Questo non è il solito articolo sulla pena di morte: la storia del Guatemala

né di come in diversi paesi questa sia applicabile a minori e a persone con disabilità mentale e fisica. Non si parlerà di come sia una misura irreversibile, in un mondo in cui gli errori giudiziari esistono (pront* a sconvolgervi con pubblicato su Panorama?), né di quanto sia discriminatoria verso le minoranze e i meno abbienti e nemmeno di come in svariati Paesi sia uno strumento di controllo e repressione dell’opposizione politica. Di tutto questo parla con grande dovizia di particolari Amnesty International in questo un Paese che contro tutte le previsioni nel 2017 ha abolito la pena di morte: il Guatemala. Come si legge nel report di cui sopra, nel 2017 sono stati tre i Paesi ad abolire la pena capitale: Guinea e Mongolia – che l’hanno abolita in ogni ordinamento giuridico – e il Guatemala, in cui è ancora prevista nel codice militare. Ma se – come la storia antica e i testi sacri ci tramandano – l’idea di base sembra essere quella che in certi casi uccidere sia giusto e legale, per qualche ragione l’idea opposta ha una sua storia ben più travagliata. In ogni caso, l’essere umano comincia ad interrogarsi sulla pena di morte già Platone afferma che “la pena ha lo scopo di rendere migliore e se si dimostra che il delinquente è incurabile, la morte sarà per lui il male minore ”, ma anche Tommaso D’Aquino non si fa troppi problemi nella nel sostenere che così come asportare un membro malato in molti casi permette al corpo di sopravvivere, così se un uomo (o una donna, Tommà!) costituisce un pericolo per la comunità è “lodevole e salutare metterlo a morte per salvare il bene comune”. La partita si gioca tra abolizionisti – che sostengono una visione preventiva e utilitaristica della pena di morte, per cui in parole spicce “la pena di morte non è utile” – e i mantenitori o antiabolizionisti – i quali credono invece in una , soprattutto se si considera l’irrevocabilità della pena nel caso di soggetti scoperti solo successivamente innocenti”. Questa posizione, dopotutto, non si dissocia poi tanto da quella dell’attuale Segretario Generale delle Nazioni Unite la pena di morte non serve alle vittime e non ha effetto deterrente nei confronti dei crimini sancisce sì il diritto alla vita (art. 3) e il diritto a non subire trattamenti inumani, crudeli e degradanti (art. 5) ma, a dispetto della logica, la pena di morte si è deciso di non citarla, al fine di assicurarsi la ratifica sia dei paesi abolizionisti che dei paesi sostenitori. Per quanto riguarda il piano regionale, si parla specificatamente di abolizione della pena di morte nel Secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici (1989) – che prevede l’abolizione della pena capitale per tutti i paesi firmatari, ad esclusione di coloro che hanno apposto riserva e permettendola quindi in tempi di guerra -, nel il diritto internazionale prevede l’uso della pena capitale solo come fatto eccezionale Il trend giuridico internazionale contemporaneo è caratterizzato da una maggiore sensibilità rispetto al valore della vita ed è quindi orientato alla riduzione del numero di reati passibili della pena capitale, in un’ottica di completa abolizione, tanto che le norme internazionali ne vietano la reintroduzione o l’ampliamento dell’utilizzo. Come tutte le norme di carattere pattizio, l’applicazione e la concretizzazione dei contenuti delle stesse dipende dall’adesione al trattato di un certo Paese. Cosa significa questo? Che fintanto un Paese non ratifica una convenzione non è giuridicamente vincolato a rispettare determinate regole e a intraprendere determinate azioni. rispetto alla tematica dell’abolizione della pena di morte: c’è chi la conserva, chi l’ha abolita per tutti i crimini, chi, pur non avendola eliminata dal proprio ordinamento giuridico, non la mette in pratica, abolendola quindi quando Tomás Cerrate e Amílcar Cetino, appartenenti alla banda di sequestratori Los Pasaco, sono stati giustiziati per il rapimento e l’omicidio di Isabel Bonifasi de Botrán. All’epoca la pena capitale era prevista all’articolo 18 della Costituzione e dal 1996 – anno in cui il paese è uscito, attraverso gli accordi di pace promossi dall’ONU, dalla iniziata negli anni ‘60 – le persone giustiziate sono state 5. Forse mosso dalle immagini perturbanti di due persone cui viene iniettata una soluzione intravenosa mortale, il governo Portillo deroga il decreto 159 – o che stabiliva la possibilità che il Presidente decidesse delle petizioni di indulto delle persone nel braccio della morte. Così facendo, nella sostanza crea , aspetto che rendeva illegale – in base a quanto sancito dal Patto di San Josè – ogni esecuzione. Se non che a varie riprese il dibattito sulla pena di morte si riaccende, come nel . “La società cerca di trovare dei meccanismi per controllare la violenza endemicamente diffusa nel paese.” afferma . E uccidere i criminali sembra una soluzione accettabile a parte dei guatemaltechi. Ma gli attivisti per i diritti umani, palleggiati da Amnesty, non demordono e continuano a lottare. Due figure da ricordare sono , che afferma “Non possiamo permetterci di essere uno degli ultimi Paesi che applicano questa pena. Consideriamo [l’abolizione] necessaria al rispetto dei i diritti umani in Guatemala.” del Guatemala. “Considerare la pericolosità degli imputati nel momento di decidere se applicare o meno la pena di morte è un concetto che risulta assolutamente inaccettabile dalla prospettiva dei diritti umani, essendo incompatibile con il principio di legalità e contrario a quanto stabilito all’articolo 17 della Costituzione e al 9 della Convenzione americana sui diritti umani”, scrivono i giudici supremi. Così gli articoli del codice penale e della legge contro il narcotraffico che prevedevano la pena di morte – in particolare per i crimini di parricidio, di plagio, di sequestro, per le esecuzioni extragiudiziali, le sparizioni forzate e la morte del presidente o del suo vic “Praticamente non ci sono più delitti che contemplano la pena di morte o la mantengano in si complimenta e afferma con vigore che pena capitale “non sarà mai la soluzione per mettere fine all’insicurezza” del paese e che il suo annullamento è “una grande notizia per la vita e per l’umanità”. E parte dell’opinione pubblica si accinge a celebrare questo traguardo. e la percezione della popolazione è quella di grande insicurezza, come dimostra questo , ma un grande passo verso la diffusione e il rispetto dei diritti umani è stato fatto: il Guatemala si configura come il 142° paese che abolisce la pena di morte. Ora, fatta l’abolizione della pena di morte, bisogna fare gli abolizionisti.