Through days of apathy. Cosa sarà della musica?

: già, ma quanto poco? È un po’ questa la domanda che tutti noi ci poniamo da quando è iniziata (darò per scontato che tutti voi sappiate di cosa stiamo parlando): Come sapete, e se non lo sapete sapevatelo, io mi occupo principalmente di per praticamente tutti gli artisti attivi al giorno d’oggi, tra vendita dei biglietti e di gadget – e i da ormai un mese (per comodità, il riferimento è all’Italia, naturalmente, ma stanno chiudendo un po’ dappertutto, in quanto “non essenziali”). Incredibilmente, persino . Dunque, la mia domanda è articolata in tre diramazioni: cosa succede all’industria della musica dal vivo? Cosa succede all’industria della musica su supporto fisico? Come verrà influenzato il nostro modo di consumare musica da questi Naturalmente, il primo settore musicale a venire toccato da questa storia è stato quello della : i concerti di musica leggera sono gli eventi più agglomeranti possibile, ed è naturale che siano stati sospesi per primi (abbastanza assurdamente, direttamente per moltissime band, trasversalmente attraverso i generi. Ora, naturalmente i Rolling Stones si preoccupano poco se il tour viene spostato all’anno successivo: fatto salvo il rischio di morire di vecchiaia e conseguenze delle loro vite scellerate nel frattempo, vivono sereni. I problemi grossi sono per tutte le band tra il piccolo e il medio-grande . E di nuovo, anche qui molto dipende dalla potenza di fuoco: se i forse riescono a sfangarla chiedendo a tutti per favore di comprare il loro disco, e facilmente funzionerà perché il loro pubblico è sufficientemente ampio e sufficientemente affezionato al supporto fisico, a recuperare degli introiti non tamponabili con la vendita dei dischi. la parte più numericamente significativa e importante dell’industria della musica dal vivo : tutti gli operai e gli impiegati che le consentono di funzionare, dall’apprendista montatore di palchi al fonico. , cerca di sollazzare i suoi fan tirando fuori dalla naftalina nastri video d’archivio, come questo spettacolare concerto di Dublino, registrato pochi giorni dopo l’uscita di Quindi ci tocca ascoltare la musica a casa. È risaputo che da anni il mercato del supporto fisico per la musica vada riducendosi, nonostante il ritorno prepotente del vinile sul campo, e persino delle audiocassette ad affiancare il sempiterno CD – che, vorrei ricordare ai molti audiofili fasulli tra voi, in epoca di registrazioni largamente digitali ha una qualità di gran lunga superiore al vinile perchè è un modo poco etico nei confronti degli artisti (che non paga ma è normale, perché nella sua orrenda versione base è gratis) di riprodurre musica, ormai posso trovare praticamente qualunque cosa su Youtube. Persino i all’utilizzo di internet, hanno caricato le loro discografie quasi complete (ti avrò, presto o tardi, Insomma: sembrerebbe che questa parte dell’industria sia trascurabile, eppure non lo è: c’è una minoranza consistente di appassionati che continua a comprarli, i CD, le cassette e i vinili . Con la quarantena, le possibilità si sono ridotte di molto, soprattutto per quanto riguarda . Diversi artisti hanno dovuto posticipare le uscite trovandosi nell’impossibilità di stampare e distribuire il disco, o anche solo scettiche sul far uscire un prodotto che giocoforza . In più, con i negozi chiusi, i dischi vanno ordinati online e fatti consegnare. E se i canali diretti, cioè gli shop online delle band e delle case discografiche, continuano a consegnare – sebbene con tempistiche estremamente dilatate – e non rinnoverà lo stock di dischi fino al miglioramento della situazione. , hanno cominciato ad adattarsi: anche prima della quarantena, i mezzi digitali a disposizione nella nostra epoca consentono di registrare interi album comodamente da casa, e loro ci hanno lungo 17 minuti, che gli ha regalato la sua prima volta al primo posto di una qualunque classifica Billboard (quella per i brani rock pubblicati digitalmente). Per pura coincidenza, nonostante le premesse (cioè: la sua durata) possano apparire grame ai non addetti ai lavori, è un brano La fine della quarantena potrebbe essere il momento in cui ripensare il nostro modo di fruire la musica, ma possiamo cominciare già durante. Se Bandcamp ha trasferito il 100% dei ricavi degli streaming di una specifica giornata direttamente agli artisti, Spotify continua a non pagare. E sebbene , fan, ascoltatori, consumatori, a dover riflettere sulle nostre abitudini, come , quelle che usa per creare le sue classifiche di vendita, quando siamo chiusi in casa, se è l’unico motivo per cui ascoltiamo musica online. Mi spiego meglio: tutti quelli che hanno CD e vinili a casa ma quando escono, vanno a lavorare, vanno a fare sport, la ascoltano in digitale lo fanno perché è più comodo. Hanno tutta – o molta – loro musica in un unico posto: . Però una volta a casa mettono su un CD o un vinile o una cassetta. Una ragione più gretta potrebbe essere che molti posti che fanno andare roba in streaming per circa 8 ore al giorno (avete indovinato: qualunque negozio o ristorante o bar o luogo di lavoro) , e i loro streaming non si sommano più alle graduatorie. La ragione più romantica, però, secondo me, che forse rappresenta una percentuale risibile della flessione ma non per questo meno rilevante, è che più di , di godersela, e per farlo ha deciso che era stufo di sentire le pubblicità di Spotify o Youtube. Qualcuno, tipo il sottoscritto, ha finalmente il tempo di farsi un riascolto cronologico della discografia dei . È complesso cercare risposte a domande su settori molto più rilevanti dell’economia – sebbene la musica faccia parte del mondo della “cultura” che occupa una generosa porzione di lavoratori italiani – quindi figurarsi se ci si scervellerà troppo sulle musichine strane. Eppure, Dovremmo abituarci, forse, chi lo sa, a pagare per sentire un concerto, anche nel baretto del quartiere, anziché avere sempre tutto gratis. Dovremmo abituarci a comprare di nuovo i dischi, o a utilizzare piattaforme di ascolto digitale che condividono eticamente i ricavi. Potremmo riscoprire un valore, quello della musica, che forse stavamo perdendo o forse era cambiato sotto i nostri occhi e le nostre orecchie poco attente. : è il ritorno del mio spirito guida, il personaggio di Jack Black in