Iron Foundry: Metallica – S&M 2 (2019)

, ma ho realizzato che l’articolo sarebbe stato lungo il doppio, ma soprattutto sarebbe diventato una tesi di laurea e non una recensione, quindi per quelli di voi che vivono su Marte e non hanno la minima idea di chi siano i Metallica: sono una band metal composta da ) con il bassista storico Cliff Burton, due dischi leggendari ( , quello col basso che non si sente per colpa di Lars, e , quello con “Nothing Else Matters” che conoscete tutti, dai), due curiosi esperimenti ( ), una mezza ciofeca per dei motivi troppo lunghi da spiegare qui ( ) e due album che ci hanno quasi convinti che sono tornati quelli di una volta ( con Lou Reed), ci propongono al cinema il loro concerto con orchestra più recente, del quale vado ora a raccontarvi. Nel 1999, i Metallica decidono che sarebbe una buona idea fare un concerto con un’orchestra sinfonica. L’idea era a bagnomaria da un po’: per la precisione da quando, ai Grammy (sbancati) del 1993, la band si incontra per la prima volta di persona con l’arrangiatore degli archi di “Nothing Else Matters”, (divertentissimo giuoco di parole tra l’acronimo del sadomaso e “symphony & Metallica”), poi diventato un LP e DVD live, registrato nel corso di due serate al Berkeley Auditorium di San Francisco, con l’orchestra locale, la riproponendosi in collaborazione con la San Francisco Symphony in occasione dell’inaugurazione del Chase Center sempre a Frisco. Nel frattempo Michael Kamen è defunto, dunque vengono reclutate altre persone per dirigere l’orchestra e arrangiare i brani. , in un evento unico, l’8 ottobre negli Stati Uniti e il 18 ottobre in Italia. Pur non essendo un fan sfegatato, apprezzo parecchio i Metallica, e proprio il primo è uno dei miei loro album preferiti, dunque non vedevo l’ora di vedermi il suo sequel, per di più al cinema! La proiezione comincia con i quattro che ci augurano di fatto buona visione, e Kirk ha palesemente appena fumato delle sigarette divertenti. Dopo il racconto di quello che fa la della band (fornisce fondi a chi non può permettersi formazione, scolastica o professionale: uno scopo nobile, seppur chiamato con il titolo di uno dei pezzi più brutali della band – ma sto divagando), finalmente si avvicina l’inizio del film. Non prima di un riassunto di come siamo arrivati fino a qui, la presentazione dei personaggi coinvolti, eccetera. Finalmente, a quasi 10 minuti dall’inizio della proiezione, si comincia. , entra in scena e parte “The Ecstasy of Gold” di Morricone, introduzione dei Metallica da ormai moltissimi anni, che diventa poi, con l’arrivo dei quattro, “The Call of Ktulu”, come la prima volta. Diventa subito evidente che, per Outwater, questo concerto sarà : quando sei il direttore di un’orchestra, tra i tuoi compiti c’è inevitabilmente . Anche se sei un batterista, il tuo compito è, di base, e persino io che non sono un musicista mi rendo conto che suona senza alcuna tecnica (se non la sua, cioè e, soprattutto, per essere riuscito a far andare comunque a tempo l’orchestra per più di due ore. Si prosegue con la splendida “For Whom the Bell Tolls”, e qui emerge un altro problema: questa roba non è fatta per essere messa in scena al cinema. L’impianto audio di un cinema non è equalizzato per un concerto metal con l’orchestra, e la godibilità della performance ne risente. La band, però, è (a parte Lars – ma è un concetto che do per spiegato e dunque non lo menzionerò più), e picchiano tutti come fabbri. A questo punto, comincia il fulcro del concerto, che diverge in maniera sostanziale dall’originale per molteplici motivi, e ha che fanno pensare che non bisogna ancora dare per morti (artisticamente) i Metallica. Si prosegue con uno dei brani migliori di Death Magnetic, , con James in forma stupenda e un arrangiamento ottimale, per poi cacciare la prima bomba, già chicca sull’originale: , trasformata in inno da stadio proprio su S&M, togliendole l’aura tamarra che aveva su Load. Curiosamente, quando James introduce l’assolo di Kirk con un grugnito “Mr. Hammett!” le telecamere inquadrano la qualunque, tranne mr. Hammett. Si cavalca attraverso un paio di brani dall’ultimo , “Confusion” e l’ottima “Moth Into Flame” (con dei curiosi sottotitoli che traducono le immagini sugli schermi a LED che sovrastano il palco). Un’altra chicca con l’epica anch’essa già presente sull’originale, per poi andare su “No Leaf Clover”, uno dei due inediti di (non particolarmente memorabile, va detto). Il primo set si chiude con un terzo brano da , la fiammeggiante “Halo On Fire”. Dopo una brevissima pausa, il direttore musicale Michael Tilson Thomas sostituisce Outwater alla direzione dell’orchestra per eseguire un brano dalla . Con questo secondo brano si vede chi, nella band, è davvero un musicista. Per quanto Hetfield sia a suo agio, infatti, : Hammett suda sette camicie per prendere le note giuste, e . Nonostante il danese, comunque, l’esperimento riesce molto bene, diventando una delle parti più interessanti del concerto. che i Metallica (o gli arrangiatori, o entrambi) hanno avuto: la prima è , che rende davvero giustizia al brano e alla splendida voce di Hetfield, che con l’età ha perso un po’ di cattiveria ma ha guadagnato in sentimento . Per qualche motivo un tizio del management si aggiunge come quarta voce. Si prosegue con un momento commovente: il primo contrabbasso dell’orchestra, Scott Pingel, esegue la leggendaria , un assolo di basso di Cliff Burton da Kill Em’ All, raggiunto sul finale anche da Lars (“ Meno male che ho le cuffie isolanti col metronomo!” avrà pensato il povero Pingel). Parte infine la raffica conclusiva di classiconi: “Wherever I May Roam”, “One”, e le cannonate . Il problema principale di questo film è il confronto con l’originale, e , che è sullo stesso livello se non meglio (per dirne una: con Trujillo il basso ha tutto un altro spessore, non per differenza di tecnica – Newsted era un mostro come lui – ma perché per qualche motivo Hetfield e Ulrich gli consentono di tenere un volume sufficientemente alto da poter essere goduto appieno). era probabilmente il nome più riconoscibile di tutta la storia del rock in termini di connubio orchestra/band: per dire una sola cosa, ha curato gli arrangiamenti orchestrali di , si sente: gli arrangiamenti non sono piacevoli orpelli, aggiungono sempre qualcosa alle già potentissime composizioni dei Metallica. Basta sentire quello di “Master of Puppets” (al link qui sopra), probabilmente il brano più iconico in assoluto dei Metallica, reso ancora più epico da Kamen. E qui questi disgraziati non solo l’hanno cambiato radicalmente, ma l’hanno radicalmente! Gli archi che eseguono le stesse parti delle chitarre! Ugh! Come accennavo prima, però, per un giudizio definitivo attendo di ascoltare il concerto su un impianto audio pensato per ascoltare la musica e non i film, così da poter capire se il problema sono i mix, gli arrangiamenti (quello nuovo di “Master of Puppets” è criminale, e questo lo posso già decretare) o (come credo) l’equalizzazione delle casse del cinema. come la fonderia che apre il secondo set (inserire commento su Lars che non va a tempo qui), e James è in formissima, oltre che alle corde vocali anche a quelle della chitarra, che sbudella spesso e volentieri, dimostrandosi anche un validissimo chitarrista solista. un bel film, con scelte registiche che valorizzano la performance e l’immenso Chase Center addobbato per l’occasione, e ha una scaletta virtualmente perfetta (personalmente ho sentito la mancanza solo di più che sui classiconi. L’assenza di Kamen si sente, e questo secondo esperimento difficilmente resterà nella memoria dei fan come il primo: di certo non è adatto a chi non conosce la band (per quello ci sono i dischi in studio), ma è una chicca non da poco per gli impallinati e per chi vuole ascoltare i Metallica offrire qualcosa di diverso dal solito, in molti modi diversi.