In questi giorni di confusione generale e ansia collettiva si è sentito spesso parlare di resilienza. Ebbene sì, l’animo umano è dotato anche di questa caratteristica, che oggi più che mai viene tirata in causa non solo come forma per sopravvivere all’emergenza, ma anche e soprattutto per vivere degnamente. Sono molte le categorie di lavoratori che stanno affrontando il contraccolpo del virus COVID-19 e il governo Conte è stato costretto a prendere atto della loro difficoltà. Passo dopo passo sono stati attivati contributi e tutele a favore di commercianti, dipendenti, lavoratori autonomi e liberi professionisti. Nonostante questo, se prima del virus il tasso della disoccupazione in Italia risultava al 29,6% (dati ISTAT via Ansa), le prospettive post pandemia non faranno altro che pesare su questa percentuale.
Studenti digitali, con la nostalgia del faccia a faccia con i prof
Resta però una categoria numerosa di persone, coloro che spesso sono presentati pubblicamente come il futuro del Paese, che non è altrettanto tutelata: quella degli studenti universitari. Secondo i dati rilevati dall’USTAT del Miur relativi all’anno accademico 2018/2019, gli studenti iscritti ai corsi universitari sono un numero pari a 1.721.790, ragazzi e ragazze che ad oggi si ritrovano a dover affrontare un’università in remoto, con lezioni ed esami online, lauree, stage e preparazione tesi a distanza. Come Maddalena dell’Università di Bologna che ci racconta di essersi laureata online il 17 marzo e ricorda, con sorpresa emozione, le parole della coordinatrice del suo corso: “Per aspera ad astra, ma ad maiora semper, avrete il vostro momento per festeggiare”. Le sedute di laurea sono una riproduzione non eccessivamente fedele della realtà, ma sono a tutti gli effetti l’unica possibilità – al momento – di coronare il proprio percorso accademico. Gli studenti inquadrano il loro volto sullo schermo, mostrano il badge universitario con il corrispettivo numero di matricola, espongono il loro lavoro e vengono proclamati.
Le sedute di laurea o di dottorato, però, non solo le uniche attività universitarie ad essersi forzatamente digitalizzate. Le lezioni sono diventate a distanza, talvolta in diretta seguendo l’orario del semestre altre volte in differita; lo studio è finito nei ritagli di tempo (almeno per chi è riuscito a recuperare i libri di testo – non tutti i servizi online permettono la consegna in tempi brevi in questo periodo); la ricerca per gli elaborati finali in alcuni casi procede a rilento. Se molti come Maddalena hanno ugualmente vissuto con emozione la conclusione degli studi, altri si trovano ancora in grande difficoltà, come Margherita dell’Università di Pisa che confessa “sono molto in difficoltà perché non riesco a reperire materiale per scrivere la mia tesi online”, senza contare che “la possibilità di laurearmi così in videoconferenza mi toglie qualunque desiderio di raggiungerla”. Ogni università, da Nord a Sud, si sta impegnando per mettere a disposizione materiale online per le ricerche degli studenti, così come molte biblioteche di propria iniziativa si sono già attivate o si stanno attivando nel condividere le proprie risorse che prima della pandemia erano private o a pagamento. Certamente, resta il problema del tipo di ricerca che uno studente deve intraprendere: ancora non tutte le fonti sono state rese disponibili e questo può concretizzarsi in un ostacolo non di poco conto.
Le opinioni sono contrastanti anche per quanto riguarda le lezioni online. Lapo, iscritto ad un corso triennale all’Università di Firenze, ad esempio dichiara che “la concentrazione viene a mancare e spesso le lezioni online hanno qualche difetto di connessione, audio o video”. Il pensiero è condiviso anche da Andrea dell’Università degli Studi di Milano che dichiara che, secondo, lui pesa molto la mancanza dei rapporti interpersonali. Qualcosa di cui non si parla spesso nei decreti e rischia di contare poco o nulla nelle iniziative delle varie università, nonostante siano state comunque tempestive e ben organizzate.
Le lezioni e gli esami online possono spesso risultare difficili da seguire. Nel caso di Debora dell’Università di Firenze “solo una professoressa fa le video lezioni, mentre gli altri caricano le lezioni su Moodle”, una piattaforma per studenti che serve per condividere materiale didattico. Ogni università ha comunque cercato, con tempistiche diverse, di andare incontro ai propri studenti, soprattutto per l’organizzazione degli esami scritti che, per la prima volta, verranno svolti da casa con regole precise di inquadratura del video in modo da permettere il corretto svolgimento e allo stesso tempo la validità della prova. In altri casi, si stanno ancora valutando strategie per garantire una valutazione del programma dei corsi che sia compatibile con le norme e sicuramente di qui alla sessione estiva verranno sperimentate anche altre soluzioni.
Ecco, quindi, gli studenti universitari 4.0, quelli che appartengono alla prima vera generazione ipertecnologica, ma che ora si ritrovano a fare i conti con la stessa tecnologia con cui sono cresciuti. Ora più che mai la mancanza di contatto personale, i rapporti umani e le aule chiuse incutono un certo timore anche negli animi dei più tecno-entusiasti. È condivisa, piuttosto, l’idea che l’università debba essere conoscenza, un sapere che è minimizzato se non condiviso con l’altro. Ed ecco che fra le righe appare chiara la precarietà di questo sistema, una precarietà psicofisica, ma anche materiale, come quella degli studenti fuorisede che oggi non sanno come pagare l’affitto.
Senza lavoretti, i fuorisede e le difficoltà di pagare l’affitto
Gli affitti, infatti, rappresentano oggi un grande ostacolo per quasi due milioni di famiglie in Italia che già prima del Coronavirus avevano difficoltà (come spiegato in un approfondimento su Valigia Blu), ma anche per quegli studenti fuorisede che non hanno alle spalle l’appoggio economico necessario e si sono visti scomparire davanti agli occhi le sole possibilità di guadagno che avevano. Lorenzo dell’Università la Sapienza di Roma spiega “io ho la fortuna di avere un genitore su due che, in quanto dipendente statale, può pagare la mia quota”, ma ribadisce che “molte famiglie di amici e coinquilini sono in seria difficoltà”. Ci sono però anche storie di speranza, come quella di Daniel, a Bologna, che racconta “la cosa che mi preoccupava di più erano i soldi, perché non lavoravo da dicembre” ma “adesso lavoro come fattorino per le farmacie”, anche se la paga non è delle migliori aggiunge a margine.
La realtà della situazione attuale è opaca, immersa nelle pratiche burocratiche incerte e che spesso non tutelano né gli inquilini né i proprietari. Il modello 69, già esistente, ma reso disponibile attraverso una burocrazia più veloce e gratuita, è solo un’opzione in un mare di situazioni molto diverse le une dalle altre che non garantisce a tutti i pesci di restare a galla. Si tratta di un modulo scaricabile online sul sito ufficiale dell’Agenzia delle Entrate che permette sia al proprietario che agli inquilini di contrattare una riduzione delle spese di locazione. Questa possibilità è però nella maggioranza dei casi considerata svantaggiosa dagli stessi proprietari che spesso non accettano il compromesso. Proprio in questi giorni gli studenti si stanno organizzando per scioperare uniti contro un sistema che non permette loro di sentirsi protetti. Il 15 aprile è stato indetto anche rentstrike organizzato su Facebook, ma questa è solo una delle tante iniziative autonome. Fra le richieste che l’assemblea telematica nazionale del 15 aprile vuole presentare al governo spiccano il blocco delle bollette e l’istituzione di fondi pubblici per il sostegno all’affitto.
Sorge quasi spontanea la domanda cosa succederà dopo? Oltre le lezioni, oltre gli esami e le condivisioni con professori e studenti immancabilmente perse, quali saranno le prospettive? Nessuno ha una risposta pronta, ma la realtà pesa su ogni individuo e anche se il tempo sembra passare lento in questi giorni, arriveranno le scadenze delle tasse e degli affitti da pagare e purtroppo il conto per alcuni sarà amaro. È solo l’unione, la solidarietà e la comprensione reciproca che potranno aiutare studenti e non solo a rialzarsi e ad affrontare quello che verrà.
Lucrezia Quadri