“Non odi il lunedì, odi il capitalismo!”
Ecco, ora proviamo a coniugare questi sei punti con una frase che tante volte avete sentito pronunciare dal vostro capo: “Il business viene sempre prima di tutto”. Questo speciale è dedicato al diritto alla salute, proviamo dunque ad analizzare la frase nel suo contesto. Parlare del diritto alla salute mentale è diventata una priorità, se non si vuole rischiare di rimanere schiacciati da un dinamismo, prerogativa della società globalizzata di oggi, che alla lunga risulta minaccioso per i nostri equilibri psico-fisici. verso il datore di lavoro e i clienti, con un conseguente aumento delle mansioni da svolgere. La nostra testa deve essere sempre “sul pezzo”, e il margine di errore si riduce drasticamente, specialmente nelle aziende dove il salario si determina in base anche alla qualità delle prestazioni offerte. non si riesce a staccare la spina nemmeno quando ritorniamo a casa. Magari i risultati a lavoro non sono stati all’altezza delle aspettative, e allora cominciamo a pensare: “non valgo niente”, “ma perché sbaglio sempre?”, o magari proviamo finto disinteresse: “tanto, anche senza di me, i miei colleghi sono in grado di fare il lavoro”. Più lo stress si accumula, più rischiano di nel mondo esterno all’ambiente lavorativo, più vengono meno i punti che definiscono il concetto di salute mentale, come “sfruttare le nostre capacità”, “far fronte allo stress quotidiano” o “fornire un contributo alla nostra comunità”. nel 2010 metteva in luce come la tutela della salute mentale sul posto di lavoro fosse un tema difficile da affrontare in quanto rappresentato come che, se svelato, avrebbe potuto mettere a repentaglio il posto di lavoro. La depressione, l’ansia e i disordini bipolari derivanti dalle condizioni lavorative suggerivano alle aziende di incrementare gli investimenti verso la tutela della salute mentale. Come siamo messi dopo 7 anni? Secondo questo : molti lavoratori affetti da problemi alla salute mentale sono incoraggiati direttamente dai loro responsabili a ottenere un supporto psicologico che li guidi attraverso le varie fasi della terapia. Il manager ha a cuore la salute dei dipendenti perché un lavoratore dalla tenuta mentale solida significa per l’azienda una sicura fonte di profitto, con meno giorni di malattia sulle spalle i quali significano meno ore lavorative andate in fumo. Lo stesso assenteismo può essere collegato allo stress e alla depressione , come la richiesta di ottenere assegni di invalidità. Gli stessi manager possono essere soggetti ad un alto tasso di stress dovuto alle numerose responsabilità di cui si devono fare carico. L’esperienza, teorica e biografica, dell’intellettuale inglese Mark Fisher può insegnare molto. Qui trovate una traduzione in italiano del suo intervento “Buono a nulla” ( ). Fisher racconta i malanni mentali del lavoratore (culturale, ma non solo) contemporaneo afflitto da depressione. Una depressione, la sua, “sempre legata alla certezza di essere, letteralmente, buono a nulla”. Quello che Fisher vuole far capire è che il nesso tra questa patologia e il mondo esterno, nello specifico la politica del lavoro del terzo millennio, esiste ed è diretto. Secondo lui, “la causa più probabile di tali sentimenti di inferiorità” è “ Risultato: qualcuno riesce a farti pensare di non essere la persona adatta nel ruolo adatto, sul lavoro. E tu finisci col convincertene. Nelle parole – – del suo collega critico musicale Simon Reynolds, Fisher sosteneva che la pandemia di angoscia e problemi mentali che affligge il nostro tempo non può essere né adeguatamente compresa né efficacemente curata Si tratta invece di sintomi diretti di politiche senza cuore e senza futuro, a partire dal precariato e della flessibilità lavorativa, passando per l’erosione della solidarietà di classe e dei sindacati, finendo col messaggio, fatto proprio da partiti politici e media, che, come diceva la Tatcher, “non c’è alternativa” al capitalismo manageriale. Mark Fisher si è ucciso lo scorso gennaio a 48 anni. Come possiamo prenderci cura del nostro benessere psichico in un mondo lavorativo che richiede sempre più prestazioni e sempre più efficienza? Nel sempre più liquido e flessibile mondo dei servizi, anche le classi lavoratrici diventano sempre più liquide e soggette al : questo intralcia il funzionamento di strumenti utili per l’inclusione sociale, come , che può rivelarsi un argine di prevenzione. Questo non significa provare a costruire un ambiente lavorativo più attento alla salvaguardia del nostro benessere e dei nostri bisogni. Le discussioni e le decisioni in materia di salute mentale non devono solamente essere calate dall’alto, ma gli stessi lavoratori (sottoscritto compreso) dovrebbero sviluppare strategie volte alla oltre a non sacrificare le gioie che una pausa pranzo o caffè possono dare. Può essere un esempio stupido, se non addirittura una cazzata da fricchettoni Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
