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Non solo un gruppo di cialtroni. Quando la satira diventa cooperazione

Sono in ritardo per la conferenza stampa del Terra di Tutti Film Festival, ove devo recarmi per intervistare Il Terzo Segreto di Satira, collettivo di videomaker milanesi che dopo averci fatto piangere dal ridere con Il Dalemiano, il Renziano e la saga Natale con il PD, si è buttato su un argomento completamente nuovo e su cui non è così semplice scherzare: Nicaragua e Libano, storie di volontariato internazionale, violenza domestica e identità invisibili. Arrivo giusto in tempo per ascoltare Alessandro Canella di Radio Città Fujiko chiedere a Davide e Davide (Rossi e Bonaccina) del Terzo Segreto di Satira come sia stato lavorare con lo Stato Sociale (in occasione di un incontro alla Scuola di Scienze Politiche, intitolata Essere duri senza perdere l’ironia). Ma perché a Bologna sono tutti ossessionati dallo Stato Sociale? Certo, meglio che con Alan Sorrenti. O che con Bobby Solo. Mi arrischio a dire che in effetti poteva andare molto peggio, e riporto dunque la cortese risposta di Davide e Davide: “Siamo in cinque anche noi, facciamo anche noi tutto insieme. Di solito noi scazziamo in anticipo”. Dopo di che mi autodetermino e pongo delle domande senza Alessandro Canella e senza lo Stato Sociale.

Come avete deciso di realizzare con GVC la webserie “TSS ON THE ROAD: an EU Aid volunteers web series”, che vi ha portato fino a Bologna, presentata in anteprima al Terra di Tutti Film Festival?

È un momento delicato, in cui è necessario proporre uno sguardo sul quotidiano più diretto e ironico. Non è stato semplice affacciarsi su temi delicati come la comunicazione umanitaria e la cooperazione internazionale. Abbiamo cercato di parlare a un pubblico ampio, con il preciso scopo di coinvolgere anche e soprattutto chi non è abituato a interessarsi a questi temi. Da questo punto di vista, l’ironia è uno strumento vincente: riuscire a scherzare su un argomento e a presentarne anche l’aspetto peggiore in maniera satirica ne rende più leggero e piacevole l’ascolto o la visione. Non ci eravamo mai confrontati con questi temi e non eravamo particolarmente preparati su Libano e Nicaragua. Se non si è addetti ai lavori, è raro sentirne parlare tutti i giorni. (Si guardano). Tu lo sapevi dov’era il Nicaragua?

In che modo vi siete approcciati a un settore presumibilmente nuovo come quello del volontariato e della cooperazione internazionale?

Se ci fai caso, nel trailer della web-serie ci presentiamo come “un gruppo di cialtroni”. È quello che siamo. Non avremmo potuto comportarci in modo diverso, un po’ per mancanza di preparazione, un po’ perché il nostro scopo è quello di allargare un pubblico solitamente balconizzato, divertendolo come facciamo con i video o con il nostro lungometraggio “Si muore tutti democristiani”. Abbiamo risposto con piacere alla chiamata di GVC e in “TSS ON THE ROAD. An EU Aid Volunteers web series” cerchiamo di raccontare il mondo degli aiuti umanitari, della cooperazione internazionale e del volontariato europeo. Svolgiamo una sorta di lavoro parallelo a quello strettamente divulgativo, praticando prima di tutto l’autoironia. Anche perché è un po’ difficile scherzare sulla violenza di genere o la tratta, ecco.

Quali sono i vantaggi e i limiti di un formato come il vostro?

I vantaggi e i limiti di una web serie sono gli stessi: i tempi brevi in cui bisogna essere necessariamente incisivi. Si rischia di essere superficiali, ma proprio per questo la volontà di partenza non può essere quella dell’approfondimento, che lasciamo volentieri agli esperti.
Abbiamo avuto la fortuna di trovarci in contesti non strettamente emergenziali, dove ci siamo trovati ad esplorare situazioni precarie e di difficoltà, ma dove si era ormai imposta una forma di routine. Non si tratta propriamente di una dimensione di emergenza allargata, ma più che altro della vita che avanti nonostante le storture e le difficoltà. Il Libano, che non riconosce i rifugiati, ne conta un milione e mezzo, su quattro milioni di abitanti. Una proporzione impressionante, che lascia presagire una situazione di crisi. Invece abbiamo scoperto che in fondo un campo profughi non è molto diverso da una situazione più confortevole: anche lì si lavora, ci si relaziona con gli altri, si ride, ci si innamora e si stringono legami.

Avete scelto di allontanarvi così tanto dall’Italia perché siamo in una situazione politica in cui non c’è più niente da ridere?

Al contrario! Abbiamo girato di recente un video sul Movimento Cinque Stelle e ne abbiamo in programma altri, perché sono i momenti peggiori quelli in cui è necessario prendere posizione, non solo per sdrammatizzare. Non vogliamo dire che quando tutto va a rotoli noi prosperiamo…però quando tutto va a rotoli noi prosperiamo.

Sofia Torre

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