Perché spendere soldi per la ricerca scientifica è importante

Perché spendere soldi per la ricerca scientifica è  importante

Martedì 27 settembre stavo attraversando la pianura padana in macchina, di ritorno verso Firenze da Padova. Ero andato nel comune veneto per motivi burocratici: dovevo attivare le utenze al mio nuovo domicilio. Dal 1 Ottobre inizierò il mio corso di Dottorato in Fisica Teorica presso l’università degli studi di Padova. Perché questo incipit? In macchina ero all’ascolto di Radio 2, dove trasmettevano un programma chiamato . Nel programma veniva data la notizia che la Cina ha completato la costruzione del più grande radiotelescopio al mondo denominato Fino a qui, dal mio punto di vista, niente di eccezionale. . Ma il commento dei tre conduttori del programma lasciava presagire il peggio: l’antiscientismo espresso mediante un commento estremamente ingenuo: Perché spendere così tanti soldi per guardare il cielo? Non era meglio spenderli in altro? per un progetto di costruzione durato 5 anni e che resterà operativo per decenni del prodotto interno lordo cinese nei cinque anni della costruzione (e non della durata effettiva del progetto. Non è certamente il progetto scientifico più costoso della Cina. I cinesi hanno infatti intenzione di costruire un nuovo acceleratore di particelle, molto più potente del leader attuale che è ) presente al CERN di Ginevra (e costato ai 21 stati membri circa 7.5 miliardi di Euro) Ma la domanda che resta al lettore non esperto di Astrofisica o Fisica delle particelle è: (sebbene siano effettivamente una minuscola frazione del Pil dei paesi finanziatori) , e sono solo (a mio modesto parere) i tre motivi principali per cui ciò è giusto non solo da un punto di vista scientifico, Investire soldi su enormi progetti scientifici induce ad una aggregazione di personale esperto che può effettivamente (nel caso di LHC la Fisica delle Particelle Elementari, nel caso di FAST la radioastronomia) (passando anche dai campi di Tecnologia Applicata quale ingegneria elettronica, informatica e civile in quanto questi progetti richiedo servigi di questo tipo). Sia chiaro: mandare avanti la scienza non serve solo agli scienziati. Anzi, . Questo è vero in quanto il successo e la sopravvivenza del sistema capitalistico occidentale negli ultimi due secoli è stata possibile grazie alle enormi rivoluzioni scientifiche (e poi, dopo, conseguentemente, tecnologiche) e alla loro ricaduta sulla cultura ma soprattutto sul mercato di massa. Il continuo progresso scientifico, che oramai si avvicina alla singolarità,  è possibile grazie se non soprattutto alla macro aggregazione di esperimenti con giurisdizione sovrannazionale, dati gli enormi costi di creazione e gestione richiesti. Questi maxi progetti scientifici possono dunque essere visti come il sistema occidentale capitalista che si autoalimenta come istinto di conservazione . Un maxi investimento collettivo di decine di paesi, come per il CERN, o di una grande potenza globale, come FAST, è una attuazione neokeynesiana che incentiva, con sovvenzioni pubbliche (e alle volte anche private), la produzione di determinate attività tecnologiche indirizzando il mercato verso il progresso. In questo modo si ottiene un duplice risultato: Per prima cosa si infonde liquidità in una certa frazione del mercato che è ritenuta virtuosa , favorendo dunque l’occupazione altamente specializzata ma anche la produttività e la ricerca tecnologica di piccole/medie/grandi aziende specializzate, e il mercato che reagisce a questi investimenti innalzando l’attenzione finanziaria verso quel settore . In questo modo la tecnologia complessiva dell’area progredisce e crea lavoro altamente specializzato e dunque alza i tassi di occupazione di un settore usualmente molto chiuso, favorendo a cascata occupazione e produzione su tutta l’economia correlata a quel settore che, come espresso nel punto uno, è un pilastro del sistema capitalistico occidentale. Non è un caso che ultimamente (negli ultimi 20 anni) siano nate aziende di ricerca tecnologica come la Sostanzialmente l’ESA, la NASA ed il CERN sono la versione moderna, pacifica ed internazionale del Progetto Manhattan , le cui innovazioni tecnologiche portarono non solo alla costruzione della bomba ma ad una nuova rivoluzione tecnologica di massa: nuove forme energetiche economicamente sostenibili, come il nucleare, ma anche tecnologie di uso comune in ambito medico, elettronico ed energetico . La ricerca tecnologica e l’aggregazione scientifica porta da enormi progetti nazionali, sovrannazionali e soprattutto internazioni quali NASA, ESA e CERN danno un ritorno di si crea un sistema di interdipendenza fra gli stati membri delle nazioni partecipanti al progetto , che devono richiedere l’accesso alla strumentazione, agli esperimenti e/o ai risultati, diventando quindi svantaggiati nella corsa scientifica/tecnologica. Non è un caso se il CERN, oltre ai 21 stati membri abbia tutta una serie di relazioni politico-economiche con altre decine di nazioni, come si può vedere in figura 3. Gli stati (o i blocchi) con un alto tasso di spesa scientifica e tecnologica sono anche gli stati geopoliticamente più importanti, in quanto hanno accesso a possibilità che altre nazioni non hanno. In Blu gli stati membri, in verde gli stati in processo di affiliazione, in giallo gli stati associati, in arancione gli stati osservatori, in rosso gli stati con un trattato di cooperazione, in rosso chiaro gli stati con contatti scientifici. È in questo contesto che si innestano le enormi spese fatte e preventivate dall’accademia nazionale delle scienze cinese , come FAST o il nuovo collisore di particelle. Il piano geopolitico è abbastanza chiaro: soffiare all’occidente indebolito dalla crisi economica ed ideologica il primato scientifico, accentrando i più grandi progetti di ricerca scientifica dei prossimi 20-25 anni nel colosso asiatico, rendendolo de facto il nuovo centro mondiale della ricerca . Ciò renderebbe la Cina il nuovo centro del mondo, non solo dal punto di vista scientifico e tecnologico, ma anche politico ed economico (per i motivi elencati sopra), con l’occidente che dunque lascerebbe il passo di potenza egemonica all’Asia, chiudendo quindi l’era del Capitalismo occidentale così come lo conosciamo. Ovviamente questo è un progetto in divenire, pieno di se e di ma, minato anche e dalla crescita della media borghesia riformista nei confini nazionali, attenta più a interessi sociali di piccolo respiro che a macro progetti geopolitici, ma non c’è ombra di dubbio sul fatto che questa sia la strada tracciata da Pechino. In definitiva, per tornare al quesito iniziale dell’articolo,  chiedere di sostituire le spese per questi mega progetti scientifici-tecnologici in cambio di micro aggiustamenti di spesa su progetti di scarso respiro sul lungo periodo sarebbe come se la ciurma di un transatlantico in rotta verso un rovinoso scontro su un gigantesco iceberg chiedesse al comandante di risparmiare gli sforzi sul cambio di rotta indirizzandoli su altre operazioni ordinarie , come ad esempio la chiusura di piccole falle dai quali si imbarca acqua: è ovvio che queste falle siano un problema, ma il cambio di rotta è sicuramente necessario dato che, sebbene il tragico impatto sia un evento presente nel futuro e non nell’immediato, non per questo costituisce un pericolo minore. Anzi, dato che un transatlantico non potrà essere affondato da poche minuscole falle, Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)