Il tacito rinnovo (tra le contestazioni) del Memorandum Italia-Libia

Il tacito rinnovo (tra le contestazioni) del Memorandum Italia-Libia

tra il Governo di Riconciliazione Nazionale dello Stato di Libia e il Governo italiano, con il fine di raggiungere soluzioni condivise per alcune questioni importanti per entrambi gli Stati quali l’immigrazione irregolare, il terrorismo e il contrabbando. Un documento d’intesa firmato dall’allora primo ministro con validità triennale e con rinnovo tacito alla scadenza, il 2 febbraio 2020, per un periodo equivalente, salvo il parere contrario di una delle parti, da esprimere almeno tre mesi prima. da entrambe le parti, in quanto ritenuto violare i diritti umani, rinnovato tacitamente il mese scorso e, dunque, attualmente in vigore per altri tre anni. L’accordo ha lo scopo, tra altri, di limitare l’arrivo dei migranti dall’Africa alle coste italiane, attraverso un potenziamento degli strumenti di controllo libici e il finanziamento dei centri di detenzione, che trattengono i migranti in condizioni disumane e degradanti. Nonostante l’opposizione bipartisan il Memorandum di intesa non è stato revocato, ma sono state proposte alcune modifiche, perché “una riduzione dell’assistenza italiana potrebbe tradursi in una sospensione delle attività della guardia costiera libica con conseguenti maggiori partenze e peggioramento delle condizioni dei migranti nei centri” come il sostegno alle istituzioni di sicurezza e militari (libiche) al fine di arginare i flussi di migranti illegali” “La parte italiana si impegna a fornire supporto tecnico e tecnologico agli organismi libici incaricati della lotta contro l’immigrazione clandestina” e dunque offra il proprio appoggio alla guardia di frontiera e alla guardia costiera libica; Entrambi i paesi implementino il “sistema di controllo dei confini terrestri del sud della Libia”, nonché principale punto di transito dei migranti provenienti dalla parte sub-sahariana del continente africano. L’impegno sia quindi finalizzato soprattutto all’adeguamento e al finanziamento di quelli che vengono definiti “ da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, anche se questi centri sono stati denunciati da diversi attori, , come un oltraggio all’umanità per le condizioni disumane in cui si trovano a vivere i migranti che vi sono detenuti all’interno. , per altro, già note ben prima della firma del Memorandum nel 2017 e, negli anni, drasticamente e progressivamente peggiorate. Le parti si impegnino a proporre, entro “tre mesi dalla firma di questo memorandum, una visione di cooperazione euro-africana più completa e ampia, per eliminare le cause dell’immigrazione clandestina”, impegno che non è stato portato a termine da nessuna delle due parti. la Libia si impegna a impedire il passaggio dei migranti dal continente africano a quello europeo, chiudendo i confini e bloccando i barconi in partenza dalle sue coste, Con questo accordo l’Italia delega quindi alla Libia, un Paese che è considerato non sicuro dalle , la gestione dei flussi migratori, attraverso un processo di esternalizzazione del controllo dei confini, in cui lascia una questione delicata come quella della gestione delle migrazioni in mano ad un e che fa vivere i migranti in condizioni disumane e degradanti, sottraendosi agli obblighi internazionali sulla protezione dei rifugiati e tradendo “i principi cardine della civiltà giuridica e violando la base democratica sulla quale si fonda la pacifica convivenza dei cittadini” come ha sostenuto il presidente dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), l’avvocato Lorenzo Trucco. Sin dalla sua implementazione diversi attori, da entrambe le parti, hanno dunque messo in discussione . Un gruppo di sei giuristi, ex politici e intellettuali libici ha presentato alla Corte d’appello di Tripoli sostenendone l’incostituzionalità. L’elemento contestato è l’assenza di approvazione da parte del Parlamento e il fatto che prevede alcuni impegni assunti dalla Libia sulla questione della gestione dell’immigrazione clandestina che non erano contenuti nel tra l’Italia e la stessa Libia del 2008, al quale il memorandum si ispira. della Costituzione, che prescrive la ratifica da parte del Parlamento di trattati internazionali di natura politica, come quello in questione, mentre la professoressa sottolinea la necessità da parte dell’Europa di “porre il tema della dignità umana al centro delle sue politiche in materia di immigrazione”, sostenendo inoltre che “se l’Italia è al posto di guida […] tutti i governi europei che cooperano con la Libia nel controllo delle frontiere hanno la loro parte di responsabilità per il trattamento di migranti e rifugiati in centri dove si verificano violenze indescrivibili”. che portano alla contestazione dell’accordo riguardano da una parte l’uso del termine “immigrato clandestino” e dall’altra il mancato rispetto dell’obbligo di non-refoulement. Nel primo caso si apre una contestazione molto ampia riguardo all’uso del termine sia da un punto di vista nella misura in cui il termine fa riferimento ad una retorica securitaria che non fa riferimento ad alcuna condizione giuridica. Nel caso del vincolo di non-refoulement l’Italia non rispetta quel secondo cui “a un rifugiato non può essere impedito l’ingresso sul territorio né può esso essere deportato, espulso o trasferito verso territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate”. Domenica 2 febbraio 2020 il memorandum si è automaticamente rinnovato per altri 3 anni, nonostante le proteste e le richieste di vari attori della società civile. Diversi soggetti, infatti, preoccupati per il rinnovo imminente dell’accordo, il 2 novembre 2019 avevano chiesto l’annullamento dello stesso, mentre il Governo italiano non ha mai parlato di abolizione, ma di volontà bilaterale di “più estese tutele ai migranti, ai richiedenti asilo ed in particolare alle persone vulnerabili vittime dei traffici irregolari che attraversano la Libia e per promuovere una gestione del fenomeno migratorio nel pieno rispetto dei principi della Convenzione di Ginevra e delle altre norme di diritto internazionale sui diritti umani”. L’ASGI che il rafforzamento delle autorità libiche tramite l’aiuto italiano ed europeo e che le condizioni all’interno dei centri di detenzione, nonostante gli interventi umanitari effettuati nei tre anni in cui è stato in vigore l’accordo, non sono migliorate e sono tutt’oggi caratterizzate da un alto livello di violenza. che ha dimostrato come “il 30 novembre 2019, il 58% delle persone che avevano tentato di fuggire sono state riportate forzatamente nell’inferno libico” e che i migranti intercettati dalla Guardia Costiera libica vengono rinchiusi nei centri di detenzione in condizioni disumane, dove subiscono torture, stupri e violenze . Inoltre, la guerra in corso nello stato libico ha aggravato ulteriormente le condizioni di vita dei migranti, i quali muoiono continuamente sotto le bombe. ha annunciato che il governo italiano avrebbe mandato al Governo di al-Sarraj una serie di proposte di modifica puntando a un maggior rispetto nei confronti dei diritti dei migranti. Nonostante le modifiche, che devono ancora essere approvate, il memorandum continua ad essere criticato e criticabile , apparendo come un tentativo di “lavarsi la coscienza” da parte della classe politica di un paese che non sa e non ha saputo gestire una crisi migratoria importante, rifacendosi sulle vite di altri.