Joker è veramente il film dell’anno? Assolutamente sì!

questa la domanda che ci si chiede sui social da settimane. Il film di , è uscito lo scorso giovedì tra fan entusiasti e polemiche. Premiato come miglior film al . In città c’è aria di rivolta: sciopero della nettezza urbana che lascia gironzolare indisturbati topi enormi nelle strade, taglio dei fondi per le strutture di assistenza sanitaria e persone stanche di subire ingiustizie. Tra queste c’è , che fin dall’inizio del film viene derubato, pestato e deriso. dice Arthur mostrando un bigliettino che porge per giustificarsi: il protagonista è un aspirante comico che soffre di una non precisata malattia psichica che lo costringe a scoppiare in una risata che vi risuonerà nelle orecchie per giorni. Vive in casa con una madre bisognosa di cure, – magnate di Gotham e neo candidato sindaco della città – che per motivi di immagine sociale ha sposato un’altra donna con la quale ha un figlio, Bruce Wayne (Batman). Gli unici momenti di felicità che Arthur sembra avere sono davanti allo schermo della tv, in particolare per il suo idolo , sua vicina di casa. Nonostante Arthur cerchi di resistere alle angherie subite quotidianamente, qualcosa dentro di lui si spezza definitivamente quando il sistema sanitario interrompe la fornitura di medicine. Il film inizia proprio qui. Il continuo rifiuto e abbandono da parte della società lo spingono a una vita criminale, in cui il protagonista riconosce la propria vera identità e dà sfogo alla sua follia, Un uomo solo, deriso da tutti, il cui unico sogno è soddisfare le aspettative della madre e riuscire a far ridere conquistandosi un posto in uno show televisivo. Fin dai primi minuti, grazie alla geniale interpretazione di Phoenix, ci è chiaro che , ma un personaggio commovente che lotta per essere ascoltato. “ Il lato peggiore della malattia mentale è che la gente vorrebbe che tu ti comportassi come se non l’avessi ”, scrive nel suo diario Arthur – figlio di una società, quella americana, dove non sembra esserci spazio per il concetto di malattia, ma che inserisce nella sua Dichiarazione di Indipendenza come uno dei diritti inalienabili dell’uomo. A me i personaggi ispirati ai fumetti piacciono perché hanno problematiche reali, le stesse che abbiamo noi. . Non ha padre, non ha amici, è ansioso, depresso, un lavoro infimo. Ha subito dei traumi ed è stato anche abusato da bambino. Ha tutti i problemi di questo mondo. Non è stato né piacevole né facile entrare nella sua testa, ma sono orgoglioso di averlo conosciuto tra il personaggio e il protagonista si crea una sorta di empatia che porta a domandarsi: “E io cosa avrei fatto al suo posto? Avrei reagito come lui?”. una fragilità d’animo che sfocia in una risata – prima stridula, poi disperata e infine soffocante – ma in alcune scene danza in modo così leggero che sembra sollevarsi dalla tristezza del mondo di cui è “vittima”. Ecco la vera bellezza del film. Il mio Joker ha dei movimenti un po’ meccanici, un modo di gesticolare e muovere la testa che denota un’arroganza quieta prima della tempesta ”, ha spiegato Phoenix, aggiungendo di essersi ispirato allo spaventapasseri de – personaggio che risplende attraverso la danza e la musica. I toni sono lenti e trascinati, capaci di esprimere un’angoscia e un’ansia uniche. Insomma, anche la musica – firmata dalla violoncellista islandese La bellezza della fotografia, della musica e della regia passano in secondo piano sia per la magistrale interpretazione di Phoenix, sia perché la discussione su Quando avviene davvero la mutazione da Arthur a Joker? Nel momento in cui gli viene data una pistola, un mezzo con cui vendicarsi di una vita ingiusta e difficile . Le principali catene di distribuzione cinematografica hanno infatti annunciato che rafforzeranno il divieto di indossare maschere e costumi e di portare armi giocattolo alle proiezioni del film, per ragioni di sicurezza, nonostante la Warner Bros – distributore del film – abbia ribadito che Joker Quanto è facile che le armi finiscano nelle mani sbagliate? E quanto è difficile distinguere i ruoli utilizzando la lotta di classe come mezzo per aizzare le folle e giustificare la violenza? Il passaggio da vittima a carnefice accade nel tempo di premere un grilletto. Bastano pochi secondi. è un film che parla della e alla società statunitense (e non solo) di oggi. Non racconta le gesta di un pazzo, ma parla proprio di quelli che la complessità non la guardano in faccia ogni volta che la incontrano per strada. così, nella negazione, che il film si trasforma in politico e la follia di un uomo in lotta sociale. Una società in cui il tanto desiderato “sogno americano” si tramuta in ansia da prestazione, in alienazione dell’individuo e in perdita di empatia verso l’altro. Il film resta un capolavoro geniale, soprattutto perché lascia un ampio di riflessione, e ci auguriamo che Joaquin Phoenix riceva un meritatissimo Oscar.