Ogni anno, tra ottobre e novembre, sugli scaffali dei negozi digitali e fisici di videogame spuntano come funghi giochi a base calcistica, creando una grande, annosa, discussione: i valori attribuiti ai singoli calciatori. E spesso le discussioni sono create dagli stessi calciatori, che si vedono valori pi bassi rispetto a quello che, secondo loro, meriterebbero.
Alle volte si assiste pure ad una inversione di causa effetto. “Ah, XY è lento in Fifa/Pes, quindi è lento anche nella realtà”. I giochi di calcio diventano quindi fonti autorevoli per determinare se un calciatore sia più forte di un altro o meno. E l’esempio migliore viene dal videogame calcistico manageriale più famoso di sempre: Football Manager.
Il videogioco, che peraltro ha appena annunciato che dall’edizione di quest’anno i giocatori newgens, ovvero creati ed inventati dal gioco stesso, potranno fare coming out, rappresenta in toto la vita di un allenatore di calcio. Dal decidere quali giocatori comprare a come farli allenare, dal gestire i rapporti con la stampa e con la dirigenza a guardare dalla panchina la partita.
Ecco, qui la nostra storia si incrocia con quella di Ruben Aguilar. Il nostro Ruben è un calciatore, terzino del Montpellier, a cui è approdato dopo aver concluso le giovanili al Grenoble, sua città natale, e una buona esperienza all’Auxerre. Il suo allenatore, l’armeno Michel Der Zakarian, bandiera del Montpellier, ha cominciato presto a considerarlo nelle turnazioni, fino a consegnarli una maglia da titolare. E da titolare è sceso in campo contro il Paris Saint Germain, il 23 settembre scorso, quando i parigini, privi di Neymar, hanno incassato il primo pareggio stagionale.
Proprio dopo la gara con il PSG sul cellulare di Aguilar sono arrivati diversi messaggi e varie chiamate. Tutte con un +591 davanti. Sì, vi risparmio la fatica di andare a cercare su Google. E’ il prefisso telefonico nazionale della Bolivia. Ma perchè la Bolivia dovrebbe cercare Ruben Aguilar?
Proprio per colpa di Football Manager. Infatti gestire l’intero patrimonio calcistico mondiale è un po’ complesso da gestire, e ogni tanto capita qualche errore. In particolare, ad Aguilar è stata assegnata una doppia cittadinanza, francese e boliviana. Senza alcun motivo. Il padre di Ruben è spagnolo, ma non possiede neanche il passaporto del paese iberico. E’ solamente francese. Ma qualcuno avrà notato contemporaneamente la doppia nazionalità e le buone prestazioni, suggerendo all’interno della Federazione boliviana di convocarlo. Del resto, il livello della nazionale boliviana non è altissimo, dato che si trova al 50^ posto nella classifica FIFA, ed un giocatore forte, giovane e che gioca in un campionato di vertice europeo fa gola.
Lo stesso Aguilar ha dovuto fare chiarezza, spiegando di essere onorato della chiamata, ma di non aver nulla a che fare con la Bolivia. Anche le tv boliviane si sono schierate, inzialmente accusando il povero Ruben di non voler giocare per il suo paese, e poi scoprendo l’inghippo.
Solo per colpa di una stringa di codice in un videogioco.
Marco Pasquariello