Hebron non è un paese per bambini

Hebron non è un paese per bambini

Per chi è nato qui o l’ha visto con i propri occhi, dice Gideon Levi giornalista di , questo è veramente il luogo del Male. Camminando per le sue stradine strette, arroccate, puoi percepire l’essenza dell’ , scortati per fare rientro a casa o per raggiungere la scuola. Rintanati come topi per paura di essere attaccati dai , come ama definirla qualcuno, è diventata l’immagine più eloquente di questo eterno ”, che qui si è reincarnata in una “banalità del male” che sembrava rimossa per sempre. Le case di pietra dai tetti bianchi e i vecchi mercati, che un tempo animavano le vie del centro, sono solo un lontano ricordo. I negozianti hanno chiuso le e torrette d’avvistamento. In questo pezzo di mondo “dimenticato da Dio”, l’ lo puoi toccare con mano. È sui volti della gente, nelle ingiustificate dell’esercito o scritto sui muri. Non sia mai dovessi dimenticartene. Un odio viscerale, che finisce per tramutarsi in ed umiliazione. Trasforma le persone, persino i bambini, in belve feroci. La nostra storia inizia così, in un piccolo ostello sul quale si intravede, a mala pena, una scritta bianca quasi sbiadita: . Stanze minuscole e per la maggior parte senza finestre. Quella di di Abramo, Isacco e Giacobbe è dal 1260 anche la città in cui sorge la . Fin qui niente di nuovo. Se c’è qualcosa di certo in questo drammatico racconto, infatti, è proprio l’ suonano quasi profetiche: “Come un uccello non può volare con una sola ala, e come un uomo non può applaudire con una sola mano, così un Paese non può fare pace con una sola parte.. Per fare la pace bisogna essere in due”. , i coniugi Levinger posero le basi per quello che sarebbe diventato l’ , i “Figli di Israele” non sembrano avere dubbi. Vantano un su questi territori e non perdono occasione per ricordarlo a chiunque si affacci da queste parti. Così, quella che all’apparenza potrebbe sembrare una esacerbandone lo scontro. Fino al punto da impedire alle bambine di andare a o agli agricoltori della zona di raccogliere i frutti del loro , spettatori inermi mentre un bambino di soli 7 anni viene aggredito da altri coetanei a pochi metri dalla porta di casa. La voce dell’altoparlante lo ripete in continuazione. Una litania monotona e snervante: “Nessuno può stare per strada, dovete andare a casa. È vietato passeggiare. Chiudete tutto, anche le finestre”. La qui non c’è, o meglio non ufficialmente. Non ci sono sirene antiaeree o colpi di mortaio. La guerra ad Hebron è , si manifesta nei volti stanchi e scoraggiati degli abitanti arabi. Le stesse facce, che quando le incroci per strada danno l’impressione che la , però, “è nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo sia destinata a ripetersi, anche quando non appartiene ad un lontano passato”. : “la prima è proteggere gli israeliani, l’altra è non arrestarli se commetto atti di violenza nei confronti dei palestinesi”. Le sono all’ordine del giorno. All’addiaccio per ore ed ore, di notte o sotto la pioggia. Dal giorno in cui che ha spinto molti palestinesi a lasciare le proprie case, prontamente occupate dai , infatti, prevede che passati 30 giorni dallo sfratto, gli occupanti possano rimanere in casa fino alla fine del processo. In molti assicurano che coloro che vivo ad Herbon siano la parte più dondolano il capo aventi in dietro mentre ripetono senza sosta versi del anche per 14 ore. Gli stessi che, secondo Jessica Montell portavoce di , quando faranno ritorno a casa smettono per sempre di essere tali. dei loro figli. Le giornate passate tirando calci ad un pallone, le risa e la Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)