere fatta di  persona presso gli sportelli dell’ASL o tramite procedure online. Una volta presentata la richiesta, l’ASL provvederà ad assegnare un medico di base disponibile nella zona di residenza del cittadino.  

Ci sono poi casi di indisponibilità di avere un medico di base assegnato come nei casi di persone extracomunitarie senza permesso di soggiorno e non residenti; le persone con impossibilità di avere un medico devono rivolgersi direttamente a uno studio medico convenzionato con il SSN per ottenere assistenza medica e, in situazioni di emergenza o urgenza, devono a rivolgersi ai servizi di pronto soccorso presenti negli ospedali o nelle strutture  sanitarie della propria zona. Questo però non garantisce una continua assistenza alle cure e una buona gestione della propria salute.  

La carenza dei medici di base

L’allarme riguardante la mancanza dei medici di base è stato lanciato  dall’associazione Gimbe dopo aver analizzato nel dettaglio le criticità delle normative che regolano l’inserimento dei medici di base nel sistema sanitario nazionale. Nino Cartabellotta, presidente della fondazione, in un comunicato stampa spiega che la carenza dei medici di base riguarda tutte le regioni ed è frutto di un’inadeguata programmazione che non ha garantito il ricambio generazionale, soprattutto in vista dei pensionamenti. «Così oggi spesso diventa un’impresa poter scegliere un medico vicino a casa, con conseguenti disagi e rischi  per la salute, in particolare di anziani e fragili», si legge nel comunicato.

Attualmente, in base ai dati forniti da Gimbe, su un totale di circa 39.366 medici di base, il 47,7% supera il limite di 1.500 assistiti, compromettendo sia l’accessibilità che la qualità dell’assistenza sanitaria. Questo  numero può essere aumentato a 1.800 in casi particolari o, talvolta, può venir ulteriormente superato attraverso deroghe locali, come nel caso della Provincia autonoma di Bolzano, dove si può arrivare fino a 2000 assistiti per medico.

Questo sovraccarico di pazienti porta inevitabilmente a una riduzione della  disponibilità oraria e della qualità delle cure, mettendo a rischio la salute dei  cittadini, in particolare di anziani e fragili. 

Parallelamente, si contano medici con un notevole numero inferiore di assistiti: il 7,2% dei medici di base ha meno di 500 pazienti all’anno. I motivi sono diversi, ad esempio, i medici che si trovano nel periodo iniziale della loro attività solitamente non hanno molti pazienti, oppure ci sono medici che hanno ulteriori incarichi, come la continuità assistenziale (ex guardia medica).

Oltre a una notevola differenza del carico di lavoro tra alcuni medici, la fondazione Gimbe nella propria ricerca ha messo in evidenza un’ulteriore criticità: la distribuzione geografica ineguale dei medici di base. Le regioni del sud, in particolare Campania, Puglia e Lazio saranno quelle più colpite dalla futura riduzione di medici. 

La situazione è ulteriormente complicata dalla distribuzione anagrafica dei medici di base, con il 72,5% che ha oltre 27 anni di anzianità. Il numero di medici neo laureati, o comunque lontani dalla pensione è abbastanza basso. Testimone di  questo è Angelo Rossi, segretario Fimmg Brescia, organizzazione sindacale e associazione professionale nazionale dei Medici di medicina generale, che a Il Giornale ha spiegato che «oggi buona parte dei colleghi lavora a massimale aumentato. L’età  pensionabile è stata portata a 72 anni, si stanno creando ambulatori “a ore”, i colleghi in formazione possono avere fino a 1.000 assistiti. Sono tutti tentativi di tappare le falle: l’unica cosa che rimane ferma è l’incentivazione reale di personale e forme organizzative avanzate».

Il numero limite di assistiti viene stabilito dalla normativa nazionale e regionale in base alla disponibilità delle necessità dei cittadini. Un altro importante problema riguarda il fatto che i medici di base che si stanno ancora  formando hanno un limite di assistiti che si aggira attorno ai mille e, in più, tra il 2023 e il 2026 si contano circa 11.439 i medici di base che hanno compiuto 70 anni, raggiungendo l’età massima per la pensione. La minore mole di pazienti per i medici che si stanno formando e  il pensionamento di un numero considerevole di essi inficiano sulla mancanza dei medici di base in Italia. Questo dato solleva preoccupazioni riguardo al mancato ricambio generazionale e  alla necessità di politiche sindacali più efficaci per favorire l’ingresso di nuove leve  nel settore. 

In assenza di interventi tempestivi e mirati, la carenza di medici di base rischia di  peggiorare ulteriormente nel prossimo futuro, mettendo a dura prova il Sistema  sanitario nazionale e la salute dei cittadini italiani.

Gaia Gualandris