Perché il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese è già storia

Perché il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese è già storia

94.7 e 96.25 Mhz FM oppure in streaming sul sito e su smartphone sintonizzandosi sul canale di PODCAST della puntata di The Listen Up del 2 novembre 2017 Il 24 ottobre 2017 si è chiuso il 19° Congresso del Partito Comunista Cinese . Formato da 2.280 delegati, il più numeroso partito al mondo ha discusso e deliberato per sei giorni riguardo l’assetto politico, economico e sociale che il dragone dovrà assumere nei prossimi decenni. Ma oltre a discutere della struttura del sistema Cina, all’interno del congresso si è consumata la fine di una battaglia intrapresa dal presidente Xi Jinping contro alcuni asset del potere burocratico del partito : una lotta feroce che negli anni della presidenza di Xi ha portato un numero enorme di arresti di alti funzionari del partito comunista, con le (consuete) accuse di corruzione , affermandosi come leader assoluto, imponendo la sua visione politica al congresso, tanto da far votare un Si tratta di un riconoscimento enorme per il presidente Xi Jinping , superando perfino Deng Xiaping, e secondo solo al leader Mao Zedong. , che dettava una linea parca e contenuta alla geopolitica Cinese, limitando quindi l’azione politica del partito al fine di costruire una economia moderna e mantenere alta l’espansione industriale e produttiva. (il cui principale è “realizzare il sogno del grande risorgimento cinese”) , segnando di conseguenza anche l’inizio di un nuovo periodo per il reso del mondo; con questo obiettivo Xi Jinping punta a realizzare – – una nazione “socialista prospera, forte, democratica, culturalmente avanzata e armoniosa”, che, nell’accezione jingpingiana, significa realizzare una nazione totalmente industrializzata, tecnologicamente avanzata, geopoliticamente attiva, con una ricchezza uniforme a livello geografico e le cui forze militari rappresentino un tutt’uno con la forza politica della nazione. come lo stesso Xi, dato che la Cina ad oggi ha ancora molte sussistente tra le regioni ricche della costa e le regioni povere e tumultuose dell’interno, il dell’apparato piccolo burocratico ostile quindi alle riforme, per non parlare delle questioni esterne, – e zittendo gli altri – tra cui il suo ex-protettore nonché ex-presidente Hu Jintao -, , come da usuale prassi del partito dopo due mandati, può essere letto come una prova di forza, dato che così Xi si è lasciato le mani libere sulla , rendendo quindi debole le fondamenta della sua azione politica sul lungo periodo. assestandosi su dei valori medi comunque fantascientifici per gli standard occidentali, ma sintomo di una , basato sull’equilibrio sociale garantito dal progressivo arricchimento della classe media, rendendola disposta alla rinuncia dei diritti liberali e democratici, assicurando così la stabilità strutturale del sistema politico Cinese. che interesseranno il breve, il medio e perfino il lungo periodo della vita politica cinese: – promossa dall’entusiasta Xi, ha il non celato fine di avvicinare l’impero del centro ai centri nevralgici dell’economia globale, allungando i propri tentacoli su quelle regioni centro-asiatiche e vicino orientali al fine di estendere la propria influenza geopolitica su aree sensibili, garantendosi l’accesso ai mercati del futuro (e del presente), cercando di ristrutturare l’assetto di forze nell’intero continente asiatico. Il rischio è di miseramente, buttando decine di miliardi in infrastrutture inutili senza spostare nessun equilibro politico, sperperando all’estero soldi che potrebbero servire a rifondare le infrastrutture nazionali, perdendo il treno verso il futuro. In conclusione, questo 19° Congresso del PCC ha confermato la linea del presidente Xi, assicurandogli il di cui aveva bisogno per completare la mastodontica opera di riforme che ha iniziato 5 anni or sono, portando la Cina da paese in via di sviluppo ad sul palco del mondo, col malcelato intento di sostituirsi agli USA sul lungo periodo nel ruolo egemonico. La strada è spianata ma costellata di insidie: le sfide, geopolitiche e non, che si prospettano innanzi a Xi Jinping potranno testare quanto effettivamente si meriti il posto che si è ritagliato nel pantheon Comunista.