Cos’è la malnutrizione infantile e quali sono i paesi più colpiti? Molti risponderanno che la malnutrizione infantile è la carenza di cibo che interessa moltissimi bambini dei Paesi poveri, che essendo sotto-alimentati corrono gravi rischi per la loro salute, compresa la morte. Ma non è solo questo. Malnutrizione significa anche mangiare in modo errato o malsano, provocando il problema esattamente opposto: sovrappeso e obesità infantile. Questi bambini sono esposti a più elevati rischi per la loro salute nello sviluppo verso l’età adulta.
Un quadro d’insieme sulla malnutrizione
Alla fine del 2018 l’Unicef ha pubblicato il rapporto “Diamogli peso” sulla condizione alimentare dei bambini nel mondo. Il numero di bambini che soffrono di una qualche forma di malnutrizione sono oltre 200 milioni. Dagli ultimi dati pubblicati da Unicef in collaborazione con l’OMS e la Banca Mondiale, 151 milioni soffrono di malnutrizione cronica, 50,5 di malnutrizione acuta e 38,1 sono in sovrappeso. Queste tre forme di malnutrizione pesano maggiormente su Asia e Africa. In Asia vivono il 55% dei bambini che soffrono di malnutrizione cronica, il 69% di quelli che soffrono di malnutrizione acuta e il 46% di coloro che sono in sovrappeso. In Africa, invece, le percentuali sono rispettivamente il 39%, il 27% e il 25% (dati 2017).
Mentre le forme di malnutrizione dovute alla carenza di cibo sono state e sono tuttora una triste costante della condizione dei bambini in questi continenti, il problema opposto è un aspetto abbastanza recente. I Paesi a basso e medio reddito devono, quindi, sopportare un doppio peso: quello dovuto alla sottonutrizione e quello al sovrappeso e all’obesità infantile. Spesso non hanno gli strumenti per rispondere a questo duplice problema e non si riescono a fare passi avanti in nessuno dei due campi.
Quanto “pesano” sovrappeso e obesità infantile?
Si può dire che la condizione di sovrappeso e obesità in età infantile sia comune a tutto il mondo e che non sia una caratteristica di alcuni paesi, anche se il problema è più accentuato nei Paesi più ricchi come il Nord America, ma anche molti stati europei. I dati fanno emergere che il 39% di tutti i bambini sotto i 5 anni in sovrappeso vive in paesi a reddito medio-alto, il 38% in paesi a basso-medio reddito, il 12% in paesi ad alto reddito ed il 10% in paesi a basso reddito.
In termini assoluti, nel 2017, 38,1 milioni di bambini sotto i 5 anni sono risultati in sovrappeso, circa 8 milioni in più del dato del 2000. Il continente con il più alto numero è l’Asia (17,5 milioni di cui 9,3 nell’Asia orientale e Pacifico e 5,3 in Medio Oriente), seguito da Africa (9,7 milioni di cui 5,3 nel Nord) e America latina e Caraibi (3,9 milioni). In Nord America i bambini in sovrappeso sono oltre 1,7 milioni, in Europa un bambino su tre.
La crescita della prevalenza dei bambini sotto i 5 anni in sovrappeso si è verificata per quasi tutte le regioni del pianeta. L’aumento più elevato si è verificato in Europa orientale e Asia centrale (14,8%), seguite da Medio Oriente e Nord Africa (10,9%) e Nord America (7,9%). Si dà grande importanza a questi dati che riguardano i bambini sotto i 5 anni perché un peso elevato in età così infantile comporta gravissimi rischi di salute negli anni successivi, soprattutto malattie cardiovascolari e diabete; inoltre, per bambini così piccoli hanno un’influenza importante anche le condizioni della madre e il suo stile di vita.
I dati riferiti alla fascia d’età successiva (5-19 anni) mostrano una situazione non molto diversa. Secondo i dati OMS nel 2016 i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 19 anni che soffrivano di sovrappeso o obesità erano più di 340 milioni. La prevalenza è aumentata dal solo 4% del 1975 a più del 18% nel 2016. Rilevante è anche il fatto che questo aumento è avvenuto sia tra i maschi che tra le femmine. Un dato preoccupante riguarda l’obesità infantile che colpisce 124 milioni di individui nella fascia d’età tra i 5 e i 19 anni (6% di femmine e 8% di maschi).
Considerando il continente europeo, le stime dell’OMS mostrano come l’obesità infantile sia una problematica in continuo aumento. La sezione europea dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità ha promosso un’iniziativa che si chiama “Childhood Obesity Surveillance Initiative” (COSI) che ha il compito di raccogliere i dati dei 30 Paesi che ne fanno parte e mettere a confronto le diverse situazioni. Nell’ultimo rapporto è emersa una diversa prevalenza tra nord e sud del continente, con livelli più alti di sovrappeso e obesità infantile nell’area mediterranea.
Se ci si sposta verso l’Italia la situazione non cambia di molto. L’indagine Okkio alla salute del 2016 rivela che il 21,3% dei bambini tra gli 8 e i 9 anni sono in sovrappeso e il 9,3% sono obesi in cui è compreso il 2,3% dei bambini gravemente obesi.
Uno stile di vita inadatto
Quali sono le cause? A cosa è dovuto una così alta prevalenza di bambini con un peso eccessivo? Secondo l’OMS, la causa fondamentale è un apporto di calorie superiore a quelle consumate. A livello mondiale, è stato registrato un aumento di assunzione di cibo con tanti grassi e un incremento di inattività fisica dovuta alla natura sedentaria di molte tipologie di lavoro, a mezzi di trasporto nuovi e a un’urbanizzazione crescente. Questi cambiamenti sono associati a una mancanza di policy negli ambiti di salute, produzione di alimenti e marketing, istruzione.
Nel rapporto Unicef “Diamogli peso” viene messo in rilievo che secondo i dati Istat, in Italia il 48,8% dei bambini tra i 3 e i 5 anni hanno una vita sedentaria. Inoltre rileva che un tasso maggiore di povertà per le famiglie con minori incide in maniera significativa sulla quantità e qualità del cibo e, quindi, sul tipo di alimentazione. Questo perché c’è una ridotta capacità di spesa per l’alimentazione che porta a scegliere alimenti che saziano e non che siano anche nutrienti. Una tendenza simile a quella che esiste anche nei Paesi a basso e medio reddito.
Questo stile di vita ha conseguenze che rimangono per tutta la vita. In Europa oltre il 60% dei bambini in sovrappeso prima della pubertà sarà in sovrappeso anche nella prima età adulta. Secondo l’OMS, un peso elevato è un fattore di rischio maggiore per:
- malattie cardiovascolari, come l’infarto che è la prima causa di morte nel 2012;
- diabete di tipo 2;
- disturbi all’apparato muscolo-scheletrico come osteoartrite, una malattia degenerativa e disabilitante;
- alcuni tipi di cancro, per esempio al seno, al colon, alle ovaie, alla prostata, al fegato.
Inoltre, l’obesità infantile è associata a maggiore rischio di obesità, morte prematura e disabilità in età adulta. I bambini in sovrappeso e obesi sperimentano difficoltà respiratorie, maggiori rischi di fratture, ipertensione, preventivi segni di malattie cardiovascolari, resistenza all’insulina ed effetti psicologici.
Come “spostare” la bilancia
Come combattere questa “epidemia”? L’Organizzazione mondiale della sanità sostiene che sovrappeso e obesità sono prevenibili. Promuovendo la scelta di cibi salutari (aumentando il consumo di frutta e verdura e limitando quello di grassi e zuccheri) e uno stile di vita che comprenda una regolare attività fisica si può diminuire l’incidenza. C’è bisogno che questa decisione venga, però, supportata a livello mondiale, regionale e nazionale, cioè che la società globale inserisca questa scelta tra i valori che contano.
L’OMS ha stilato un piano d’azione per ridurre l’obesità infantile (Ending Childhood Obesity). Questo piano si articola in sei punti:
- promuovere l’assunzione di cibi sani;
- promuovere l’attività fisico-sportiva;
- cura prima del concepimento e in gravidanza, perchè la salute del bambino nei primi mesi e anni è influenzata da quella della madre;
- dieta sana e attività fisica nella prima infanzia;
- salute, nutrizione e attività fisica per i bambini in età scolare;
- weight management, cioè adottare uno stile di vita di lungo termine per mantenere un peso salutare.
Questi punti prevedono che la collaborazione non avvenga solo tra gli Stati, sia a livello parlamentare che a livello governativo, ma anche con la famiglia, il sistema educativo e la scuola, le associazioni sportive, il sistema sanitario pubblico e privato, le imprese dell’industria alimentare. In pratica questo “piano” coinvolge tutta la società.
Anche la Commissione europea ha pubblicato un Action Plan on Childhood Obesity da attuare negli anni 2014-2020. Alle azioni individuate dall’OMS, se ne aggiungono altre rivolte al mercato unico europeo, per esempio, la riduzione di attività di marketing e pubblicità rivolte ai bambini.
Anche a livello nazionale sono stati attivati dei progetti di monitoraggio e intervento per agire su questa problematica di rilievo per la salute dei bambini in Italia. Importante è il ruolo dell’Istituto superiore di sanità (Iss) nel monitorare la situazione e nel proporre azioni che possono ridurre obesità infantile e sovrappeso, partecipando anche alle iniziative che sono proposte a livello internazionale. Il progetto di monitoraggio sull’obesità infantile è Okkio alla salute, che raccoglie i dati a livello regionale.
Un’altra importante attività in Italia è il Banco Alimentare promosso dall’Unicef che collabora con più di ottomila associazioni, il 78% delle quali consegna spese alimentari e assiste anche famiglie povere con minori. Inoltre sono state fatte partnership con aziende alimentari per donare maggior quantità e qualità di alimenti.
La lotta contro la malnutrizione e in particolare contro l’obesità infantile si inserisce nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo Sviluppo sostenibile. In particolare gli obiettivi 2 (zero hunger – zero fame) e 3 (good health – buona salute). Inoltre l’art. 24 della Convenzione sui diritti del bambino, che quest’anno compie trent’anni, prevede che tutti i bambini e le bambine godano del miglior stato di salute possibile e prevede esplicitamente la lotta alle malattie e alla malnutrizione.
Questa battaglia coinvolge tutti, dalla famiglia alla scuola, dai Paesi ricchi a quelli poveri, dallo Stato alle Nazioni Unite. E noi? Cosa stiamo facendo per aiutare questi bambini?
Erica Torresan
Immagine copertina: UNICEF
Questo articolo è parte del Project Work che Erica, studentessa del corso di laurea in Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani dell’Università degli Studi di Padova, sta svolgendo presso la redazione di The Bottom Up.
Il fenomeno ha ripercussioni devastanti sul futuro delle popolazioni dei paesi industrializzati. Alcuni paesi hanno pensato di tassare i junke food ovvero cibi spazzatura ricchi calorie facili ma poveri di nutrimento (che fanno ingrassare senza sfamare e soddisfare le necessità metaboliche). I risultati sono stati irrilevanti. Questo perchè l’eccesso di carboidrati semplici (zuccheri), grassi (soprattutto cotti) e sale ha effetto sugli stessi centri nervosi delle droghe. E le grandi industrie alimentari investono tantissimo proprio per cercare continuamente la migliore combinazione tra questi ingredienti per creare dipendenza. Chi fosse sorpreso vada a vedersi cosa è il BLISS POINT ……..
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