Il giro del mondo in 8 notizie #13

Gentili lettori, partiamo anche oggi in giro per il mondo, con alcune notizie rassicuranti, altre notizie buffe, e purtroppo anche oggi una discreta percentuale di notizie negative. Andiamo infatti in Siria, con le aspettative sui prossimi negoziati in merito alla guerra che dura ormai da sette anni; andiamo in Egitto dopo l’attentato alla moschea nel Sinai; andiamo ad esaminare lo stato della Barriera Corallina e a esplorare le motivazioni di Ratko Mladić, condannato di recente per i massacri durante la guerra dei Balcani. Andiamo a conoscere una nuova estensione di Chrome per consumatori consapevoli, e le imprese dei troll russi, e chiudiamo con un video fatto apposta per tirarvi su di morale e portarvi, letteralmente, ad alte quote.

Buona lettura!

Quick et nunc

Inizieranno domani i nuovi negoziati sulla guerra in Siria, focalizzati sulla ricerca di una soluzione diplomatica al lungo conflitto siriano. Le trattative saranno principalmente focalizzate su una costituzione e nuove elezioni, e tuttavia il tono dell’articolo lascia poco spazio alla speranza. Le parti interessate sono particolarmente divise in merito al ruolo di Bashar al-Assad nella transizione. 50 delegati dell’opposizione politica siriana saranno presenti a Ginevra per i negoziati, ma la discordia fra loro in merito proprio al futuro dell’attuale presidente indebolisce il loro ruolo nelle trattative.

What to expect from the next round of Syria talks

Il conflitto siriano dura ormai da sette anni, con incalcolabili perdite per il paese e la crisi di rifugiati peggiore dei nostri giorni, con 11 milioni di siriani in fuga dalla guerra.

Fonte: Al Jazeera

Scavando a fondo

L’attacco di giovedì a una moschea del Sinai è stato il peggiore della storia recente in Egitto, con oltre 300 vittime. Aldilà della sua crudeltà, secondo l’articolo della BBC, questo attentato in particolare colpisce perché controproducente. Sebbene le popolazioni islamiche siano le prime vittime degli attentati e le moschee da tempo obiettivi sensibili in paesi come Iraq e Siria, l’Egitto è stato a lungo terra di reclutamento. Secondo l’articolo, è difficile immaginare un grande supporto locale per qualsiasi gruppo fondamentalista che rivendichi o approvi questo attentato.

Egypt mosque horror ‘will work against extremists’

Le ipotesi sono che la moschea sia stata colpita per via di un’opposizione dei villaggi locali ai gruppi radicali, oppure perché affiliata all’ordine Sufi, parte integrante dell’Islam sunnita. Non ci sono certezze e, per adesso, nemmeno una rivendicazione sicura. Tutto ciò che è sicuro al momento sono le vittime.

Fonte: BBC News

Consigli per i click

Dopo settimane di notizie scoraggianti sui cambiamenti climatici, abbiamo oggi per voi una voce rassicurante. Secondo Richard Fitzpatrick, scienziato specializzato nel monitoraggio della Barriera Corallina, lo sbiancamento dei coralli è un evento periodico che si verifica già in natura. Anche se negli ultimi anni questi eventi si sono verificati a cadenza più ravvicinata, secondo questa voce, la barriera non è in pericolo di vita.

Great barrier reef can survive rising sea temperatures, according to an expert

“We’re expecting the frequency of bleaching events to increase,” says Fitzpatrick. “But it will be species-specific. More heat-tolerant ones will survive. We’ve had 50 years of increasing temperatures. The next couple of generations will be weathering the storm. The Barrier Reef will always be there. But its level of biodiversity will depend on what is done now, and there may have to be some hard decisions on which reefs to save. We have the skills. We have the technology. All that’s lacking is the political will.”

A quanto pare, le stime di sbiancamento sono inoltre falsate da una semplificazione nella lettura dei dati: stando a Fitzpatrick, quando sono uscite le percentuali secondo cui il 90% della barriera era sbiancata, ciò significava che il 90% delle circa 3000 sezioni individuali mostrava segni di sbiancamento in una parte. Insomma, ciò non toglie che sia necessaria una volontà politica per preservare questo straordinario ecosistema e cercare di salvare più specie di corallo possibile. Ma forse non è ancora detta la parola fine.

“I will survive, I will survive!” Fonte: The Independent

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Vent’anni dopo: in questo caso non è il titolo di un romanzo di Dumas, ma potrebbe essere quello di una sentenza. Il comandante Mladić è stato condannato per le sue responsabilità nel genocidio dei musulmani in Bosnia durante la guerra dei Balcani, e il New Yorker si pone una domanda difficile: perché? In parte si tratta della stessa domanda che ci poniamo tutti quando messi faccia a faccia con eventi di tale calcolata efferatezza, ma contiene anche un certo stupore. La scala delle esecuzioni di massa ha costretto la NATO e gli USA a intervenire. La domanda che si pone l’articolo è: non perché tanto crudele, ma perché tanto stupido?

Why did Ratko Mladić commit genocide against Bosnia’s Muslims?

Non c’è una risposta sicura. Le tesi più diverse vengono proposte: troppi prigionieri da gestire; un semplice odio per i musulmani e per l’idea di una società multiculturale; ragioni storiche, una vendetta per la dominazione da parte dell’Impero Ottomano. Con ogni probabilità non lo sapremo mai. Hasan Nuhanović, un sopravvissuto di Srebrenica, dice:

“Non mi importa se aveva delle motivazioni. Quello che mi importa è che l’ha fatto”.

La banalità del male… Fonte: The New Yorker

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Mentre il responsabile di un genocidio viene condannato, in Europa le forze nazionaliste e di estrema destra continuano a prendere piede. Ma a volte, qualcuno usa i simboli per combatterle. In Germania, il politico Björn Höcke del partito AfD ha in gennaio chiamato il monumento all’Olocausto a Berlino “un monumento alla vergogna nel cuore della capitale”, affermando che i tedeschi non dovrebbero più sentirsi così in colpa.

Protesters build Holocaust memorial at home of far-right German politician

Il gruppo artistico Centre for Political Beauty ha preso in affitto grazie a un crowdfunding il terreno accanto alla casa di Höcke e ha costruito una copia del monumento di Berlino. “Speriamo che si goda la vista dalla finestra e che capisca di avere dei vicini che non considerano una vergogna cercare di ricordare ciò che è accaduto e impedire che si ripeta”. L’installazione è pagata per i prossimi due anni. Che dire? Chapeau.

Dite che se mi mettessi a insultare i francesi, mi costruirebbero una Torre Eiffel in giardino? No, perché darebbe davvero un tono all’ambiente. Fonte: The Guardian

Schermi diversi

Siamo sopravvissuti all’ultimo, ultrainvasivo, Black Friday, e cogliamo l’occasione per riflettere su uno strumento che può aiutare chi di noi desidera acquistare in modo più consapevole. L’estensione si chiama DoneGood e presenta alternative eque e sostenibili di molti brand famosi. Una volta scaricata, si possono impostare i valori che riteniamo importanti nella nostra ricerca: piccole aziende, prodotti vegani, imprenditoria femminile, tutto in base alle nostre esigenze.

Want to be an ethical shopper? Get DoneGood’s Chrome extension

L’estensione tende a proporre alternative di medie o piccole dimensioni, è dunque uno strumento di promozione ideale per aziende che spesso hanno difficoltà a competere con i grandi gruppi. Ovviamente se rispettano gli standard di DoneGood. Esiste anche un’app dove si può fare la ricerca direttamente.

Per i casi più estremi, l’estensione ha un plugin aggiuntivo, TiMeno, e manda direttamente a casa un tipo molto grosso che vi distrugge il computer. Fonte: Wired

*

Una notizia recente, ma riferita all’anno scorso: la fabbrica dei troll russi mostra sempre di più la sua longa manus. La settimana scorsa un esponente del senato americano ha rivelato che una protesta e una controprotesta organizzate da gruppi Facebook in Texas nel maggio 2016 erano in realtà opera di hackers del Cremlino.

Russian Facebook trolls got two groups of people to protest each other in Texas

Cito dall’articolo, perché non sembra vero:

The first protest, called “Stop The Islamization of Texas,” was organized by a Facebook group with more than 250,000 followers called Heart of Texas, as previously reported by CNN and Business Insider. As it turns out, a counter-protest on the same day, at the same time, and at the same location was also organized by Russian trolls, this time using another Facebook group called United Muslims of America, which had more than 300,000 followers.

Continuano ad apparire prove dell’opera dell’Internet Research Agency nel manovrare le scorse elezioni americane. Quest’ultima testimonianza, nel suo essere surreale e perfino un po’ buffa, ci riporta alla mente film di spionaggio e Matrix. A questo punto credo che non organizzerò nulla per Capodanno, sono sicura che ci penserà Anatoly da Mosca. Ciao Anatoly.

Onestamente, non so se sia più buffo o terrificante. Fonte: Motherboard

 Altro giro, altro regalo

Oggi un video di ispirazione, per mostrarci fino a che punto la resilienza dell’essere umano può superare sfide impegnative. Mona Patel, dopo un incidente a 17 anni e una lunga serie di operazioni che hanno portato all’amputazione di metà della sua gamba destra, ha fondato la San Antonio Amputee Foundation, una società che offre supporto e opportunità di educazione e attività a persone con amputazioni. Fino a guidarli sul Kilimangiaro.

Parole, parole, parole

Fonte: The Journal

Citazione della settimana: That night old men and children were taken out and they never came back. Nobody knew what happened to those people. If you were family to someone they were interested in you were killed.

Suad Mujkić rivanga i suoi ricordi del genocidio di Srebrenica.

Parola della settimana: questa settimana abbiamo due al prezzo di una. Questo perché sono acronimi, e non vorremmo sembrare avari. Vi presentiamo dunque i due gemelli FOMO e JOMO. Sono strettamente imparentati, ma anche radicalmente diversi.

FOMO (Fear Of Missing Out) indica la sensazione di perdersi qualcosa di importante, un’esperienza significativa o semplicemente un evento figo. Il termine è stato coniato nel 2004 ed è diffusa l’opinione che in un mondo connesso questa impressione sgradevole si sia sviluppata fino a diventare una vera e propria ansia sociale. Un po’ come Tapparella di Elio E Le Storie Tese, ma all’ennesima potenza.

JOMO (Joy Of Missing Out) sta a FOMO come un monaco buddista sta a un broker di Wall Street. JOMO è il rifiuto del costante bombardamento dei social network, il rifiuto della condizione di invidia esistenziale portata dall’avere sempre l’impressione che tutti vivano una vita migliore della nostra. JOMO è vivere l’attimo e pensare a sé senza misurarsi con gli altri. La sensazione di passare davanti a un club in una sera piovosa e vedere tutti in fila con l’ombrello e l’aria ansiosa, sapendo che a casa ci aspetta un libro e un divano.

Fonte: Sober Sassy Life

 

Francesca Maria Solinas

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