La generazione perduta! Tra repressione e disoccupazione i sogni degli adolescenti marocchini si infrangono a Barcellona

La generazione perduta! Tra repressione e disoccupazione i sogni degli adolescenti marocchini si infrangono a Barcellona

n barcone di nove metri per tre dove possono essere stipate anche fino a 100 persone. “Quella volta eravamo una novantina. Tolte due donne, tre neonati e quattro o cinque adulti, tutti gli altri erano adolescenti. Tra i sedici e i diciotto anni. La stragrande maggioranza . Siamo partiti da Rabat e quasi tre giorni dopo saremmo arrivati a Cadiz”. Moncef è originario di Salè, la solo nella provincia di Barcellona, compresa tutta l’area metropolitana, erano 1.299 , tra i 16 e 18 anni affidati alla Direzione Generale per l’Infanzia e l’Adolescenza (DGAIA) o ai vari Centri per giovani tutelati. Degli altri, invece, una volta sbarcati molto spesso si perdono le tracce. . Tra promesse tradite e il sogno di una vita migliore, apparentemente così vicino che quasi lo si può toccare con un dito. S . “I ragazzi – confessa Moncef – vedono le immagini che i loro amici condividono sui . Pensano che, un volta arrivati, ad attenderli ci saranno soldi e vestiti alla moda. Pochi, però, conoscono la realtà. Le notti passate nei parchi pubblici, nelle stazioni ferroviarie o sotto alle macchine alla ricerca del calore di un motore quando il freddo si fa insopportabile. “Se lo avessi saputo prima – ammette  – non sarei partito. Adesso, dopo tutto quello che ho passato, non posso tornare indietro. Non ha senso”. Prima di arrivare in Spagna Moncef aveva iniziato al fare il parrucchiere. Ora gira sempre con un nello zaino e dorme in edifici abbandonati. A suo dire, la è divisa in quattro livelli. Quattro piani, come un palazzina. “Al primo piano ci sono coloro che hanno poco o niente. Che vivono di espedienti. Salendo, gradualmente, fino al quarto piano c’è chi può vantare conoscenze nell’ della famiglia reale. Ai quali è permesso lavorare, portare avanti attività economiche. A patto che paghino mazzette”. hanno potuto curarli. Il Regno di Mohammed VI, in tal senso, si posiziona all’ più giù rispetto all’anno precedente. Mentre il 74% dei marocchini ritiene Mohamed, Hicham e Kalid sono tra questi. Di loro i genitori, una volta saliti sui barconi, sanno poco o nulla. Di sicuro, non sanno che se non riesci ad entrare nel può succedere che per farti una doccia devi usare i bagni pubblici. La madre di Ahmed non era per niente contenta di vederlo partire da solo, con quella barca mezza sgangherata. Prima si è lasciata convincere e poi si è , rassegnata all’idea di un Paese che sembra avere davvero poco da offrire a suo figlio. Colpa di una in Marocco è di circa centottanta. I soldi, prima di partire, vengono consegnati a degli non meglio identificati. Due o tre adulti, a turno, si danno il cambio al timone. Secondo i ragazzi non sono . Non cercano di rientrare in Marocco, ma provano a rimanere in Spagna. Nella barca insieme a lui, racconta Ahmed, erano in settantasette. Una cinquantina di minori soli non accompagnati. Il resto dei migranti, la immediatamente. Senza preoccuparsi di sapere il motivo per cui erano partiti. si paga con il carcere. Ad essere arrestati, oggi, non sono più giornalisti o attivisti per i diritti civili o politici ma gente comune: studenti, . Come è accaduto a L’Zaar, Weld Legriya e L’Gnawi (nomi d’arte). Il loro è uno dei casi più emblematici. Risale al 2019: quando i tre giovani cantanti rap, senza peli sulla lingua, hanno denunciato con una loro canzone la corruzione diffusa e la disuguaglianza sociale. Un divario tra ricchi e poveri sempre più marcato: Chi ha stritolato il paese e continua a cercare la ricchezza? (…) Chi ci ha messo in questo pasticcio? Voi avete violato la nostra dignità. (…) In questo paese siamo in quaranta milioni, ma trenta milioni restano qui perché sono costretti. (…) La mia vita non ha alcuno scopo (…) Sono colui che ha riposto la sua fiducia in te e che è stato tradito (…). Sono il berbero che sogna un Rif migliore… La lista, però, è molto più lunga. Si potrebbero fare moltissimi altri esempi di cittadini comuni schiacciati da un sistema giudiziario che punisce con la detenzione l’oltraggio alla monarchia. I discorsi di Re Mohammed VI sembrano aver perso, definitivamente, il loro sono sempre più frequenti. Partono dal Rif, infiammano gli stadi di calcio e arrivano fino alle strade delle principali città del paese. Il video condiviso dagli Ultras del Raja Casablanca, il Gruppo Aquile, e che in appena un mese a superato il milione di visualizzazioni su Il Governo ci droga con l’hachis del Ktama (…) I talenti che avete distrutto per colpa della droga come volete che brillino (…) Avete rubato tutti i soldi del paese e lo avete dato agli stranieri. Avete distrutto una generazione intera (…) , durante un seuqestro di pesce da parte della polizia può diventare allora il pretesto per ritornare in piazza. Dare vita alla più grande manifestazione di protesta dalla fine delle del 2011. Quando l’attivista tunisino Mohamed Bouazizi decise di darsi fuoco per denunciare la . Una casalinga con quattro figlie e un marito tassista. La pesca e il sono le principali attività economiche del paese. Il problema –  assicura Kadija – è che viene (s)venduto sotto costo a Khadija ha un Dottorato in filosofía e insegna arabo. Viene da Tetuan e da cinque anni è praticamente diventata la mamma di una trentina di questi ragazzi. L’Associazione è una sua iniziativa. “Non riuscivo a sopportare l’idea che ragazzi così giovani fossero costretti a vivere per strada. Letteralmente dalla società”. Per cercare di aiutarli ha smosso e continua a smuovere mari e monti, imbastendo . Alla fine, si è ammalata di una forte depressione che sta curando con i farmaci. Lo stanzone che serve da sede alcune notti si trasforma in un dormitorio per molti i che vivono a Manresa, una cittadina a un’ora da Barcellona. Non è difficile capire quanto l’impegno di questa donna significhi per loro. Lo si intuisce dal riverenziale bacio sulla fronte che ognuno di loro le da appena arrivano all’appuntamento. A metà tra l’ossequioso rispetto, che si deve ad una persona più adulta, e l’affetto incondizionato per la propria mamma. Khadija è arrivata in Spagna nel 2001 per ricongiungersi a sua madre e offrire a sua figlia un’istruzione migliore. Qualche anno fa, quando il , è andata in Marocco. Dopo mesi di mobilitazioni, ha capito che quell’impegno non sarebbe mai stato mantenuto ed è ritornata a Manresa. Da quel giorno dedica tutto il suo tempo a difendere i . È successo che un ragazzo è andato a cercare da mangiare in una moschea e invece di aiutarlo hanno chiamato la polizia”. Non è facile per una donna araba e musulmana fare quello che fa lei, ammette. Ci tiene a precisare, però, che le . “Ci battiamo energicamente per conservare lo spazio che meritiamo nella società. Una passione, quella della politica, che ha trasmesso anche a sua figlia Lina, che a sedici anni la accompagna nelle sue battaglie sociali ogni volta che può. di abbandonare questi ragazzi a loro stessi una volta compiuti i diciotto anni e quello marocchino di non raccontare la verità. Di nascondere all’opinione pubblica le difficoltà che dovranno superare i ragazzi che salgono sui barconi. “Basterebbe che il Governo di Rabat chiedesse conto alle istituzioni nazionali spagnole sui percorsi d’integrazione dei minori soli non accompagnati”. Il di loro non ha futuro in Spagna. “Pensano di ottenere facilmente i documenti, ma non è così. Nei si avvicinano alle droghe e iniziano a fare i primi furti”. garantisce un sistema d’accoglienza di gran lunga migliore rispetto ad altre . Dei trenta ragazzi che segue Khadija, però, solo due ne hanno diritto. “La questione, tra le altre cose, è che non vengono informati bene. Non sanno per esempio che , al compimento della maggiore età, gli garantirebbe questo tipo di sostegno economico”. L’alto tasso di disincentiva molti adolescenti marocchini nel proseguire gli studi. Così – dice – quando arrivano in Europa molti di loro non sono in possesso di un Non tutti però la pensano come lei. Mohammed Alami Susi, Presidente dell’Associazione ITRAN – Amigos del Pueblo Marroquí – ritiene che i . La vera questione, a parer suo, è chiedersi se si sta facendo davvero l’interessi dei ragazzi o se, diversamente, si stanno “producendo” solo . “Non può essere che compiuti i diciotto anni vengano messi alla porta, con una valigia e senza . A questi adolescenti non è permesso il lusso di essere una “ ”. Li stiamo obbligando a prostituirsi, a infoltire le fila delle organizzazioni criminali o la rete del trafficanti di esseri umani”. I riformatori, aggiunge, sono pieni di minori soli non accompagnati. e dei vari Paesi di origine, secondo Mohammed, è stata pessima fino ad oggi. “Si è creato un vuoto legislativo e umanitario, così qualcuno sta approfittando di questa situazione”. Ogni minore, dati della al giorno. L’Associazione di cui è Presidente, dal 1999 si ocuppa della dei soli figli maschi. Quando arrivano, spiega ancora Mohammed, molti sanno già che dovranno rivolgersi ai Centri di accoglienza d’emergenza o ai Commissariati di polizia. “Rimarranno lì un paio di notti, poi verranno reindirizzarti nei vari , una cittadina molto povera nel nord del Paese. È da qui che vengono la maggior parte dei minori soli non accompagnati che vivono a Barcellona. L’assenza di . Kalid aveva sedici anni quando ha deciso di nascondersi sotto ad un camion diretto ad Algeciras. Incastrato tra gli ingranaggi del motore ci è rimasto per due giorni. In Marocco faceva il cameriere. Prima che la Polizia lo accomapagnasse al Centro d’accoglienza di Granada ha dormito per tre notti in strada. Oggi, grazie a Khadija vive in uno degli appartementi messi a disposizione dal Comune di Manresa. La disperazione la si può leggere nei volti stremati. Senza nemmeno la barba a nascondere la fatica di un’adolescenza finita troppo in fretta. Forse, mai del tutto iniziata. Hanno tutti lo stesso volto stanco quando arrivano da me, confessa Khadija. Cambia solo quando riescono a trovare un posto dove dormire. Prova tu a passare una notte in strada, dice uno di loro. “Quando sarò vecchio, per la vita che ho fatto, il mio fisico mi chiederà il conto. Per adesso siamo giovani e possiamo sopportare ed è quello che facciamo tutti i giorni”.