Help, I’m a Rock: 50 anni di Freak Out!

Help, I’m a Rock: 50 anni di Freak Out!

, abbiamo un disperato bisogno di riscoprire l’immensa opera artistica di (dal 1966 al 1993), e molti altri ne stanno uscendo postumi (anche se, a parte i primi, molti sarebbero stati difficilmente approvati da Frank in vita, e la faida familiare in atto tra i due figli , che sembra essere il più ragionevole, e Ahmet, dopo la morte della madre Gail, che a quanto pare ha gestito in modo piuttosto scellerato il patrimonio economico e musicale di Frank, non fa ben sperare per il futuro), recuperati dall’immenso caveau di casa Zappa in California. , anche se la definizione, data l’immensa estensione del suo lavoro, rende difficile catalogarlo anche in una definizione così ampia. Zappa ha influenzato la musica ma, pur con tutte le sue contraddizioni, ha soprattutto influenzato la musica pop, uno dei pochi veri artisti a cui del pubblico importava veramente poco, al punto di (con una mossa degna del peggior George Lucas) negli anni ’80 reincidere alcune parti di suoi album storici, di fatto rovinandoli inserendovi suoni troppo contemporanei e invecchiati malissimo, restando fermo nella convinzione che erano sue opere e quindi era liberissimo di migliorarle come credeva (nell’edizione in cd successiva . Zappa aveva da poco perso una buona parte dei suoi nastri e del suo equipaggiamento dopo essere finito dopo che un poliziotto in borghese lo aveva pagato per registrargli un nastro di suoni pornografici (all’epoca bastava poco, sì). (basso e voce), David Coronado (voce e sassofono) e Ray Hunt (chitarra); questi ultimi lasciarono la band dopo che Zappa convinse Collins a suonare le sue composizioni, poiché pensavano che non avrebbero avuto alcun successo. E fin qui, la storia sembra la classica origine-di-una-band-rock-and-roll. , un bluesone aggressivo che racconta la storia della rivolta di Watts ( ). Prendendoli per la più recente sensazione di blues bianco, Wilson convince la MGM a produrli. I discografici acconsentono, ma chiedono che cambino il nome in qualcos’altro, dato che Mothers poteva essere inteso come diminutivo di . È interessante, perché, oltre all’ovvio significato come parolaccia, nel gergo dei musicisti americani il (il live degli Stones diretto da Scorsese), come spiegazione a quel usato da Jagger per presentarlo. Lo stesso Zappa, successivamente, ha detto che, pur essendo “anni luce avanti” rispetto alla scena locale, non erano particolarmente eccezionali se si guardava altra gente che girava. La finta lettera di “Suzy Creamcheese” sul retro della copertina di Zappa e soci si mettono quindi al lavoro sul loro primo LP, e dopo aver sentito le prove di Wilson capisce che *forse* non sono esattamente la nuova rivelazione del blues bianco. Man mano che la registrazione procede, però, adora sempre di più i risultati di questi cinque matti, e riesce a far avere a Zappa Peccato che Wilson fosse sotto acidi per una generosa porzione del tempo in cui produsse Freak Out!, e si giocò di fatto la carriera (vincendo) su un album che molto probabilmente percepiva in modo totalmente differente rispetto a com’era in effetti. L’album è di tutti i tempi, realizzato in modo estremamente meticoloso e artisticamente integro: , che in realtà è solo la traccia ritmica di una composizione più ampia, che non trovò posto sull’album perché la MGM si rifiutò di pagare altre ore di studio per registrare gli arrangiamenti orchestrali, ed è perciò sottotitolato “Unfinished Ballet in Two Tableaux” (i due “tableaux” sono “Ritual Dance of the Child-Killer” e “Nullis Pretii (No Commercial Potential)”: nel pezzo c’è al pianoforte, ed è un delirio astutamente e sapientemente pianificato dall’inizio alla fine (la seconda metà è follia pura, e che ci crediate o no è stata concepita senza consumare alcuna droga illegale: Zappa infatti era , e negli anni ha licenziato parecchi musicisti per questo motivo). È ironico che un artista così poco incline ai compromessi come Zappa (che però ai compromessi, molto spesso per ragioni contrattuali ed economiche, dovette piegarsi molto spesso) abbia esordito con un album in cui aveva così poco controllo creativo sul suo materiale rispetto al futuro, eppure al tempo stesso un controllo creativo enorme rispetto a un qualunque suo contemporaneo: come detto, è l’esordio di un’oscura formazione semi-rhythm and blues sperimentale, doppio, che si conclude con una specie di esperimento di musique concréte di dodici minuti, peraltro preceduto da un doo-wop delirante come . Anche questa esperienza fu fondamentale nella formazione dell’etica artistica di Zappa, e lo portò a lavorare in sempre maggiore autonomia, portandolo in tour quasi perpetuo, pubblicando una media di due album (quasi sempre di inediti, anche quelli dal vivo) all’anno nella sua carriera poco meno che trentennale. Zappa va riascoltato e riscoperto ora per capire cosa significa essere veramente liberi. dell’epoca, ed è il primo capitolo di una narrazione che Frank avrebbe proseguito fino alla morte, giunta troppo, troppo presto: la libertà è inutile se non la sappiamo usare. Clicca per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)