Sabato 26 marzo migliaia di persone sono scese a manifestare fra le vie del centro di Firenze coordinate dal collettivo di fabbrica GKN. La manifestazione ha ricevuto una certa attenzione mediatica che si è principalmente concentrata sui sindacati e sulle reti di lavoratori che hanno aderito e partecipato in prima linea. Nel lungo elenco delle adesioni troviamo: Flc Cgil, Arci, Si Cobas e Adl oltre alla presenza di partiti politici come Potere al popolo, Pci, Pc, Sinistra Italiana e Sinistra Anticapitalista. Ciò che non ha ricevuto altrettanta importanza è il messaggio profondo che muove queste proteste, e che è il frutto di una collaborazione fra il collettivo GKN e le realtà locali e regionali che si occupano di ambiente e sostenibilità, come Extinction Rebellion, Fridays for future, Atamantha e tanti altri. Un esperimento collettivo che ha saldato pubblicamente la questione sociale con la questione ambientale. Per capire, è necessario fare prima un passo indietro.
Le origini della lotta operaia
La storia dei lavoratori di GKN di Firenze parte da una data ben precisa: il 9 luglio 2021. In quel giorno 422 dipendenti dello stabilimento di Campi Bisenzio in provincia di Firenze vengono licenziati sia via email che whatsapp. La ragione principale del licenziamento riguarda l’incapacità dell’azienda di sostenere i costi richiesti dal mercato e la volontà di delocalizzarla verso territori che hanno una manodopera più a basso costo. L’azienda GKN infatti è una multinazionale britannica che ha più di 51 stabilimenti in 30 paesi. In Italia le sedi sono due: quella di Campi e un’altra a Brunico in provincia di Bolzano. I lavoratori della sede di Campi Bisenzio, diretti e organizzati dal portavoce Dario Salvetti, membro della RSU (rappresentanza sindacale unitaria) di GKN, hanno cominciato così una lunga lotta per non far chiudere la fabbrica e non perdere il lavoro.
Il ricorso presentato insieme alla Fiom Cgil di Firenze a fine luglio 2021 è stato accolto dal Tribunale di Firenze a settembre dello stesso anno e i lavoratori sono riusciti a bloccare, almeno per un tempo determinato, i licenziamenti in corso. Con l’arrivo del nuovo acquirente, l’imprenditore Francesco Borgomeo, la fabbrica ha promesso una reindustrializzazione sostenibile e che tuteli i lavoratori. Questa fase rappresenta una transizione verso QF, ovvero il nuovo nome dato alla società che sta ad indicare ‘Fiducia nel Futuro della Fabbrica di Firenze’. GKN, già QF, convertirà entro quest’anno la sua produzione di semiassi nel settore dell’automotive (industria automobilistica) verso il settore della mobilità elettrica, della propulsione elettrica e delle energie rinnovabili. Dato che il processo di reindustrializzazione, come ha sempre affermato il collettivo, non è stato voluto dai lavoratori ma è piombato sulle loro vite come l’unica strada percorribile per evitare i licenziamenti, i lavoratori stessi hanno imposto dei limiti ben precisi. Infatti, il piano industriale presentato in queste ultime settimane da Fiom Cgil, con l’appoggio dei lavoratori GKN, si prefigge di seguire le linee guida del Mise (Ministero dello Sviluppo Economico) e rappresenta quindi, almeno sulla carta, un tentativo di mantenere lo stesso livello occupazionale dell’azienda riconvertendola però verso un settore più sostenibile.

Perché una vera transizione ecologica non può avvenire senza l’aiuto dei movimenti per l’ambiente
Così arriviamo alla manifestazione di fine marzo dove il movimento operaio GKN ha comunque deciso di scendere in piazza, fianco a fianco con i movimenti per l’ambiente, perché nonostante gli accordi e la conversione in QF niente sembra ancora certo. Questo evento ha sancito una congiunzione importante: quella tra mondo operaio e movimenti ecologisti. Giovani da tutta Italia e attivistə di diversi movimenti per l’ambiente si sono riunitə per manifestare insieme al collettivo. Lorenzo di Extinction Rebellion Firenze racconta che”in questa manifestazione ho percepito qualcosa di diverso rispetto all’altra grande mobilitazione di GKN di settembre 2021 a Firenze, dove c’era più incertezza a proposito della vertenza ambientalista”. “In questo corteo la narrativa è cambiata e noi movimenti ecologisti abbiamo accolto la richiesta d’aiuto dei lavoratori di GKN”, continua l’attivista. Se nove mesi fa la lotta dei GKN è partita come lotta operaia per i diritti dei lavoratori, negli ultimi mesi si è arricchita e ha integrato non solo realtà nel mondo del lavoro ma realtà che lottano per la sostenibilità ambientale.
Non a caso la manifestazione dei Fridays for Future (FFF) del 25 marzo si è tenuta un giorno prima di quella organizzata dai GKN. Ferdinando Pezzopane fa parte del movimento FFF già dal 2019, anno in cui ha contribuito a fondare il gruppo nella città di Aversa, anche se di recente si è trasferito nel nodo dei Fridays di Torino. Pezzopane spiega che ‘il comunicato della manifestazione del 26 marzo è un comunicato congiunto, ovvero Fridays e GKN hanno deciso di organizzare due giornate separate ma allo stesso tempo collegate’. La contrapposizione tra mondo operaio e movimenti ecologisti esiste nel momento in cui la transizione ecologica avviene nella maniera sbagliata. “La prospettiva più interessante del collettivo che ci ha spinto ad aderire è stata la loro elaborazione di tutta una serie di alternative al modello attuale di transizione ecologica” prosegue Pezzopane.

Nel dettaglio l’azienda GKN si occupa di produrre semiassi che vengono utilizzati nel settore dell’automotive, ma anche per bus e velivoli. Con la crisi energetica l’azienda ha deciso di chiudere la sede di Campi Bisenzio, per riaprire altri sedi e cominciare a produrre pezzi per auto elettriche. L’impiego di migliaia di lavoratori è stato quindi messo a rischio, ma anche le prospettive future non sono del tutto rosee, perché per costruire un’auto elettrica sono necessari molti meno componenti rispetto ad un auto a benzina o gasolio e questo significa meno necessità di manodopera. “Noi come movimento per l’ambiente vorremmo dare priorità nel settore dei trasporti al trasporto pubblico piuttosto che alle auto. Ma sappiamo che lavoratori come quelli di GKN si ritroverebbero in difficoltà”, commenta Pezzopane di Fridays. “Loro stessi ci hanno evidenziato il problema ma hanno anche proposto delle soluzioni. Infatti, messi in determinate condizioni potrebbero passare da una produzione di automotive a una produzione all’interno di una filiera verde”.
Un esperimento collettivo che salda questione sociale con questione ambientale
È fondamentale riporre una certa attenzione a questo passaggio, avvenuto nei mesi scorsi e manifestato pubblicamente durante il corteo, da lotta operaia a lotta collettiva. Il collettivo GKN è stato in grado di chiedere il sostegno dei giovani movimenti per l’ambiente piuttosto che seguire una transizione ecologica proposta dal governo italiano che non prende in considerazione la povertà generata proprio a partire da questa stessa transizione. I GKN promuovono invece una visione più ampia del lavoro dove il lavoratore sceglie di produrre qualcosa che serve alla società per intero e che non costituisce un rischio per l’ambiente, consapevole che la distruzione di quest’ultimo è direttamente proporzionale alla violazione dei diritti umani. Questo è il motivo per cui nonostante la beneaugurante transizione verso le energie rinnovabili, i lavoratori non si sentono comunque ancora tutelati.

Con tutte queste premesse possiamo capire meglio come mai centri sociali, reti di agricoltori e movimenti per l’ambiente hanno deciso di aderire e partecipare attivamente a questa manifestazione. Niccolò è un altro attivista che proviene dal movimento Athamanta, un percorso nato recentemente che combatte contro l’estrattivismo sulle Alpi Apuane. Al suo interno partecipano diverse realtà del territorio toscano, tra cui il centro sociale Casa Rossa di Massa. ‘Quello che il collettivo è riuscito a fare non è scontato. Far convergere e insorgere come un movimento unico lotte ecologiste e lotte sociali sembra banale ma è un processo tutt’altro che facile’ commenta Niccolò. “Il sistema socio-economico in cui viviamo che delocalizza, licenzia e produce paghe da fame è lo stesso che rovina territori, produce inquinanti per l’ambiente e causa il cambiamento climatico“.
Le ragioni profonde che hanno permesso a questa manifestazione di portare in piazza migliaia di persone provenienti da realtà diverse che in passato si sono trovate anche in contrapposizione devono essere ricercate nel tentativo di riunire sotto un unico movimento tutte le lotte. Questo perché in un modo o nell’altro il dibattito sta ritornando sulla messa in discussione del sistema capitalistico in cui viviamo. Non si tratta più solo di movimenti operai che lottano contro la delocalizzazione e lo sfruttamento lavorativo. Oggi e nel prossimo futuro la chiave di questa convergenza sta proprio nell’aver capito che sfruttamento dell’ambiente, ingiustizie sociali, guerra, precariato e patriarcato sono tutte conseguenze di uno stesso sistema socioeconomico che dà priorità al profitto piuttosto che al benessere delle persone. E come afferma Lorenzo di Extinction Rebellion “la lotta alle diseguaglianze è fondamentale e se la transizione ecologica è inevitabile, questa non dovrà essere fatta sulla pelle di nessuno”.
Lucrezia Quadri
Fonte foto di copertina: Lucrezia Quadri
Molto interessante l’analisi che hai condotto nel tuo articolo, Lucrezia. Mi auguro che questa posizione assunta dagli operai possa essere rafforzata e proseguita con convinzione e determinazione, senza che l’occulto capitalismo non ci metta le grinfie sopra.
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