Nick Cave ha molta voglia di parlare con te

Nick Cave ha molta voglia di parlare con te

Non che questa sia una novità, se si considera velocemente l’intera rocambolesca vita del cantante australiano, cosa che non faremo qui per brevità. l’immagine di un uomo di ormai 57 anni che aveva trovato una quadra alla propria esistenza sul piano artistico come sul piano quotidiano e affettivo. , i ricordi ognuno al posto giusto, una riconciliazione col fantasma del padre, la serata “film inappropriato” con i figli avuti dall’ultima moglie Susie Bick, una ex modella che si occupa di moda. Poi, , una tragedia ha fatto sì che uno di questi due gemelli eterozigoti dopo aver assunto una droga sintetica finisse ucciso da un volo senza testimoni dalle scogliere di Brighton. La pace non era evidentemente nel destino di Nick Cave. Da allora c’è stato un album impregnato di lutto e mancanze, scritto profeticamente per metà prima dell’incidente, a sua volta raccontato in un altro documentario, presentato a Venezia, , diretto da Andrew Dominik, curiosamente un ex della moglie, in cui per l’ennesima volta Cave si è ritrovato a ripercorrere il rapporto tra la vita privata, l’arte come sostegno ai drammi quotidiani e il ruolo di genitore. Stavolta con un tormento in più. A un certo punto del documentario, Cave, rivolgendosi in camera, dando le spalle alla casa di Brighton oggi abbandonata in favore di Los Angeles, rassicura con fare un po’ anglosassone (lo dico in senso deteriore) sul fatto che “i concerti, gli album, quelle cose lì, non smetteranno di esserci”, – complice anche il rapporto simbiotico col pubblico che ormai da diversi anni Cave ha sviluppato con la parte animale e massificante delle grandi e ipnotizzate audience che affollano i suoi concerti. Eppure, la voglia di qualcosa di inedito cresceva dentro il nativo di Wangaratta. Lo scorso marzo si è saputa la novità: un po’ alla Maurizio Costanzo dei bei tempi. Ma a differenza che nel trash televisione italiano, i fan del Re Inchiostro sono appunto affezionatissimi, trasversali, pluridecennali , con pregi e difetti del caso. Un pianoforte, uno sgabello e un microfono che gira tra il pubblico, senza rete. Tre incontri sulla East Coast statunitense, intitolati programmaticamente I’ve been feeling for a while that I’d like to talk to people about things. I’m not sure what to do with that. Dalla newsletter di Nick Cave & The Bad Seeds. oscillando tra domande effettivamente interessanti sul lavoro passato e futuro e momenti belli di chi, almeno in pubblico, non è capace di rapportarsi in modo sano coi propri miti, alla fine il vero nodo di questo nuovo corso caveiano ha cominciato a pulsare: – così diretto e sincero da arrivare infine a una terapia reciproca, addirittura, a sentire Cave. Dopo la tragedia, Nick e Susie hanno cominciato a ricevere molte testimonianze di persone da tutto il mondo che hanno condivisole proprie tragedie, andando così a generare un legame a doppio filo tra una coppia di ricchissimi artisti e, presumibilmente, migliaia di fan che hanno preso carta e penna per testimoniare loro la propria vicinanza. Come accennato prima, Cave da tempi non sospetti aveva incominciato a creare e a celebrare un rapporto di ha voluto accelerare ancora di più su questo versante del suo essere rock star consumata ma non consunta. Il tema delle energie creative mancanti o risucchiate dai più disparati personaggi (incluso un brevissimo incontro piovoso con Bob Dylan in carne ed ossa) è anche un un godibilissimo libretto di genere letterario indefinito, a metà tra autobiografia, diaristica e metacreazione tradotto in Italia da Bompiani nel 2016. Ma non è finita: questa idea è stata portata da Cave al di fuori dell’usale contatto umano ai concerti e quello straordinariamente strano nel permanente, che esce anche come newsletter. Qui Nick può affrontare con la consueta ironia e maestria nell’uso della penna i temi più disparati che tutti, anche io e te, possiamo porgli. Io ovviamente l’ho fatto e se mai dovessi ricevere una risposta potrei piangere un pochetto. C’è chi gli chiede se ha mai pensato di riportare in vita i Grinderman ottenendo la risposta che dopo un meditato consulto con Warren Ellis la cosa migliore da fare è pubblicare un doppio cd di (questa la si capisce con wikipediata veloce); c’è un tedesco appassionato di linguistici che ha contato le volte in cui nei suoi testi ricorrono certe parole arrivando a risultati abbastanza noiosi; c’è chi gli chiede se la Miley Cyrus che galleggia nella visionaria Insomma, Nick ha molta voglia di parlare con te, fai il brav* e scrivigli, farà bene a entrambi.