Inno del perdersi: “Sognando Elvis” di Veronica Carratello

Avete presente quel numero di Dylan Dog in cui al protagonista della serie viene mostrato il mondo ipotetico in cui lui non è mai esistito? In quell’universo parallelo alla Frank Capra il suo assistente Groucho è un comico da bar di quart’ordine che, struccato, si scalda una roba al microonde a tarda notte. Nonostante non riesca a ricordare quale fosse il numero in questione (forse uno speciale di Natale?), non dimenticherò mai il terribile senso di disagio che si sprigionava dal volto del non-più-Groucho. Privato della sua identità elettiva, l’assistente si rivelava come un uomo grigio, chiunque, in-identificabile. Sotto la maschera, niente.

sognando elvis

Sognando Elvis di Veronica Carratello, edito da BAO Publishing, da questo vuoto di identità fa scaturire il suo racconto. La storia di Carlo, impiegato sociopatico e ipocondriaco, vittima delle angherie dei colleghi più fighi di lui, sembrerebbe non poter andare da nessuna parte. Questo, finché una sorta di spirito guida di Elvis Presley non lo spinge a una coraggiosa impresa: andare a Parkes, Australia, al raduno mondiale di fan e impersonatori del King. Una serie di sfortune e imprevisti guideranno Carlo in un’avventura per lui senza precedenti, costringendolo ad allentare la morsa con cui stringeva la sua stessa vita.

Era dai tempi di Jimmy Corrigan che non si incontrava un personaggio principale così desolante, e la Carratello (alla sua quarta pubblicazione) è molto brava nel guidarlo in questo road trip alla ricerca di se stesso.

Ci sono alcune riflessioni sulle maschere affatto scontate e le invenzioni visive sono moltissime e variegate, anche se a volte l’eclettismo del tratto arriva quasi a stufare. Ma non è sicuramente un caso che un fumetto che parla di identità giochi proprio sul camaleontismo e sui cambi di segno, e il disorientamento è da mettere in conto. Basta non smettere mai di camminare, e da qualche parte si arriva.

Giovanni Ortoleva

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