Genova è ancora una ferita aperta

Genova è ancora una ferita aperta

visto che nessuno ha mai voluto fare chiarezza. “Come in altri casi di abusi, si porta dietro un problema storico, proprio perché non è mai stata collettivamente rielaborata . Si è preferito alzare il tappeto e nasconderci tutta la polvere possibile, dimenticando forse che a nascondere le cose, prima o poi saltano fuori lo stesso. A quel punto, però, non si può fare altro che prenderne atto. O forse no, a quanto pare in questo paese è possibile negare anche l’innegabile. ”, qualcuno si è preso la briga di condannare quanto accaduto in quei giorni di luglio del . Nient’altro, però, che una flebile voce. Un soffio di vento nell’immensa platea di coloro che speravano che tutto, presto o tardi, potesse essere dimenticato. Ma come hanno detto in molti, essere non è uno scherzo. Soprattutto, se ad esserlo è una parte significativa dell’apparato di sicurezza di un Il punto, però, non è questo. O meglio, non solo. Secondo Alessio Scardurra del Comitato Direttivo dell’ , infatti, “se non fosse stato per le pressioni internazionali l’Italia non avrebbe mai avuto una . Negli ultimi trent’anni, afferma, all’inizio di ogni legislatura si è proposto un disegno di legge ma ogni volta tutto si è risolto con un nulla di fatto. Le ragioni sono sempre state le stesse: perché la legge non era abbastanza buona o, diversamente, perché . Invece, come spesso accade, quest’ultima ha fatto orecchie da mercante. La questione è diventata un tabù. “Un argomento del quale, mi dice Valentina, non si è mai voluto parlare e che non è mai stato affrontato. Motivo per il quale siamo arrivati al 2017” e all’ennesima condanna da parte della vennero di colpo destate e messe di fronte alla realtà dei fatti, pochi e faticosamente raccolti dalle Tutti noi ci saremmo aspettati che ha far luce fosse una dal servizio. Un atto dovuto, in casi come questo. Necessario, per ridare prima di tutto ad un paese sul quale grava la peggiore delle infamie. Il silenzio della , totale e assordante salvo qualche dichiarazione, ha dimostrato una volta di più che in Alessio Scardurra lo chiama “spirito di corpo” e a sentirlo parlare sembra essere la causa e, al tempo stesso, la conseguenza di uno durato trent’anni. Figlio di un approccio tutto italiano a questo tipo di tematiche “che ha favorito coloro che a questo legge si sono sempre opposti”. Fieri, evidentemente, che fossimo così a lungo l’unico . Gli altri, Spagna o Portogallo per esempio, lo hanno fatto subito: appena usciti dalla “Naturalmente, ci tiene a precisare Alessio, in quei casi il clima culturale e politico era completamente diverso, come lo era in Germania”, il cui “a dimostrazione che questo è un terreno su cui è necessario che sia la collettività a confrontarsi, non solo la giurisprudenza. Una legge sulla tortura con un consenso politico ampio avrebbe, senza dubbio, prodotto una legge migliore di quella che è stata approvata.” Il clima teso, invece, con cui è stata discussa la proposta del “In Italia non mi sembra che stiamo andando verso il festival dei diritti umani, mi dice con un sorriso amaro Alessio. Quindi non c’erano certezze che nella prossima legislatura ci fossero le condizioni per affrontare di nuovo la questione. Meglio portare qualcosa in parlamento adesso. In fondo, Come dargli torto, rimane, però, il sapore sgradevole dell’ennesima occasione persa. Come fu per le si è messo di traverso. “Da noi, mi dice Alessio, c’è sempre stata una presa di posizione molto forte da parte delle forze dell’ordine. Se queste, aggiunge, non si fossero subito mostrate intransigenti con tutta probabilità si sarebbero potute gettare le basi per un rinnovato approccio culturale sull’ ” Che tra le altre cose, è il punto centrale di tutto questo discorso. “L’idea che il poliziotto sia un nemico, invece, continua ad aleggiare in tutto il paese. Retaggio storico che ha a che fare non solo con il . Il fatto che la maggior parte degli italiani, incensurati, non sia mai entrato in un commissariato di polizia è la prova, mi confida Alessio, di quanto grandi siamo gli errori commessi in questo senso. È davanti agli occhi di tutti che i commissariati o le caserme non siamo recepiti dalla gente come luoghi user-friendly e le ragioni sono diverse. Se i muri potessero parlare chissà quante cose avrebbero da dire. L impressione, in altre parole, è che quello che succede dentro finisca quasi sempre per restarci. “Il riferimento prima, sta anche nel modo in cui a volte vengono condotte le indagini, su come alcuni pubblici ministeri decidono di impostare la maggior parte di questi processi o nella forma in cui il dibattito pubblico si sviluppa.” Come dire: . “Così, spiega Valentina, può accadere che il 118 chiami la caserma per avere conferma di una richiesta d’intervento, come nel caso di non denunci gli abusi subiti da un detenuto, com’è successo a o che non vengano prestate le cure dovute, come nella vicenda di “Non è un caso, secondo Alessio Scardurra, che il Comitato per la prevenzione contro la tortura e i trattamenti degradanti, appena istituito, abbia deciso di recarsi nelle sono, evidentemente, sbilanciati. “Nella nostra esperienza quello che succede è che solo chi era arrabbiato, visto che non c’è nessuna convenienza nel farla se poi nessuno viene A detta di Valentina: “la lacuna di indagini da parte dei Pubblici Ministeri in alcune di queste vicende, ha fatto sì che La cosa peggiore, però, è che tutto il dibattito in materia si è arenato per colpa di uno sterile . “La prima bozza del decreto legge, invece, aveva proprio l’obiettivo di tutelare gli agenti, permettendogli di prendere le distanze da certi comportamenti. Il messaggio, tuttavia, non sembra essere stato recepito. Anzi, è stato rispedito al mittente con la motivazione che l’introduzione della specificità del reato di tortura imbrigliava troppo le forze dell’ordine.” Un po’ com’è stato, in un certo senso, per l’obbligo del Discussioni che in altri paese europei non avrebbero motivo di esistere, che alla fine distorcono l’attenzione dal vero nocciolo del discorso. Ovvero che tutti, forze dell’ordine, sindacati di polizia e mondo politico, avrebbero tutto da guadagnare nel denunciare e condannare episodi come quelli di Genova, Bolzaneto, Asti e via dicendo. di un paese, infatti, passa dalla democraticità con cui le sue , visto che non hanno perso occasione per ricordalo a tutti i ragazzi che da lì sono passati in quei giorni. Forse c’è da ricordare anche che lo Stato, quando è democratico, non si abbassa a livello di un