heredera del viento recensione

La Heredera del viento: l’ordinarietà delle figure straordinarie

Avete presente quelle figure che hanno fatto qualcosa di grande nella loro vita, chi nel bene e chi nel male, che hanno creato idee, tecnologie, movimenti che hanno cambiato il mondo in cui viviamo? Quelle persone che insomma sono passate alla storia?

Ecco, tendenzialmente quando si parla di loro la narrazione sembra calare dall’altro, come una telecamera muta che riprende con discrezione, come un occhio di bue che illumina i protagonisti e annulla tutto il resto. Spesso di queste persone alcuni aspetti più intimi e personali si conoscono – prole, stato civile, qualche gossip qui e lì – ma, a meno che voi non siate appassionati di biografie, le tante piccole componenti della loro ordinarietà passano in secondo piano.

Bene, a Gloria Carrion Fonseca questa forma mentis proprio non piace e ne La heredera del viento cambia tutte le carte in tavola.

Il film si apre con delle riprese storiche di masse di persone intente a portare avanti una rivoluzione, quella che, in Nicaragua, nel 1979 spodesta Somoza e dà inizio all’epoca sandinista.

Una voce fuori campo narra, è quella di una giovane donna.

Il film è un’intervista di Gloria Carrion Fonseca ai suoi genitori, militanti della rivoluzione sandinista.

Lei domanda, loro rispondono.

nicaragua carrion fonseca

E assieme ripercorrono la loro storia e quella del loro paese. Aneddoti di vita personali si intrecciano con cesure storiche: il primo appuntamento, la prigionia e la tortura, la liberazione di Managua il 20 luglio, l’incontro inaspettato nella piazza principale, la lotta contro la neonata formazione dei Contras sostenuta dagli Stati Uniti, la presa delle armi da parte dei cachorros se Sandino, le separazione, il non essere a casa perché impegnati a portare avanti una rivoluzione.

Questo è quindi sì un film che racconta in modo puntuale il Nicaragua degli anni 80, con immagini d’epoca, canti quotidiani della rivoluzioni che hanno tutta l’aria di non essere cantati da un po’. È sì il il racconto di eroi ed eroine, di personaggi che hanno cambiato le sorti del loro paese. Ma ciò che rende questo film così toccante e originale è il punto di vista, la lente attraverso cui tutti gli eventi e le relazioni sono raccontati: gli occhi di una bambina, che poi è diventata donna. Una bambina che si è salvata da sola mentre i genitori erano impegnati a salvare el pueblo. Una figlia che è sempre venuta dopo, perché “è vero, la rivoluzione veniva per prima, per seconda e anche per terza”. Una donna che ha provato a scappare dalla sua terra, dalla rivoluzione, per capire ad un certo punto che lei era la sua terra, era la rivoluzione. Ed è tornata, per farci pace.

La heredera del viento è 1 ora e 27 minuti di personaggi storici che si rivelano persone, con percorsi, debolezze, lacune, scelte, insomma con un’ordinarietà che spesso è nascosta, rimane celata, proprio dietro le tende della storia.

È un film che riconosce la dignità di ogni generazione: di quelle che si battono e sono pronte a rischiare la vita per un ideale, di quelle che decidono di non scappare dal passato e di elaborarlo.

È un elogio al coraggio di ogni essere umano.

 

Marta Silvia Viganò

 

Fotografie: Terra di Tutti Film Festival

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