Motta ha scoperto che a 30 anni si è felici

Motta ha scoperto che a 30 anni si è felici

. Amore per la musica, per la sua band, per la sua famiglia, per Carolina Crescentini, attrice, ma soprattutto fidanzata del cantautore alla quale si rivolge più volte durante il live. una fase complessa che, bene o male, noi (in redazione) stiamo vivendo, quella , ma anche molto di più. Il primo disco da solista del livornese era letteralmente impregnato di questo senso di angoscia che trova nella condivisione quasi un modo per esorcizzarsi. Un disagio che ti prende al collo e un po’, per forza di cose, ti serra il respiro. E poi, cosa è successo dopo? Un anno senza concerti, un disco nuovo, “Vivere o morire”, e il ritorno sul palco – lunedì 28 maggio su quello dell’Estragon Club di Bologna, . Motta ha compiuto 30 anni e, come non manca di affermare a gran voce lui stesso, . Riprende il discorso esattamente da dove si era interrotto: se, infatti, la scaletta del tour precedente si concludeva con l’invito, ripetuto, ostinato, di , ad evidenziare con la matita rossa quello che è cambiato. Le canzoni si intrecciando dialogando tra loro, le parole si fondono nella musica. , accompagnando e proteggendo i testi che continuano a parlare dritti alla pancia. Già ci eravamo soffermati su che, secondo Sofia Torre, segnano in maniera marcata l’inizio dei trent’anni: dal vivo, la che, dato che siamo umani, non è sempre perfetto, non è sempre idilliaco, per cui c’è bisogno di chiedere scusa, alle volte, e scegliere di È la maturità di una storia d’amore a dipanarsi nella mente, La stessa che a volte s’annebbia, volontariamente, perché “non c’era niente di male, potevamo fermarci, dovevamo sbagliare”. Il cambiamento di Motta è sottile, profondo, non immediatamente visibile. Apparentemente il modo di cantare, di stare sul palco, di presentarsi al pubblico è lo stesso del tour precedente, ma . Il livornese dialoga con il pubblico dell’Estragon che si lascia coinvolgere, canta, balla, si dimena come può e applaude con convinzione Federico Camici al basso, Simone Padovani alle percussioni, Cesare Petulicchio alla batteria, Leonardo Milani alle tastiere e ai cori, Giorgio Maria Condemi alle chitarre, presentati, coinvolti e chiamati a farsi sentire più e più volte durante il concerto. È un rock luminoso, quello di Motta, con la musica suonata per togliere la polvere dalle stanze buie e dalle preoccupazioni. Scorre veloce, un brano dietro l’altro: ed è bello andare ad un concerto dove tutte le persone attorno a te conoscono sia le une che le altre e le cantano con uguale trasporto. La conclusione è perfetta sintesi dell’evoluzione e della cifra artistica del livornese: c’è l’ dei Criminal Jokers (che chi è stato almeno una volta ad un concerto di Motta quasi si aspetta – sì, mi sarebbe dispiaciuto se fosse stata sacrificata), la , una lettera intima al babbo che fa stringere il cuore. Il Motta trentenne è un uomo che vive i suoi amori con forza e visceralità,