Noi nati negli anni Novanta che guardiamo “1993 – La serie”

Noi nati negli anni Novanta che guardiamo “1993 – La serie”

Mani Pulite è diventato un’indagine sul sistema, e il sistema sta già creando gli anticorpi. – e il conseguente passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica – non è stata altro che una , sui libri di storia a scuola e all’università, dai racconti di tuo padre, dalle trasmissioni politiche che, grazie agli anni d’oro del , si nutrivano proprio del male che denunciavano, ricordandone gli attori protagonisti. Essere nati agli inizi degli anni Novanta vuol dire aver preso coscienza del mondo nella società dell’intrattenimento televisivo, del messaggio pubblicitario, del calcio miliardario e del valore dell’appartenenza. Appartenenza, per l’appunto, a un sistema di valori, a un insieme di persone, all’ , dove l’universo valoriale di una persona si restringe sempre di più all’individuo in sé; principio che sta pian piano cambiando la politica ma che, se vogliamo, trova le sue radici proprio agli inizi degli anni Novanta, agli albori di quello che è diventato poi il grande tabù dell’era che i libri di storia definiranno – e definiscono già  – – mi ha affascinato ancora di più. Studiare Scienze Politiche all’Università ti porta necessariamente a cercare di capire le dinamiche politiche e giudiziarie di quegli anni, nei quali un sistema corrotto veniva soppiantato lasciando poi spazio, ironicamente e paradossalmente, a qualcosa di simile e forse più complesso ed evoluto. Ma, quegli anni di Tangentopoli riecheggiano nella nostra mente come qualcosa che abbiamo vissuto ma non pienamente compreso . Non è come studiare il “giolittismo”, la nascita della Repubblica o gli anni del terrorismo politico: eventi lontani che hanno formato i caratteri dei nostri nonni e dei nostri genitori. Durante Tangentopoli noi c’eravamo ma allo stesso tempo vivevamo ovattati in un altro mondo, mentre accanto a noi la società che si preparava ad accoglierci mutava e cambiava pelle. Facciamo in qualche modo parte di quella storia, di quel cambiamento che ci ha cullati fin da bambini e che ci ha poi visti studiare, vivere e (non) comprendere la politica durante gli anni dell’adolescenza, gli anni dei primi voti e delle prime discussioni politiche a scuola fra amici. Che io ricordi, volente o nolente, Berlusconi è stato il primo personaggio che ho associato alla politica : lui insieme a D’Alema. Noi dei primi anni Novanta siamo quelli del post Craxi, quelli che sono cresciuti con un’idea di politica accostata – nel bene e nel male, ognuno a seconda delle sue convinzioni politiche – al duello fra Berlusconi e D’Alema, anche se Massimo del sistema faceva già parte. ci permettesse di vedere un po’ più da vicino quegli anni, come se i libri di storia e di politica che abbiamo letto e studiato si fossero calati in una sceneggiatura in grado di unire i puntini di ciò che ci accadeva inconsapevolmente intorno, e che teneva attaccati alla tv e ai giornali i nostri genitori mentre ci cambiavano il pannolino. , un magistrato desideroso di ribaltare il sistema salvo poi rovesciarselo addosso, oppure quello del Presidente del Consiglio , sacrificato sull’altare della giustizia insieme al sistema partitico. Per non parlare del mito della DC, baluardo della storia politica italiana che noi pivelli dei primi anni Novanta abbiamo solo studiato, così come il , diventati poi un impasto di idee e correnti a servizio di una nuova concezione di politica. Ci siamo insomma inseriti in una sorta di linea di demarcazione che ha segnato il prima e il dopo, la redenzione dal male che si è poi a sua volta trasformata in male. La destra che diventa moderata e liberale, portatrice del valore del nuovo; la sinistra che diventa invece ancora più presuntuosa e saccente, incapace di accettare il e pensi a quanto fosse imprevedibile prevederlo, quasi da pazzi. E poi guardi invece Vinicio Marconi – il di Romanzo Criminale che nella serie interpreta D’Alema – e pensi a quanto sia stato da ingenui non farlo. , per non parlare del cliché, oggi per noi prassi, della che entra in politica grazie alla sua capacità di bucare lo schermo (e non solo). Una sceneggiatura che tanto bene rappresenta la realtà della politica nostrana, dal . C’è anche lui nella serie: quello vero, solo però nella versione comico. E subito nella tua mente appaiono i tuoi professori che snocciolano termini come . Insomma, tutto ciò che in qualche modo fa parte di un’idea di politica fatta (anche) in tv e che, piaccia o no, ti ha cresciuto e formato. è una serie che ti lascia dentro un misto di curiosità, malinconia, fascino e desiderio di vivere con coscienza quello che, noi dei primi anni Novanta, abbiamo vissuto solo passivamente. Noi, che oggi viviamo una politica che nel 1993 nessuno si sarebbe mai immaginato e che chissà, magari un domani sarà anche più misteriosa di quanto non lo sia per noi la Prima Repubblica. Non abbiamo vissuto pienamente il passaggio alla Seconda Repubblica ma magari vivremo quello alla Terza. Nel frattempo rimaniamo però in attesa che arrivi l’anno che forse aspettiamo di più e che concluderà questo racconto, che di concluso in realtà non ha un bel niente. E come direbbe Leonardo Notte (Stefano Accorsi), Con le tv e i giornali possiamo fare propaganda per un candidato. Clicca per condividere su Google+ (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra) Clicca per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)