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Francia, le voci degli under 35 alla vigilia delle elezioni presidenziali

PARIGI – A pochi giorni dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, che si terrà il prossimo 10 aprile, le campagne elettorali sono ormai chiuse e gli elettori chiamati al voto. In una repubblica semi-presidenziale come la Francia, il capo dello Stato è eletto ogni 5 anni direttamente per voto popolare, motivo per cui queste elezioni sono le più attese

Il presidente uscente, Emmanuel Macron, è in testa ai sondaggi: centrista, è il candidato di LRM (La République en Marche). Ѐ seguito a meno di 3 punti di distacco dalla rappresentante della destra sovranista Marine Le Pen, candidata di Rassemblement National (RN). Della sinistra anticapitalista Jean-Luc Mélenchon, candidato di La France Insoumise (LFI), è il terzo nei sondaggi, posizionato al 17,5% secondo i dati del 4 Aprile riportati da Le Télégramme. Al quarto posto un altro rappresentante della destra sovranista, Eric Zemmour, indipendente. 

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I sondaggi non sono previsioni, ma fotografie di una parte della popolazione in un dato momento

In una campagna elettorale sottotono, segnata dalla pandemia di COVID-19 e dalla guerra in Ucraina, un interesse particolare è rivolto all’atteggiamento della generazione più giovane di votanti, gli under 35, caratterizzata da un alto tasso di astensionismo. In gran parte disincantata e cinica, la risposta dei giovani si diversifica a seconda delle tematiche che sono considerate come più importanti: l’economia, la sicurezza o i diritti sociali. I sondaggi Europe Elects for EURACTIV del 4 Aprile mostrano, tra i giovani, Le Pen in testa, seguita da Macron e Mélenchon. 

Tra gli elettori del presidente uscente, le tematiche economiche occupano sicuramente una posizione centrale. Fabien, 21 anni, studente di master in Amministrazione e Affari Pubblici all’università Science Po di Parigi (Grande école francese in cui si sono laureati la maggior parte dei funzionari e politici francesi) milita da 4 anni in “Les jeunes avec Macron”, primo movimento di sostegno al capo di Stato. In questo momento fa parte della campagna attivamente: partecipa distribuendo volantini ai cittadini, e incollando manifesti in giro per la città. “Ѐ una questione di motivi economici innanzitutto”, dice. “Senza produrre ricchezze non abbiamo la possibilità di fare alcuna transizione economica o di aumentare il potere di acquisto”. La sua posizione, che concorda con la politica macronista, è quella di un’emancipazione liberale. Di Macron lo attira soprattutto la retorica del pragmatismo: “mi piace l’idea di non accontentarmi né di una visione più di sinistra né di una più di destra.” Ѐ una scelta razionale per lui, che si allontana dai comportamenti politici radicali che vede nelle proposte degli altri candidati, ai quali critica l’abuso di certe tematiche (l’immigrazione, il velo per le donne musulmane, le frontiere) in campagna elettorale. 

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Fabien mentra attacca manifesti per la città, foto di Fabien

Negli elettori di Marine Le Pen sono sicuramente le tematiche legate alla sicurezza ad avere il primo posto. Elisabet, 33 anni, madre di un bambino piccolo e incinta del secondo di 7 mesi, il 10 Aprile voterà per la candidata di RN. “Ѐ da più di cinque anni che voto per Marine Le Pen”, dice, facendo riferimento alle scorse elezioni presidenziali, “e la supporterò sempre se farà quello che ha promesso”. In quanto madre di famiglia, le sue preoccupazioni sono innanzitutto rivolte alla sicurezza. “Voterò Le Pen perché sono d’accordo con tutto quello che dice per proteggere il nostro paese e i nostri bambini”, afferma, evidenziando la paura che ha di vivere in Francia, che ritiene poco sicura. Elisabet fa riferimento anche a quella che è la principale proposta della candidata, il potere di acquisto. La candidata di RN propone nel suo programma elettorale di abbassare l’iva dal 20% al 5.5% sui prodotti energetici, di permettere alle aziende un aumento dei salari del 10%, di rinazionalizzare le autostrade per ridurre i pedaggi del 15% e privatizzare l’emittenza pubblica per abolire il canone. Elisabet si augura una Francia in cui il suo pouvoir d’achat possa garantire una vita migliore. “Mi auguro che le proposte di Le Pen assicurino a me e mio marito un domani migliore, una pensione decente e un buon futuro per i nostri bambini”. 

I sostenitori di Mélenchon mettono al centro le tematiche sociali e ambientali. Roman (23 anni) e Matthieu (21 anni) sono due studenti di Filosofia Politica e Etica, al primo anno di master alla Sorbona di Parigi. Hanno deciso di votare per Mélenchon, nonostante ci siano arrivati tramite due percorsi diversi. Matthieu si è convinto solo da pochi mesi. Il 21enne è tesserato PS ma ha deciso di votare Mélenchon in quanto candidato che per lui meglio si oppone a livello sociale alle proposte di Macron, mentre Romain è convinto da anni. La sua fedeltà è dettata dalla centralità di tematiche presenti nel programma del candidato LFI che sente vicine. “Propone una transizione ecologica, ma all’interno di una logica di mercato”, dice.

I giovani sono sicuramente uno dei punti fondamentali del suo programma. I due ragazzi sostengono la proposta del candidato di un salario studentesco di €1000, che permetterebbe a studenti e studentesse  di dedicarsi effettivamente agli studi, senza preoccuparsi di far tornare i conti a fine mese. “Le borse proposte ora dallo Stato sono insufficienti, si basano su criteri fatti male”, dice Romain. Matthieu ritiene che un salario studentesco permetterebbe anche a studenti e studentesse en dispense d’assiduité (cioè esonerati dalla frequentazione obbligatoria dei corsi per motivi lavorativi) di dedicare agli studi lo stesso tempo che dedicano tutti i loro compagni, senza essere obbligati a gestire l’università in base al lavoro. Degli altri candidati i due giovani criticano soprattutto la poca attenzione ai gruppi minoritari. Matthieu vede nell’ipotetica elezione di Le Pen un passo indietro nei diritti conquistati dalle minoranze etniche e religiose e dalla comunità omosessuale, come il matrimonio omosessuale, legale in Francia dal maggio 2013.

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Matthieu, foto di Matthieu

Per domenica, la paura è quella di non vedere alle urne una gran parte degli elettori, soprattutto giovani, dopo i tassi di astensione “vertiginosi” delle elezioni regionali e dipartimentali dello scorso anno, che hanno superato l’80% tra i 18-34enni. Alle elezioni presidenziali non ci si aspetta però un astensionismo particolarmente alto, ma in linea con i dati europei. Secondo un sondaggio Ipsos – Sopra Steria realizzati da FAGE (Fédération des associations générales étudiantes) 8 giovani su 10 hanno intenzione di votare. In Italia, alle ultime elezioni politiche del 2018, 9 giovani su 10 si erano recati alle urne, come riportato il 5 marzo da Tgcom24.

Dei giovani che non andranno a votare domenica in Francia fa parte Antoine, 21 anni, docente di panetteria in un programma di avviamento professionale (LCD). “Non è stata veramente una scelta”, dice, “ma non mi sono davvero preso il tempo di studiare la campagna e le proposte dei candidati.” Il lavoro lo impegna molto e la mancanza di una televisione nel suo appartamento gli rende più difficile informarsi, spiega. Il suo astensionismo non rappresenta una critica: “Non mi vedo semplicemente votare per qualcuno che non conosco, non credo sarebbe utile”. Inoltre, la complessa burocrazia francese non lo invoglia a presentarsi alle urne. Trasferendosi spesso, non trova il tempo di recarsi ogni volta al nuovo comune di residenza per iscriversi alle liste elettorali. “Ѐ anche un po’ per questo che non sono mai andato a votare”, dice.

Veronica Gennari

Foto di copertina: Veronica Gennari/The Bottom Up

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