Cosa vincerà quest’anno Leonardo Di Caprio la sera dell’assegnazione degli Oscar? Magari il singolarissimo “premio di consolazione” per chi è solo nominato dall’Academy, ma senza essere poi effettivamente premiato con una statuetta: quest’anno ci si aggiudica comunque una “oscar gift bag”, una borsa piena di simpatici gadget, dal valore complessivo di circa duecentomila euro.
Almeno, questa è la notizia diffusa dai giornali, e non solo da quelli scandalistici. Ci è cascato perfino the Guardian. Controllare l’hashtag #OscarGiftBag per credere. Quale che sia la storia dietro queste fantomatiche borse (manteniamo la suspense ancora per un paragrafo), al loro interno ci sono prodotti che danno un’idea significativa di che cosa “va di moda” e cosa significhi “essere alla moda”. In effetti, cosa si regala ad un attore nominato agli Oscar, cioè a chi ha soldi per comprare qualunque cosa si venda? Qual è l’oggetto che abbia quel “valore aggiunto”, il riconoscimento sociale che lo renda “in”? Uno sguardo in queste “Gift Bags” offre uno spaccato interessante. A parte terapie per dimagrire, shampoo, noleggi gratuiti di Audi per un anno, le borse contengono anche servizi di dubbia utilità, come lifting ai piedi e viaggi in Israele. E c’è poi il ‘Vampire Breast Lift’ (the Daily Beast spiega cos’è un Vampire breast lift, per non lasciare lacune). Ritorneremo alla moda più tardi. Perché i giornali, stavolta, si sono sbagliati.

Sì, le borse regalo esistono. E si, sono un po’ come le ceste di natale che si regalano ai parenti vecchi. Mentre queste ultime però contengono vino e formaggio, le borse da Oscar hanno al loro interno vibratori, un best seller (“An invisible thread”), e biglietti per fare back-packing in Giappone (dove camminare è evidentemente molto, molto costoso). La storia non è stata raccontata dai giornali italiani, che hanno preso per valida e copiato la versione della stampa anglofona: in Italia si parla di “premio di consolazione” per i “nominati agli Oscar”. Ma no: gli Oscar non c’entrano niente. E l’Academy, che gli Oscar gli organizza, nemmeno.
La storia è molto più simpatica, anche se meno clamorosa. A meno che voi non siate appassionati di proprietà intellettuale: in questo caso, anche se mi dispiace per voi, potrete gioire perché siamo probabilmente davanti ad una probabile violazione di copyright.
L’Academy ha reso noto di non avere niente a che vedere con queste borse. Le “Gift Bags” sarebbero state ideate invece da un compagnia di marketing, la Lash Fary, anche nota come Distinctive Assets. A quanto parte Lash Fary il marketing lo fa bene, e ha promosso le proprie borse con slogan altisonanti: “Everyone Wins At The Oscars®! Nominee Gift Bags,” e “Everyone Wins Nominee Gift Bags in Honor of the Oscars®.”
Giovedi’ 17 febbraio, in seguito all’esplosione della notizia e seguente discussione sulle “Oscar Gift Bags”, l’Academy ha perciò adito un tribunale a Los Angeles (in un film americano si direbbe: li ha portati davanti ad una corte federale) per vedere riconosciuto il proprio diritto ad essere la sola ad usare i marchi registrati di Oscar e Academy Award e per fermare la pubblicità ingannevole. Che gli altri la smettano di indurre confusione e di far credere che le Gift Bags siano effettivamente sponsorizzate, autorizzate, o anche solo accettate dagli Oscar.
Il valore della causa non è solamente economico. Come succede spesso in un caso di violazione di proprietà intellettuale, gli organizzatori degli Oscar potrebbero aver subito un considerevole danno di immagine. Già attaccata per aver favorito attori bianchi (c’e un hashtag anche per questo #OscarSoWhite), l’Academy è stata criticata – ingiustamente, stando alla loro difesa in tribunale – per avere messo in circolazione regali “sessisti”. Il quotidiano inglese Telegraph titolava “Oscar Gift Bags shame women”.
C’è anche qualcosa di più in gioco, forse. È il concetto stesso di “cosa va di moda”. Cosa piace alle celebrità? Qual è, quest’anno, il nec plus ultra? Sono veramente le sedute con il guru dell’alimentazione e la carta igienica svizzera? Forse l’Academy sta prendendo le distanze anche da questo.

Ogni società ha costumi propri, ogni epoca sceglie cosa va “di moda” e cosa no. Il lusso sfrenato è talvolta censurato, talvolta necessario a giustificare il potere. L’identità sessuale è essa stessa stata in discussione nel corso delle epoche – e oggi ci si chiede se regalare vibratori sia vergognoso per le donne. Dione Cassio ha scritto del tardo imperatore romano Eliogabalo “riservò una stanza nel palazzo e lì commetteva le sue indecenze, standosene sempre nudo sulla porta della camera, come fanno le prostitute, e scuotendo le tende che pendevano da anelli d’oro, mentre con voce dolce e melliflua sollecitava i passanti”. Quello che per contemporanei come Dione e Tertulliano era indecente, è stato motivo di esaltazione da parte dell’aristocratico Des Essaints, protagonista del romanzo decadente “À rebours” (“Controcorrente”) di Huysmans (1884).
Parlando proprio di Tertulliano, Huysmans nota che “raccomandava con la maggiore serietà l’astinenza carnale, la frugalità nel cibo, la modestia nel vestire, mentre, incedendo su polvere d’argento e sabbia d’oro, cinto di tiara il capo, i paludamenti tempestati di gemme, Eliogabalo accudiva nel cerchio dei suoi eunuchi a lavori donneschi; si faceva chiamare Imperatrice e cambiava ogni notte il titolo di Imperatore, eleggendoselo di preferenza tra i barbitonsori, i rovina salse ed i cocchieri di circo.” Gli esempi di mode che non sono sopravvissute nella nostra epoca abbondano. Su questa webzine si è parlato recentemente di fiori. Ebbene nell’”Idiota”, Dostoevskij racconta di come, in seguito alla diffusione in Russia del romanzo di Dumas, le donne amassero avere, per le feste, solo delle camelie.
L’argomento si può complicare ulteriormente con un’affermazione controversa: per secoli “è andato di moda” un sistema geocentrico come spiegazione di fenomeni astrologi osservabili ad occhio nudo, ora va di moda quello eliocentrico. Questa affermazione di un relativismo provocatorio è l’estrema conclusione a cui si può arrivare considerando tutto – inclusa la scienza – una questione di gusti, di moda. Non lo è? Perché no? Qui si apre un’enorme questione epistemologica.
E cosa va di moda oggi, lo deciderà una corte californiana?
Leonardo Di Caprio potrebbe non ricevere nemmeno le borse regalo.