Per la prima volta nella loro storia, i giocatori dell’AFC Wimbledon hanno potuto festeggiare. Non per una particolare vittoria o per una promozione, ma per essersi posizionati in classifica al di sopra dell’MK Dons. Una sfida che prende le sue radici da un odio intrinseco, per una ingiustizia, secondo i tifosi del Wimbledon, e per una rabbia immotivata secondo quelli del Dons. Più di un derby, perchè di fatto Dons e Wimbledon sono la stessa squadra.
Milton Keynes è una fiorente cittadina industriale di Londra, a circa un’ora e mezza di macchina dal centro della capitale. Una città sorta praticamente dal nulla, nata per rispondere alle esigenze delle fabbriche di avere manodopera e che, nella sua crescita, ha inglobato decine e decine di località dell’Inghilterra agricola. Tanto che intorno e all’interno dell’espansione di Milton Keynes ci sono Shenley Church End, Two Mile Ash, Fishermead e Walnut Tree, non proprio nomi di quartieri di una grande città.
Milton Keynes, come più o meno ogni paesotto inglese, ha una sua squadra di calcio, il Milton Keynes Dons, più noto come MK Dons, che gioca in uno stadio moderno al centro di un quartiere costruito da zero, con cinema, centri commerciali, bar e ristoranti. Anche la squadra in realtà è costruita da zero, in uno strano caso che coinvolge anche Wimbledon.
Il Wimbledon FC ha poco da dire nel calcio inglese. Certo, è una formazione storica per il calcio inglese, nata nel 1889, ma la maggior parte delle squadre albioniche affonda le proprie radici nell’Ottocento. A livello sportivo non può vantare alcun titolo ed ha passato gran parte della sua lunga storia nelle serie minori, fuori dai radar del calcio. Ma l’anello di congiunzione delle due storie, quelle di Wimbledon e Dons, è lo stadio. Il Wimbledon infatti gioca al Plough Lane, che ha più o meno gli stessi anni della squadra e li dimostra tutti. Nel 1991 il rapporto Taylor costringe tutte le squadre inglesi a importanti modifiche strutturali negli stadi, per evitare tragedie come Hillsborough o Bradford. Ma il Wimbledon è in una pessima situazione economica, e non può far altro che chiedere al Crystal Palace di condividere il suo stadio, il Selhurst Park.
Varie gestioni si alternano fino al 2000, senza che la situazione si sblocchi. Poi la presidenza passa ai norvegesi Røkke e Gjelsten, che come prima mossa vendono Plough Lane. Sembra proprio un nuovo inizio, ma già lì qualcuno comincia a sospettare qualcosa.
Infatti a Milton Keynes intanto si sta costruendo uno stadio nuovo ed avveniristico, con la longa manus della MK Development Corporation a tessere le fila. Unico problema, MK non ha una squadra. In passato era stato chiesto a diverse squadre di trasferirsi a giocare lì, con le ovvie lamentele e proteste dei tifosi casalinghi. E allora, perchè chiederlo con le buone se puoi costringerlo con le cattive (a.k.a i soldi)?
Dopo i no di Barnet e QPR, ecco che si bussa alla porta del Wimbledon. I due norvegesi, che hanno appena venduto lo stadio non per costruirne uno nuovo ma per cercare di ridurre i debiti, sono consapevoli che cedere sarebbe contemporaneamente la salvezza e la fine del club, e decidendo senza voler decidere passano la società nelle mani di un terzo, Charles Koppel, che guarda i conti e chiama subito Milton Keynes.
E così il matrimonio si fa, ma a dire no prima di essere costretti a tacere per sempre sono tanti. In primis i tifosi, ma le loro proteste vengono da subito ignorate. Più convincenti sono invece i dinieghi della Federazione Inglese, ma Koppel non ci sta e con la sua richiesta d’appello al primo rifiuto porta alla costruzione di una commissione, che approva il trasferimento.
Nel 2003, Milton Keynes ha la sua squadra, ed è il Wimbledon. Ma solo per un anno, perchè già con il campionato successivo dalle ceneri del Wimbledon nasce il Milton Keynes Dons, o appunto MK Dons. Cambiano i colori e cambia il nome. Del Wimbledon non c’è più niente, tifosi compresi, tanto che quando il Dons gioca la sua prima partita nello Stadium MK, da trentamila spettatori, ci sono solo mille persone. Al contrario, i tifosi del Wimbledon decidono di fondare con azionariato popolare la loro (vecchia) squadra, l’AFC Wimbledon, che nello stesso momento esordisce in Combined County League, il nono livello del calcio inglese, per fare un paragone con l’Italia (che funziona poco, dato che in Inghilterra si arriva fino al 22^, anche se con una struttura decisamente complicata) il Wimbledon passa dalla Serie B alla Terza Categoria. Ma a vedere quella prima partita ci sono 4000 tifosi.
Le storie proseguono, parallele, fino al 12 agosto 2014, quando per la prima volta le due squadre si incontrano. Lo stadio è quello del Dons, che alla fine vince 3 a 1, passando il turno della Coppa di Lega.
Per la prima ed unica vittoria del Wimbledon nella sua storia contro gli odiati rivali del Dons bisogna aspettare solo un paio di mesi.
Le cose per il Dons poi si cominciano a mettere male: ben presto abbandona la Championship, e si ritrova in League One a lottare per non retrocedere. Al contrario il Wimbledon scala tutti i gradini che gli sono rimasti, fino a trovarsi, quest’anno, insieme in Serie C. E nonostante il risultato sul campo (con una vittoria per l’MK e un pari) le cose sorridono al Wimbledon. Al fischio finale della stagione infatti, la squadra nata dall’amore dei tifosi si guadagna la salvezza, mentre il Dons retrocede in League Two.
Marco Pasquariello