Dopo il referendum, è tempo per un Kurdistan indipendente?

Dopo il referendum, è tempo per un Kurdistan indipendente?

è una piccola regione al Nord dell’Iraq, comprendente le tre province di Dohouk, Erbil e Soileymanieh, – in seguito alla riforma della costituzione irachena nel 2005 – con le proprie istituzioni governative, il controllo diretto delle frontiere con Iran e Turchia, un proprio sistema educativo, nel quale l’unica lingua utilizzata è il kurdo, con un proprio esercito chiamato “Peshmerga” e delle forze di polizia regionali cogestite insieme al governo centrale iracheno. , sotto l’occhio attento di tutta la comunità internazionale, proprio in questa piccola regione si è svolto il della regione del Kurdistan Iracheno e di alcune aree limitrofe a maggioranza kurda, come la regione di Kirkuk, città riconquistata allo Stato Islamico che avrà, almeno secondo le intenzioni dell’attuale governatore locale, Negim Al Din Karin, “uno status speciale con il Kurdistan indipendente, basato su una partnership genuina” , capo del partito democratico del Kurdistan (PDK) e presidente della regione, meglio conosciuta come Iraqi Kurdish Regional Government (KRG), si proponeva come una consultazione referendaria per la popolazione della regione e anche per le aree limitrofe, ora a maggioranza kurda in seguito all’avanzata portata avanti contro lo Stato Islamico. Nonostante il fatto che il referendum sia stato solamente consultivo e le ripetute rassicurazioni di Barzani sia verso la minoranza cristiana sul territorio che verso il governo centrale di Baghdad relativamente alla mera volontà consultiva e non effettiva verso l’indipendenza, “Vuoi che la regione del Kurdistan e le aree kurde al di fuori dell’amministrazione regionale diventino uno stato indipendente?” La risposta della popolazione kurda, che ha raggiunto un’affluenza alle urne del 78%, è stata quasi unanime, con il e solo un 8,17% di contrari, secondo i dati condivisi dall’agenzia di news : per quanto riguarda la politica interna della regione ed irachena, il voto positivo è infatti utile a Barzani per rafforzare la legittimità kurda sulla scena internazionale e per avere una nuova posizione nelle trattative con il governo centrale di Baghdad. Inoltre, l’esito positivo del referendum servirà a Barzani per ottenere una nuova legittimità come leader politico di un possibile Kurdistan indipendente e per rilanciarsi come leader politico , nelle elezioni già previste per l’inizio di novembre, all’interno di una regione nella quale ha evitato di convocare il parlamento regionale a chiedere la sospensione del referendum al fine di indagare la costituzionalità del voto , dal momento che la costituzione irachena non esplicita la possibilità di un referendum indipendente dal parlamento. Le tensioni, tuttavia, non si limitano solo al campo politico-costituzionale, ma sembrano derivare anche da tra un (ancora poco) possibile Kurdistan indipendente e il governo di Baghdad. Un esempio di queste tensioni economiche è strettamente legato alla città di Kirkuk ed alle zone limitrofe, , che sono molto legati alla popolazione kurda ed alla causa di uno stato indipendente del Kurdistan. Essendo la regione un punto altamente strategico, la decisione di tenere un referendum sull’indipendenza e l’effettivo voto favorevole del popolo del Kurdistan Iracheno hanno ottenuto il tranne Israele, che si è schierato a favore di un Kurdistan indipendente ancora prima che le votazioni avessero luogo –, compatta in favore dell’unità statale dell’Iraq. Da un lato, i governi di Iran e Turchia si sono mostrati estremamente preoccupati nelle ore precedenti al referendum, con la regione la mattina del voto e, per quanto riguarda la Turchia, di La preoccupazione e le misure prese da entrambi i paesi sembrano svelare il timore di possibili referendum futuri organizzati dalle minoranze curde più che quella nei confronti di un Kurdistan geograficamente definito ed indipendente. In particolare, le reazioni della Turchia dovrebbero far preoccupare fortemente il neonato Kurdistan di Barzani per il fatto che il governo di Erdogan è stato, ed è tuttora, uno dei principali investitori nell’economia locale della regione : la scelta di portare avanti la procedura referendaria sta mettendo a rischio il rapporto amichevole tra i due leader, e che teme una deriva nazionalista e fortemente autoritaria, forse non a torto, del futuro governo Barzani. per il timore che un evento simile, indipendentemente dal risultato, potesse messo a rischio la coalizione anti Stati Islamico, proponendo la continuazione delle trattative con il governo iracheno e sottolineando l’attaccamento all’integrità statale dell’Iraq, sebbene molti attori secondari, come gruppi parlamentari e associazioni si siano dette favorevoli al referendum consultivo. , però non sembra probabile che si possa creare a breve un vero e proprio stato kurdo indipendente, quantomeno per non inasprire i rapporti già tesi con la Turchia di Erdogan, quanto sembra più plausibile che il sostegno ottenuto da Barzani venga sfruttato per le prossime elezioni e per ottenere più concessioni dal governo centrale. Sicuramente la vittoria schiacciante del sì a questo referendum ha portato grandi festeggiamenti tra tutte le minoranze kurde sparse per il Medio Oriente ed è stato già sostenuto anche dai militanti per un referendum simile in Catalunya: la speranza, per ora, è che la piccola regione del Kurdistan iracheno non diventi una regione autonoma controllata in modo autoritario e antidemocratico da Barzani, speranza che, sebbene sarà necessario aspettare le elezioni di Novembre per comprendere, sembra flebile. [L’immagine di copertina è stata scattata da Safin Hamed per AFP e pubblicata su The National] Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)