La strana storia dietro all’impeachment in Corea del Sud

È una vicenda che ha dell’assurdo quella che vede coinvolta l’ormai ex Presidente della Corea del Sud, Park Geun-hye. Una storia travagliata che dura da più di un mese e che si è conclusa con l’impeachment chiesto a gran voce e ottenuto dal Parlamento.

Le accuse nei confronti del capo del Governo sudcoreano sono pesantissime: è colpevole di aver violato la Costituzione, avendo permesso a una sua confidente nonché guida spirituale di entrare a conoscenza di informazioni protette dal Segreto di Stato, di influenzare in maniera decisiva l’azione di Governo, di spingere le grandi aziende del Paese a fare donazioni in favore di organizzazioni no-profit di facciata.

Tutto ha inizio ad ottobre, quando in Corea del Sud cominciano a circolare voci riguardo a una misteriosa donna di nome Choi Soon-sil, la quale, pur non ricoprendo alcuna carica pubblica, sembra in grado di influenzare in maniera decisiva le scelte della Presidente sudcoreana, dal vestito da indossare alle cerimonie ufficiali alla modifica di alcuni testi governativi in suo favore.
Ma non solo: Choi Soon-sil viene descritta come una vera e propria manipolatrice che ha sfruttato la sua figura e il potere sulla Presidente per arricchirsi e ottenere vantaggi per le sue organizzazioni benefiche.
L’inchiesta viene lanciata dal New York Times e le prime indiscrezioni sorprendono tutti. Dalle voci si passa velocemente ai fatti e vengono così ritrovate alcune mail che dimostrano il rapporto di sudditanza psicologica tra la Presidente e la sua manipolatrice. Così, da un giorno all’altro, i sudcoreani hanno scoperto di non essere governati dalla Presidente che avevano votato ma da un’altra persona che utilizzava la sua posizione per interessi propri.

Park Geun-hye
Park Geun-hye

Questa storia potrebbe tranquillamente assomigliare alla trama di un film, e proprio come un film ha un prequel che vede protagonisti i genitori delle due donne.
Park Geun-hye è figlia di Park Chung-hee, Presidente della Corea del Sud tra il 1962 al 1979 ricordato come un leader autoritario e conservatore, al punto che venne assassinato dai servizi segreti.
Choi, invece, è figlia di un noto e controverso personaggio: Choi Tae-min, morto nel 1994 all’età di 82 anni, era a capo di una setta religiosa chiamata “La chiesa della vita eterna”.
Il Post ricostruisce la sua storia affermando che Choi Tae-min si avvicina per la prima volta a Park Geun-hye nel 1974, dopo la morte della madre di lei.
Egli le confida che sua madre gli era apparsa in sogno e gli aveva chiesto di occuparsi di lei. Choi Tae-min sfrutta in questo modo il momento di debolezza e fragilità di Park Geun-hye e l’incapacità del padre di proteggerla da tale situazione.
Da quel momento Choi Tae-min assume le vesti di mentore della giovane Park e aiutandola ad inserirsi nel contesto politico del paese, permettendole di arrivare al vertice di un gruppo filo-governativo chiamato “Movimento per una nuova mente”.
In cambio però, Choi Tae-min avrebbe utilizzato la figura di Park per instaurare un sofisticato sistema di corruzione attorno a questo gruppo.
Date queste premesse, sembra che Choi Soon-sil abbia deciso di continuare le azioni del padre, cogliendo la sua eredità di corruttore e manipolatore nei confronti di Park Geun-hye, nel frattempo divenuta Presidente.

Dopo che le inchieste di ottobre avevano sollevato le prime accuse, Park ha ammesso pubblicamente la sua collaborazione con Choi, dichiarando di essersi fatta aiutare e scusandosi pubblicamente.
Ciò non è bastato, perché quella che poteva apparire un’ingenua disattenzione, ha assunto contorni talmente gravi che non avrebbero potuto lasciare indifferenti né la popolazione, né tanto meno i membri dello stesso partito di Park: avrebbe intascato almeno 70 milioni di tangenti dalle più grandi aziende del Paese, Samsung in primis.

A quel punto, dunque, la prima presidente sudcoreana donna è stata costretta a riconoscere i suoi errori e ad accettare l’amaro verdetto del Parlamento, agevolato dalle grandi manifestazioni che hanno visto mezzo milione di persone protestare davanti alle principali sedi istituzionali per chiedere le dimissioni della Presidente. Per quattro settimane consecutive i manifestanti si sono ritrovati a Seul per far sentire la loro voce, mentre il consenso nei confronti di Park Geun-hye crollava al 5%.

Eppure, Park Geun-hye non era partita male. Leader del partito conservatore Saenuri, era stata eletta nel 2012 succedendo al compagno di partito Lee Myung-bak. Primo Presidente donna, si era presentata al paese con un programma riformista di grandi prospettive. E invece ora, a 64 anni, non può che dire addio alla carriera politica a causa di uno dei più grandi scandali politici della storia della Corea del Sud.

In questo momento in Corea del Sud regna la confusione e si avverte la necessità di scegliere un nuovo Presidente in grado di restituire lustro a un paese che agli occhi del mondo appare sempre più corrotto, manovrato da quella che le principali testate internazionali ed italiane hanno definito la Rasputin Coreana, viste le forti analogie con il consigliere zarista e anche a causa della condivisa passione per l’occultismo. Come se non bastasse, negli ultimi giorni si è anche temuto una possibile reazione militare da parte del leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, il quale ha interpretato questo scandalo come una provocazione nei confronti del suo Paese. Il leader nordcoreano, inoltre, non si è lasciato sfuggire l’occasione per evidenziare come il sistema della Corea del Sud sia molto più corrotto rispetto a quello del suo paese.
Considerata la difficile situazione, si è parlato molto di Ban Ki Moon come possibile nuovo Presidente, quale figura simbolica e rassicurante in grado di restituire serenità al paese e traghettarlo fuori da questo caos.

Mattia Gozzi

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