I meme sono arte?

” secondo gli influenti astrologi di Internet, allora il 2017 è indubbiamente il momento ufficiale della loro si sta ormai rivelando come uno tra i più recenti e capitali peccati accademici. Liquidare ‘ L’inesorabile accusa di riduzionismo grava sui tentativi di riportare il fenomeno memetico alla seppur ricca dimensione di un ” hanno innescato un’eruzione di studi accademici incentrati sullo svisceramento della natura dei Su gruppi Facebook memeticamente orientati, si sta costruendo una vera e propria , una disciplina eclettica che unisce trasversalmente semiotica, filosofia e studi sociologici dei fenomeni dell’era digitale, attivamente impegnata nella definizione delle , orientata a svincolarli dallo statuto di ironie digitali e trasformarli in strumenti di riflessione sulla creatività contemporanea. E più i vengono inclusi legittimamente nel pantheon dei prodotti culturali, più la parola degli interventi eruditi con la stessa baluginante evidenza delle carni di Moby Dick nell’Oceano Pacifico. nell’orbita dei prodotti artistici. Mentre nelle gallerie cominciano a comparire esposizioni /arte, inizialmente genericamente basata sul riconoscimento di assonanze formali, si è progressivamente specializzata in una ricostruzione storica del valore estetico dei fenomeni memetici. e si associano le goliardiche provocazioni memetiche alla riflessione sull’assurdità dell’esistenza dei si esteticizzano ed hanno diritto ad una propria storia dell’arte, che ne categorizza gli stili in epoche evoluzioniste, con un tutto metafisico e vasariano che ricalca brutalmente teorie che sembrano basate sulla lettura estensiva di alcune sono ascritti in un torbido territorio estetico che li accomuna concettualmente alle connessione fra creatori e consumatori dei prodotti artistici è altamente promiscua . Capaci di coinvolgere il loro pubblico dotato di fibra e di una basilare conoscenza di Paint all’interno del loro processo generativo, i artistico dall’accessibilità indifferenziata alla modificazione dei loro contenuti. L’interattività e l’hackerabilità dei prodotti memetici li identificherebbero come gli ideali eredi delle radicali artistiche degli anni ‘60, impegnate nella riscrizione del concetto di arte verso il dell’opera d’arte, annullando definitivamente le trivialità romantiche dell’autenticità e dell’originalità come canoni estetici. I smitizzerebbero l’arte tradizionale, fondando un nuovo tipo di creatività 2.0 che accomunerebbe finalmente in maniera indissolubile l’arte al suo pubblico, in una sorta di ciclico onanismo di produzione e riciclo, creata e consumata dalle stesse categorie di utenti. Per l’estetica digitale, i sono un’arte di cui tutti potranno appropriarsi, opere capaci di rendere chiunque un po’ artista e nei cui reinventabili contenuti ognuno potrebbe arrivare a proiettarsi, ricostruendo finalmente un legame empatico a lungo minato fra opere d’arte contemporanee e i loro pubblici. ricercano una carriera virtuale come i prossimi artisti d’avanguardia del XXI secolo. In un momento storico in cui la dicitura “artista” accompagna profili Instagram di rampanti e benintenzionanti il cui apporto artistico alla categoria resta ancora di dubbia valutazione, nei meandri della rete le menti creative alla base dei cominciano a proclamarsi come gli iniziatori di un originale ed innovativo movimento artistico digitale. Auto-investitisi della missione per l’emancipazione dell’arte dai gravami censori del passato , rivendicando in maniera altisonante l’inaugurazione di un’arte totale, troll e disimpegnata. Per promulgare la genuinità estetica dei meme si creano thread di critica d’arte su , in cui gli users discutono più o meno dogmaticamente Kant e Adorno, e in cui la definizione di arte utilizzata in contrapposazione alla nuova avanguardia memetica è talmente reazionaria da far sembrare Benedetto Croce un benevolo rivoluzionario. Gioiosamente dimentichi di circa un secolo di produzione artistica, i costruiscono una mitografia personale in cui si identificano come i leggendari eredi delle sovversioni di Duchamp, paladini di un’estetica sovversiva e drammaticamente in anticipo sui tempi. come democratizzanti artisti ancora incompresi è compromesso dalla ferocia reazionaria del loro atteggiamento di fronte alla “massificazione popolare” dei meme: ed i contenuti dei meme verso i non nerd/non addetti ai lavori. Teoricamente paladini del pro-plagiarismo più sfrenato, i sono in realtà impegnati in battaglia etica ed intellettuale contro gli interventi troppo espansivi di appropriazione delle loro creazioni da parte dei normies: sono i custodi indiscutibili di un canone memetico di originalità e autenticità da cui deriva automaticamente la valutazione sulll’artisticità del meme. I , più che come gli originali creatori dell’opera memetica, si comportano come i suoi censori, Il passaggio dei meme dai forum alle pagine tematiche di Facebook è vissuto dai dei loro capolavori che ne compromette insanabilmente l’artisticità. È la contraddizione forse più lacerante di un linguaggio che si proclama universalmente aperto pur essendo così profondamente refrattario alla condivisione . L’obiettivo dei meme-esteti come comunità elitaria e snobista è quello di far riconoscere i meme come appartenenti esclusivamente alla loro cultura, alla loro classe d’origine. La presunta democratità di una simile arte è una seducente chimera: i meme restano un’arte di classe. Anche prescindendo dalla mancata realizzazione dei meme come “l’arte per tutti”, non si può affermare che la cosiddetta arte memetica stia realizzando un percorso remotamente strabiliante. Le supposte originalità dei meme sviluppano ricerche artistiche non tanto già esplorate, ma forse ormai non più pienamente attuali. In un mondo in cui il citazionismo e l’eclettismo sono ormai la base di qualsiasi fenomeno anche solo remotamente culturale, i meme sembrano, più che parassitare l’arte e reinventarla in termini originali, . In un certo senso, sembra che sia la dichiarata ostinazione dei meme a voler essere considerati come arte a soffocarne le potenzialità espressive più interessanti, a renderli principalmente Click to share on Facebook (Si apre in una nuova finestra) Clicca per inviare l’articolo via mail ad un amico (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)