Minori stranieri, meglio soli che male accompagnati?

Minori stranieri, meglio soli che male accompagnati?

C’è qualcosa di paradossale in tutta questa storia, mi dice Valerio Cavaliere. “Un aspetto che colpisce più di ogni altro. Ed è la preoccupante necessità di mettere nero su bianco che i non possono essere respinti”. Come se il buon senso non fosse già sufficiente a da questa eventualità. Perché prima di essere stranieri, appunto, sono dei minori e in quindi esposti ad una condizione di . Ai quali, di sicuro, la polizia francese di frontiera non si sognerebbe mai di modificare l’età. Cosa che a questi giovani migranti, invece, è accaduto spesso – come ha stabilito una sentenza del cerca, da anni ormai, di mettere ordine nel marasma di statistiche e fredde percentuali che ruotano a torno ai grandi movimenti migratori che stanno interessando il . Dietro ai quali si celano, non solo metaforicamente, uomini e donne ma soprattutto , viaggiano stipati dentro barconi fatiscenti, nascosti sui camion diretti al . In balia del mare in tempesta, del deserto infuocato e di trafficanti senza scrupoli. , recentemente approvata dal Parlamento, contiene tutte le misure necessarie. Ha modificato e reso più efficaci le procedure per l’ specifici per i minori. “Il problema semmai è che questa non ha saputo incidere sulle , perché non tutte le disposizioni vengono applicate. In secondo luogo, per la adeguate ad accogliere i MSNA, offrire loro gli strumenti necessari al superamento dei Un dettaglio non da poco conto per chi, ancora adolescente, sogna un futuro migliore ma non può contare sulla propria famiglia. Così il destino di questi ragazzi, di solito a bordo delle navi della Guardia costiera, “se non hai la fortuna di ottenere una dovranno ricominciare tutto da capo. Con la differenza di non poter contare sulla , mi dice Valeria Patacchiola dell’ARCI di Rieti. Finché sono minorenni il riesce a prendersi cura di loro. Poi, appena compiono 18 anni, come se nulla fosse diventano improvvisamente adulti”. Il loro Centro è molto piccolo e può supportare solo pochi ragazzi. Un giorno uno di loro, probabilmente preoccupato delle per l’ottenimento della protezione internazionale. Valeria crede che abbia provato a raggiungere la madre in Francia. . “Fino ad allora, infatti, si era assistito ad una migrazione “normale”, come la definisce lui. Da quel momento in poi, invece, l’età dei in Sicilia si è abbassata drasticamente e la percentuale dei minori sul totale della ha raggiunto anche il 30 – 40%. Il che significa che a sull’isola erano rimasti circa 7.988 MSNA su un totale di 18.303”. Numeri alti, ma non così tanto da far temere un’ , ci tiene a precisare. “A maggior ragione, se consideriamo i 150.000 simile. Ragione per cui l’Unicef, dopo cinquant’anni, ha deciso di tornare in Italia con specifici programmi di “L’Italia e la Sicilia in particolare, continua Diego, sono da sempre considerate ”. Tappe obbligate, per chi scappa da guerre e carestie, e tutto sommato economiche rispetto ad altre – afferma un del dicembre 2016. “Alle autorità, mi dice, è convenuto tenerli sull’isola e approfittare della spiccata cultura dell’ospitalità di questa gente. Così, nel giro di poco tempo, con le altre ONG presenti abbiamo creato qualcosa di molto simile ad un . D’altronde, più del 40 per cento dei MSNA si trovano proprio qui. Subito dopo viene la Calabria che ne ospita appena il 2 per cento”. realizzato dall’ARCI di Siracusa è sicuramente l’esempio più lampante. Senza tutori, infatti, questi ragazzi non posso accedere alla . “Un lavoro enorme e di grande importanza. Che almeno lì ha messo fine a quella deprecabile prassi di affidare ai le sorti anche di 20 – 30 MSNA per volta senza averli incontrati nemmeno una volta. che ad un anno di distanza non si è ancora riusciti a superare. Prima fra tutte, quella relativa ai non dovrebbero superare i 30 giorni. “Per un minore che chiede protezione però, ha detta di Diego, in Sicilia ci vogliono anche 18 mesi. Un lasso di tempo enorme, che si trasforma in un limbo, durante il quale questi ragazzi non possono fare nulla. Colpa del Trattato di ci sono famiglie con bambini piccoli e moltissimi MSNA e ti assicuro che non è un posto adatto a loro, mi dice”. Ci restano così tanto tempo da diventarci maggiorenni. Nessuno si preoccupa di fargli i documenti finché sono ancora minorenni, finendo per perdere tutte le tutele che la legge gli garantirebbe”. troppo lento e complesso. Al quale si può accedere solo se si ha un parente prossimo (minimo di secondo grado) con il permesso di soggiorno, un lavoro e un contratto di affitto. , tanti di loro entrano dalla porta ed escono dalla finestra. Molti altri, però, dentro agli SPRAR non ci passano nemmeno”. Sono i c.d. . “Il loro progetto è quello di raggiungere amici e parenti fuori dall’Italia”. “Si fermano a Roma al massimo 3 o 4 giorni, mi spiega, e poi proseguono per con la speranza di oltrepassare il confine”. Per farlo, in molti si affidano ai Una volta raggiunta la frontiera, però, sembra che i problemi per loro siano tutt’altro che finiti. Aspettano il treno che per la Francia ma i sono completamente bloccati, mi dice Diego. “L’unico varco è in prossimità di un bosco, nei pressi di Ventimiglia. Una volta arrivati lì, scoprono presto la francese che non esita a tagliargli le scarpe e rimandarli indietro”. Tutte le sono in queste condizioni, mi conferma Valerio Cavaliere. Nel mezzo ci sono loro, questi , che non posso più andare né avanti né indietro. Cresciuti in fretta dentro ai , mi dice Diego, sarà capire cosa fare di questi ragazzi una volta compiuti 18 anni.