Reddito minimo garantito: un reddito di democrazia

La produzione capitalistica genera essa stessa, con l’inevitabilità di un processo naturale, la propria negazione Come ben detto in quell’articolo, una tal forma di reddito d’inclusione porterebbe innumerevoli vantaggi alla popolazione, soprattutto quella meno abbiente ma, irrimediabilmente, tale proposta soffre di due grossi problemi: Anche solamente 500 euro al mese per ogni cittadino maggiorenne, in Italia, vorrebbe dire Una somma erogata linearmente ad ogni cittadino troverebbe opposizioni da parte di ogni schieramento politico, sia per motivi di , ovvero un’elargizione monetaria da parte delle istituzioni volta a garantire (a fronte di alcuni impegni come l’iscrizione a liste di collocamento) una somma sufficiente al sostentamento. Questa modalità, in sostanza, riesce a superare entrambe le due macro resistenze precedentemente esposte poiché risulta molto meno dispendioso e molto più flessibile al dibattito parlamentare. Ma noi, il Bel Paese, anche in questo caso ci confermiamo come uno stato fuori dagli schemi: , ad oggi alcuna forma di reddito minimo garantito, in contraddizione peraltro con Eppure (qualcosa) si muove, direbbe uno bravo: ad oggi alcune proposte di legge sono in discussione al Parlamento, le principali sono portata avanti dal Partito Democratico che dopo diversi ritocchi pare ormai in dirittura di un arrivo, anche se in forma “addolcita”, come sottolineato dal presidente dell’INPS Boeri. per garantire un’entrata di base alle fasce di popolazione più deboli con mezzi propri. Forse però questa forma di sussidio sarebbe più utile in altre regioni, che purtroppo non se lo possono permettere: e per questo un coordinamento a livello Nazionale diventa fondamentale. L’avanzare del progresso sta ponendo sempre nuove problematiche alle nostre Società, soprattutto quelle dell’Europa Occidentale: l’ormai stabile di lavoro in queste nazioni, dovuta principalmente alla crescita esponenziale della produttività del capitale sulla manodopera e alla Questi fattori, in sé, potrebbero non essere drammatici: non è un problema abolire l’articolo 18, è però un problema abolirlo senza contemporaneamente inserire adeguati sussidi. Tuttavia, sopportare passivamente questi cambiamenti potrebbe portare ad una profonda crisi le nostre democrazie, ricordiamolo, “ “: il valore fondativo della produzione umana nelle nostra Società non è un mero esercizio di retorica ma un dato di fatto in quanto l’occupazione è, ad oggi, la e senza di essa viene a mancare il presupposto per la vita, così come pensata oggi. Avere un reddito minimo dunque, o rivedere in alternativa l’accesso almeno ai beni primari, Si impone dunque, forse per la prima volta, la necessità di un superamento dello schema mentale legato al libero mercato, e non è cosa da poco: basta ritornare agli anni ’80 per capire come l’idea di un reddito svincolato da un lavoro non fosse solo un’utopia ma Benché, come detto, gran parte degli stati occidentali pare piuttosto orientato ad di queste misure, soprattutto ragionando in scala internazionale, potrebbe essere messa a rischio. Ad oggi infatti la possibilità di avere un generoso sistema di welfare per i paesi sviluppati si basa principalmente sulla migliore condizione rispetto ad altri realtà meno prospere. Molte popolazioni, basti pensare a quella cinese e a quella indiana, rispetto al blocco occidentale potrebbe rimettere in discussione la distribuzione della ricchezza tra gli stati e, di conseguenza, anche all’interno di questi. Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)