Parigi si prepara al voto
Manca davvero poco e presto i francesi sapranno chi saranno i due candidati vincitori del primo turno delle elezioni presidenziali. Si appresta così a finire una campagna elettorale lunga, intensa e anche parecchio stressante. Nel giro di pochi mesi abbiamo assistito a . Tutto questo non ha fatto altro che togliere certezze e aumentare i dubbi sulla scelta dei candidati. A Parigi, queste elezioni si vivono con apprensione e un po’ di preoccupazione, ma anche con tanta curiosità. La capitale è in fibrillazione, anche se non lo dà a vedere. La gente va di corsa come sempre, stressata e di poche parole. La campagna elettorale non sembra aver sconvolto più di tanto la vita di una città che non si ferma mai. I manifesti elettorali non sono così tanti, perlopiù arroccati davanti ai vari municipi dei quartieri parigini, facendo da cornice ad alcuni monumenti storici della città. Le facce dei candidati sorridenti o modificate con frasi ironiche e sarcastiche diventano attrazione per i turisti più curiosi che si fermano a scattare foto. I parigini, invece, mantengono il loro stile anche quando si parla di politica mostrandosi riservati e attenti a ciò che dicono. In molti, però, non si trattengono ad esprimere il loro disappunto per quelle che, secondo alcuni, sono le peggiori elezioni di sempre. Mentre i media parlano in continuazione di sondaggi e comizi elettorali, per la città i volontari dei principali partiti distribuiscono senza sosta i programmi elettorali. A Place d’Italie, nella parte sud della città, è impossibile scendere nella stazione della metropolitana senza aver raccolto almeno un volantino elettorale, qualsiasi esso sia. sono i più attivi, si fanno largo con decisione e incitano con energia a consultare il programma dell’ex ministro dell’economia. Poco importa se a qualche metro di distanza campeggia una scritta poco amichevole dove si sostiene che sia in corso un complotto della finanza e dei media in favore della sua elezione. ad ora, una vera e propria mina vagante. Si presenta come valida alternativa per tutti gli indecisi e , indistintamente. Dalla sua parte, inoltre, ha giocato “l’effetto novità”, un fattore particolarmente rilevante durante una campagna elettorale. L’ex Ministro del governo Valls riscuote grande successo tra i giovani, sia per la sua giovane età che per le sue idee innovative. È anche uno dei pochi candidati ad essere un europeista convinto e difende a spada tratta l’UE, una presa di posizione che ha fatto breccia soprattutto tra i giovani universitari, o tra coloro i quali hanno o stanno beneficiando di alcuni importanti progetti europei. Tuttavia, è anche vero che Macron non piace a tutti: viene definito come una , uno che è pronto a dire qualsiasi cosa pur di accaparrarsi voti. Eppure, di fronte ad una scelta tra lui e Marine Le Pen in un possibile scontro al secondo turno, la gente ammette chiaramente che voterebbe per il leader di Su uno dei manifesti viene mostrata l’immagine di Hollande e Macron con scritto “l’héritier”, l’erede, per sottolineare che votare Macron significherebbe continuare con Hollande. Il pericolo numero uno, infatti, per molti francesi rimane Marine Le Pen: tutti cercano di esorcizzare l’idea di una sua possibile vittoria, la quale, per alcuni, rappresenterebbe una vera e propria catastrofe per il paese. Tuttavia, Madame Le Pen viaggia in testa ai sondaggi da mesi ormai ed è l’unica che può contare su un elettorato solido Il FN è in grado di raccogliere consensi in varie fasce della società, per molti però rimane un “voto di collera”. Secondo , le motivazioni che spingono i francesi a votare per Marine Le Pen derivano innanzitutto da un rigetto rispetto agli altri partiti. Alcuni francesi si sono sentiti abbandonati dai grandi partiti e questo ha portato loro ad appoggiare il Front National, ma più come provocazione che per reale condivisione del programma del partito. “Una base fedele” titola il grafico e mostra la percentuale di persone che sono già sicure dei candidati che andranno a votare. Le Pen gode della percentuale più alta. Fonte: Le Monde Se si parla con gli insegnanti, ventre socialista della Francia, emerge un pizzico di , una realtà storica con una grande tradizione che ha avuto leader politici del calibro di François Mitterand e che oggi rischia di capitolare posizionandosi dietro ai principali rivali. . Una serie di eventi inaspettati, ma anche prevedibili, ha permesso poco a poco lo smantellamento del PS per opera di scissioni e divisioni interne che hanno intossicato l’ambiente e contribuito a rovinare l’immagine di un partito che, con Hollande alla guida, si trovava già alla deriva. La prima sberla è arrivata proprio da Macron, l’ex Ministro delle Finanze voluto da Hollande che ha deciso di abbandonare la nave e fondare un partito tutto suo, , quando tutti davano per vincitore Manuel Valls. Qui arriva la seconda sberla: L’ex Primo ministro viene accusato di tradimento, infedeltà, disonore, ma nel frattempo nei sondaggi il PS affonda e Macron avanza. Sembra uno di quei romanzi che iniziano in maniera disastrosa, ma nonostante tutto, aspetti pazientemente la svolta nelle pagine finali, che poi si risolva ogni cosa. Probabilmente Hamon ha letto parecchi di questi libri e punta su questo, domenica si saprà la verità, anche se è difficile pensare a una clamorosa rimonta. La crisi del Partito Socialista francese non è passata inosservata agli occhi degli elettori. Infatti, non tutti gli elettori socialisti sono convinti che sia la soluzione migliore. In tanti recriminano la mancanza di un candidato socialista all’altezza e, sebbene il programma di Hamon raccolga consensi, persistono dubbi legati al suo carattere, considerato poco carismatico. L’impressione, inoltre, è che pesi soprattutto la paura di dare un voto a candidato che, stando a quanti dicono i sondaggi, è già dato per spacciato. Milan, 49 anni, astrofisico di origini serbe, ma nato in Francia, si definisce un “socialista progressista europeista”. Alle scorse elezioni aveva optato per Hollande e ha sempre votato PS, ma questa volta non confermerà il suo voto perché “pur rispecchiandomi nel suo programma, non vedo Hamon come futuro presidente. Uno che dice prima ancora che si sappiano i risultati che appoggerà Mélenchon al secondo turno, vuol dire che non crede nemmeno lui alla vittoria. Alle primarie del PS avevo dato la mia preferenza a Valls e ora capisco la sua scelta di appoggiare Macron, non sono ancora certo però di dargli il mio voto. Votare per Mélenchon? Non scherziamo. Se posso lanciare una previsione però, dico che vincerà . Perché è l’unico che potrà contare su una maggioranza all’Assemblea Nazionale. Non dimentichiamoci, infatti, che poi ci saranno le elezioni legislative”. Louise, studentessa universitaria di 21 anni studia Management interculturale e fa parte di quel 40% di francesi ancora indeciso: “Questa campagna elettorale è stata stancante, non c’è stato un candidato particolare che mi ha convinto più di altri. Vorrei votare per Hamon, ma se questo significa favore Marine Le Pen per il secondo turno, allora è meglio che cambi candidato. Non credo che il candidato socialista abbia delle serie possibilità di arrivare al secondo turno. Macron? Macron dice tutto e niente allo stesso tempo. Non mi convince pienamente, ma in mancanza di alternativa, può darsi che voterò per lui” Mélissa, 22 anni, anche lei studentessa universitaria, afferma invece che voterà per Fillon “perché è l’unico candidato che difende apertamente l’identità nazionale e culturale francese. Io sono molto fiera del mio paese, aggiunge, e non posso sopportare uno come Macron che sostiene che non esista più una cultura francese. Inoltre, Fillon ha un programma serio e concreto. Mi fido di lui”. : sono davvero in molti a non sapere ancora a chi dare il proprio voto. Undici candidati per la Presidenza della Repubblica sono tanti e hanno sollevato più interrogativi che risposte. I sondaggi continuano ad emettere sentenze e più si ci avvicina al giorno fatidico, più i numeri e le previsioni diventano pesanti e rilevanti. Anche per i più ottimisti diventa difficile ignorare ciò che dicono statistiche e percentuali, così molti propendono per chi è posizionato meglio nei sondaggi, a discapito di un candidato che ha poche possibilità di arrivare al turno successivo. Hollande si rivolge a Valls ammettendo di non saper ancore per chi andrà a votare e Valls gli risponde che per la prima volta va d’accordo con i francesi. Fonte: Le Parisien Ad ogni modo, il tormentone è già partito, tutti si chiedono chi riuscirà ad avere la meglio al primo turno. Il nome del futuro presidente è diventato oggetto di una lotteria in cui l’imprevedibilità la fa da padrone. E allora partono anche i calcoli, l’ipotesi, le confutazioni: si ragiona su chi saranno i vincitori della prima e su chi scegliere come alternativa, nel caso che il candidato prescelto non riesca a farcela. Domenica, intanto, il primo verdetto, in attesa del rush finale che andrà in scena tra due settimane. Non aspettatevi però risultati scontati, queste non saranno delle elezioni normali e i francesi lo sanno. [Immagine di copertina tratta da Le Parisien, mentre le altre fotografie sono state scattate dall’autore]
