Inno del perdersi: “Sognando Elvis” di Veronica Carratello

Inno del perdersi: “Sognando Elvis” di Veronica Carratello

Avete presente quel numero di Dylan Dog in cui al protagonista della serie viene mostrato il mondo ipotetico in cui lui non è mai esistito? In quell’universo parallelo il suo assistente Groucho è un comico da bar di quart’ordine che, struccato, si scalda una roba al microonde a tarda notte. Nonostante non riesca a ricordare quale fosse il numero in questione (forse uno speciale di Natale?), non dimenticherò mai il terribile senso di disagio che si sprigionava dal volto del non-più-Groucho. Privato della sua identità elettiva, l’assistente si rivelava come un uomo grigio, chiunque, in-identificabile. Sotto la maschera, niente. da questo vuoto di identità fa scaturire il suo racconto. La storia di Carlo, impiegato sociopatico e ipocondriaco, vittima delle angherie dei colleghi più fighi di lui, sembrerebbe non poter andare da nessuna parte. Questo, finché una sorta di spirito guida di Elvis Presley non lo spinge a una coraggiosa impresa: andare a Parkes, Australia, al raduno mondiale di fan e impersonatori del Una serie di sfortune e imprevisti guideranno Carlo in un’avventura per lui senza precedenti, costringendolo ad allentare la morsa con cui stringeva la sua stessa vita. , e la Carratello (alla sua quarta pubblicazione) è molto brava nel guidarlo in questo road trip alla ricerca di se stesso. , anche se a volte l’eclettismo del tratto arriva quasi a stufare. Ma non è sicuramente un caso che un fumetto che parla di identità giochi proprio sul camaleontismo e sui cambi di segno, e il disorientamento è da mettere in conto. Basta non smettere mai di camminare, e da qualche parte si arriva.