L’iconoclastia soft degli anti-Trump

L’iconoclastia soft degli anti-Trump

americane, potrebbe apparire poco coerente col dibattito contemporaneo. Eppure, anche concentrarsi sull’ e sulle reazioni di cui sono oggetto durante azioni di protesta e contestazione non è materia da escludere dal discorso politico attuale: è tematica esplicita anche nei recenti fatti di Non amiamo particolarmente applicare il concetto di iconoclastia a contesti politico-sociali spiccatamente riemergono prepotentemente ogni volta che si ripresentano determinati schemi comportamentali. L’iconoclastia all’interno delle società democratiche contemporanee rimane un tabù, un fenomeno scomodo con cui confrontarsi. È l’idea stessa di iconoclasmo che riesce a mettere in crisi la strutturazione (che si vorrebbe il più possibile razionale) della società, macchiandone la facciata di pubblica rispettabilità di fosche tinte semi-barbariche. Quando nominiamo l’iconoclastia, cerchiamo di limitarla il più possibile alla sfera degli sono stati completati alla fine degli anni Ottanta, quando il termine della Guerra Fredda e la caduta del muro di Berlino riportarono prepotentemente sulla scena la questione degli iconoclasmi, specificatamente di natura politica. Sebbene l’origine del termine iconoclastia risalga ai conflitti religiosi dell’VIII d.C, scatenatesi attorno alla legittimità o meno dell’utilizzo di immagini per rappresentare la divinità, è ormai diventato un concetto largamente applicato anche al contesto del dissenso politico. La riqualificazione del termine è avvenuta durante la , che ha fortemente deviato l’azione iconoclasta sui simboli legati all’ideologia Le immagini vittime degli iconoclasmi politici sottolineano di riflesso l’importanza fondamentale delle icone pubbliche, dei simboli in cui una nazione si riconosce e da cui decide di essere rappresentata. Non a caso, i fenomeni più recenti di iconoclastia politica sono numerosi e principalmente non ha avuto un’importanza secondaria nel rafforzamento dell’ideale di autonomia delle colonie. e non caratterizzata da una portata distruttiva tale da risultare eccessivamente scioccante. La maggior parte dei monumenti infatti, , per non creare disagi.  È nei momenti in cui la È pur vero che anche quando la soppressione viene operata istituzionalmente il risultato visivo dell’operazione ricalca paradigmi visuali appartenenti alla tipologia classica dell’iconoclastia politica, anche se decisamente più disciplinata. In aggiunta ai parallelismi visuali, sono le stesse parole di condanna di Trump a caratterizzare il fenomeno come iconoclastia il presidente riecheggia antiche accuse a simili manifestazioni di insofferenza sociale. Il definire la rimozione delle statue dei Confederati come un attacco alla A prescindere dalle variegate differenze di contesto che caratterizzano i singoli episodi, questi fenomeni emergono di solito in seno a L’iconoclastia è stata spesso lo strumento pubblico di rivolta per gruppi sociali in cerca di maggiori possibilità di visibilità e riconoscimento, caratterizzandosi com Questo quadro socio-politico richiama visibilmente la natura dei conflitti sociali che si svolgono attualmente negli USA, rendendo più che mai attuale una metodologia di protesta incentrata sulle immagini, in particolari quelle pubbliche e dedicate alla rappresentazione della storia nazionale. Gli Stati Uniti sono una nazione che ha storicamente fondato la sua legittimità e il suo nazionalismo su impianti visuali fortemente caratterizzati e pervasivi. la celebrazione in scala monumentale del contenuto di articoli della Costituzione sono solo alcuni esempi di un sistema iconografico su scala nazionale ad utilizzo propagandistico. L’intera ideologia culturale americana si esplicita attraverso . Questi stessi conflitti sono però stati, storicamente, anche gli eventi fondativi dello stato americano come . Si tratta di una schizofrenia culturale ed identitaria che si esprime chiaramente proprio negli spazi pubblici e nelle immagini che vi sono accolte. Le statue dei Confederati, nate attraverso una totem apotropaici dell’estrema destra, usati per allontanare la possibilità dell’uguaglianza civile. Attraverso questi stratagemmi visuali, i suprematisti bianchi manipolano la memoria storica, celebrando trionfalmente ed inserendola nel tessuto urbano di una nazione che non hanno contribuito a creare. Questi memoriali , ma veri e propri strumenti ideologici tesi a resuscitare ideologie di oppressione e violenza. L’America è una nazione che si nutre di simboli e la presenza di queste celebrazioni revisioniste in luoghi pubblici ribadisce che le pretese del razzismo e del bigottismo sono ancora Non sorprende allora che il corrente movimento di opposizione a Trump senta di necessitare di iconoclastie anti-establishment. D’altronde la contro l’attuale Presidente americano è un conflitto che si svolge fin dal principio soprattutto sul di elementare, efficace crudezza. L’insofferenza scaturita dall’impotenza politica conduce a recuperare modalità di protesta che si riallacciano ad una tiepida versione della in cui la rimozione e la cancellazione delle immagini venivano brandite come armi per delegittimazioni simboliche di ideologie non condivise. In mancanza di altri spazi di visibilità, l’espressione di un’opposizione al corrente regime politico passa anche attraverso un ripensamento radicale della rappresentazione pubblica della storia americana, che sembra al momento piuttosto impegnata ad esasperare i disequilibri socio-culturali della nazione. . Uno dei problemi sostanziali delle iconoclastie politiche è sempre stato non è sufficiente a instaurare una nuova consapevolezza critica della memoria storica, ma rischia piuttosto di risultare come un’estirpazione artificiale e coercitiva. Il vero atto iconoclasta, per parafrasare dell’immagine rischia solamente di aumentare la percezione del gesto iconoclasta come atto punitivo tout court, quasi incoraggiando una ricerca e una celebrazione feticistica dell’oggetto scomparso. Rimuovere le immagini di un passato scomodo può essere catartico, ma non esorcizzarne criticamente il contenuto sarebbe una sottovalutazione iconografica di Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)