Beppe Sala è il candidato per il centrosinistra a Milano

Giuseppe Sala, ex Commissario unico ed Amministratore Delegato di EXPO, ha vinto le primarie milanesi del centrosinistra domenica 7 febbraio. 

Sala è dunque il candidato sindaco designato per sfidare quello del centrodestra, con tutta probabilità Stefano Parisi, del Movimento 5 Stelle Patrizia Bedori e Corrado Passera, leader della nuova formazione Italia Unica.
Le elezioni si terranno il prossimo giugno, e possono essere considerate come un vero e proprio esame per il Governo Renzi, dato che la scelta di Sala viene direttamente da Palazzo Chigi.

L’ex Commissioner era dato favorito da tutti i sondaggi, e con il 42% dei consensi ha sbaragliato la concorrenza del vicesindaco Francesca Balzani, fermatasi al 34%, dell’assessore alle politiche sociali Pierfrancesco Majorino (23%) e del Presidente di UISP Antonio Iannetta con poco meno dell’1%.

Anche per queste primarie, come per molte altre delle Partito Democratico, le critiche e le accuse di brogli non sono mancate, soprattutto riguardo alla massiccia presenza alle urne della comunità cinese di Milano.

Come abbiamo già scritto, non dobbiamo sorprenderci per i cinesi che votano alle primarie democratiche, anche e perché è stato stimato che il peso del loro voto si aggiri dall’1.5 al 3% del totale, non compromettendo dunque il risultato finale, se mai qualcosa dovesse essere stato compromesso.

Ma chi è davvero Giuseppe Sala?

Da sempre uomo schivo e riservato, umile e sobrio, laureato alla Bocconi, vanta esperienze in Telecom e in Pirelli, prima di venire scelto da Letizia Moratti, all’epoca sindaco di centrodestra del capoluogo lombardo, come direttore generale del Comune di Milano e poi come rappresentante di Palazzo Marino nel consiglio di amministrazione di EXPO.

Nel 2013 Beppe Sala divenne famoso ai più grazie all’allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, il quale decise di nominarlo Commissario unico con l’intento di salvare e rilanciare l’Esposizione Universale dopo gli innumerevoli casi di corruzione e di illegalità che portarono, oltre che a numerosi arresti, anche ad un preoccupante ritardo nei lavori di costruzione.

Sala è riuscito nell’intento per il quale era stato chiamato, facendo ripartire i cantieri e ridando slancio e visibilità alla città di Milano che per sei mesi è stata l’attrazione turistica e culturale di tutto il mondo.

Non è stata una passeggiata, tanto che ci ricordiamo maggiormente delle code ai padiglioni più di quanto ci fosse nei padiglioni stessi, ma tant’è bastato per dare all’ex Commissioner quei requisiti essenziali per battere politici di lungo corso, come la Balzani e Majorino, sconfitti proprio da uno che politico non è.

Ma perché ha voluto candidarsi?

Renzi non ha mai nascosto un debole per Giuliano Pisapia, sia per una questione di continuità governativa sia per quanto di buono il sindaco ha fatto per Milano negli ultimi cinque anni.

La scelta di Pisapia di non ricandidarsi ha spinto però il Premier, dopo innumerevoli ed inutili opere di convincimento, ad individuare una personalità forte in grado di respingere l’avanzata di altre forze politiche nella corsa a Palazzo Marino. Le poche personalità di spicco all’interno della giunta comunale, un intero centrosinistra milanese non considerato all’altezza di Pisapia, l’ormai consolidata abitudine a pescare dal mondo della società civile, il ruolo svolto da Commissario unico di EXPO e il potenziale bacino elettorale centrista che avrebbe potuto attirare hanno portato Matteo Renzi a scegliere Beppe Sala.

L’opera di convincimento non è stata così semplice, tant’è che per settimane, e perfino per mesi, Sala ha nicchiato dinnanzi ad esplicite domande sulla sua candidatura, ufficializzandola solo nel dicembre scorso sul palco dell’ormai consueta kermesse della Leopolda a Firenze.

L’ex-Commissioner ha dichiarato di essere da sempre un elettore del centrosinistra, ed uno dei suoi primi punti del programma elettorale ha visto l’irrevocabile esclusione del Nuovo Centro Destra da una possibile giunta futura, così da allontanare quelle critiche che lo vedevano più come un candidato di centrodestra che di centrosinistra.

Il programma di Sala si basa in maniera abbastanza marcata sul tema delle liberalizzazioni e delle privatizzazioni, in linea con il suo passato, presente e forse futuro da manager. Ha parlato più volte di una probabile ricalibrazione delle quotazioni di SEA, la società pubblica che si occupa delle gestioni degli aeroporti milanesi, che vede il Comune di Milano proprietario del 50% di quote che potrebbero scendere fino a 30, permettendo così a Palazzo Marino di incassare liquidi da dirottare poi per altri progetti. Per quanto riguarda le liberalizzazioni ha invece dichiarato di voler dare ampia libertà agli orari di apertura e chiusura degli esercizi commerciali, seguendo la strada tracciata da Mario Monti nel 2012.

Tra i punti qualificanti del programma, Sala ha proposto la rigenerazione di nove luoghi simboli di Milano, ognuno da individuare in ciascuna zona della città, abbinando edilizia pubblica e privata, infrastrutture e dislocamenti produttivi ed artigianali, così da non dover escludere e abbandonare quelle aree considerate più “difficili”. Riguardo a ciò Sala ha parlato di una “Milano giusta”, multicentrica, dove le periferie sono e devono essere luoghi di inclusione sociale, e non di esclusione.

Sala 1
Il programma di Beppe Sala: Noi, Milano.

Sul tema dell’inquinamento si è detto contrario all’allargamento dell’Area C oltre l’attuale Cerchia dei Bastioni proponendo invece il potenziamento della metropolitana milanese e soprattutto la sua estensione fino a Monza. Favorevole all’incremento del car sharing e del bike sharing, non sembra invece voler dare molta attenzione all’incremento delle piste ciclabili.

Sulle Unioni Civili, tema all’ordine del giorno non solo a Milano, Sala ha dichiarato di confermare il Registro delle Unioni, già istituito da Giuliano Pisapia, parlando di una “città giusta”, una città dei diritti uguali per tutti, una città che dovrà essere sempre più multilingue e cosmopolita.

Riguardo al problema degli alloggi popolari, l’idea del Commissioner è quella di coinvolgere Cassa depositi e prestiti per la ristrutturazione degli immobili e al tempo stesso dare il via libera ad una serie di privatizzazioni che permettano al Comune di Milano di ricavare quelle risorse necessarie per far fronte ad ogni tipo di emergenza, come ad esempio gli interventi di housing sociale.

Riguardo al futuro dell’area EXPO, Sala ritiene che la scelta migliore sia quella di costruire un campus universitario, soprattutto grazie ai fondi di 1.5 miliardi di euro che il Governo dovrebbe destinare a quella zona.

La proposta ad effetto riguarda invece la riapertura dei Navigli, vero simbolo della Milano nostalgica, un’operazione che Sala definisce “né nostalgica né utopica, ma il segno vero di un ripensamento della città.”Secondo l’ex-Commissioner Milano è nata sull’acqua e nell’acqua deve trovare, o ritrovare, la sua storia, il suo sviluppo economico e sociale.

Ma se la riapertura dei Navigli può essere vista come un progetto romantico per Milano, la scelta di Sala apre scenari ben più tragici per la sinistra milanese, ormai completamente divisa al proprio interno.
E forse proprio per questo motivo Sala ha deciso di guardarsi intorno, specialmente in casa di Comunione e Liberazione, o almeno verso quella parte del movimento che ha votato per lui alle primarie, con l’intento di attirare un elettorato ben diverso da quello tradizionalmente di centrosinistra.
È una mossa alquanto rischiosa che potrebbe degenerare in una debacle altrettanto inaspettata, non tanto per la sostanza ma per la forma con cui maturerebbe.
Come scrive Veltroni, uno dei fondatori del Partito Democratico, sono le idee, le proposte e i valori di un Partito che devono essere scelti dagli elettori. 

Non il contrario. 

Giacomo Bianchi

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