Realtà ovale: rugby e rivoluzione

Rugby e rivoluzione” è un viaggio attraverso la penisola italiana per sondare alcune complesse realtà sociali del nostro tempo – carceri, disabilità, immigrazione – attraverso il mondo dello sport. La palla ovale diventa lo strumento per raccontare storie e momenti di quotidianità, laddove genera integrazione e solidarietà. Lo sport, il rugby, è considerato qui come un aggregatore sociale, all’interno del quale ogni partita è fatta di fatica, di sudore, sacrificio, dove non predomina il più forte, ma per arrivare alla meta è necessario uno sforzo collettivo di tutti i compagni di squadra. L’impronta decisiva che il progetto si vuole dare riguarda la possibilità di informare e sensibilizzare chi verrà a contatto con le storie raccontate; tramite la scrittura e la fotografia si intende avvicinare e stimolare la curiosità a conoscere le vite di chi affronta situazioni complesse, spesso di marginalità sociale, nella propria quotidianità.

La nascita dell’iniziativa

L’idea nasce da Matthias Canapini, marchigiano, giocatore della squadra Fano rugby: “Due anni fa decisi di unire le mie passioni per la scrittura e per lo sport, provando ad avviare questa iniziativa per raccontare l’Italia, attraverso storie ed immagini delle diverse realtà che esistono nel paese, dall’emarginazione sociale, al razzismo a racconti sulla disabilità tutte vissute nell’ambiente sportivo del rugby. La società sportiva di Fano rugby decise di contribuire al progetto promuovendo una raccolta fondi popolare per all’avvio dell’iniziativa, a cui partecipò e a cui tutt’ora  collabora anche Chiara Asoli, amica e fotografa di Milano che seguii da bordo campo le avventure e i ragazzi incontrati nel viaggio cercando di immortalare i momenti più salienti dell’esperienza”.

disabilità
Foto di Chiara Asoli

Il viaggio nel mondo della palla ovale

Nel 2016 da Casale Monferrato, Torino, con la squadra le Tre Rose rugby, nata per la promozione all’integrazione e composta da richiedenti asilo e rifugiati provenienti dall’Africa, prende avvio l’esperienza. Il viaggio prosegue poi nelle carceri di Bollate a Milano, e di San Luigi Gonzaga di Pesaro, per continuare verso Roma con Libera Rugby, una squadra creata dai giovani romani con l’obiettivo di schierarsi apertamente contro l’omofobia. Da Treviso a Scampia, da Bari a Catania, Matthias partecipa attivamente alle partite, ascolta le storie dei ragazzi protagonisti, Chiara scatta le immagini che raccontano le vite quotidiane delle squadre sportive. Il lavoro di Matthias e Chiara si incentra sulla possibilità di posare una lente di ingrandimento sul mondo del rugby cercando di evidenziare un’immagine nuova e diversa delle vite di questi ragazzi, un’immagine di speranza, che cerca di far risaltare la bellezza e il coraggio delle vite di chi affronta le periferie italiane e le situazioni di marginalità di questo Paese.

Il progetto verrà presentato a fine lavoro con la pubblicazione di un libro e una mostra itinerante, proposto nelle diverse realtà incontrate durante le attività promosse, per poi cercare di estendere la rete anche ad altre librerie ed associazioni.

Immagine di copertina: Matthias Canapini con i ragazzi di Scampia. Foto di Chiara Asoli

Lorenzo Chiriatti

Questo articolo è parte del Project Work che Lorenzo, studente del corso di laurea in Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani dell’Università degli Studi di Padova, sta svolgendo presso la redazione di The Bottom Up. 

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