Quarant’anni di legge Basaglia

Dal momento in cui oltrepassa il muro dell’internamento, il malato entra in una nuova dimensione di vuoto emozionale ([…]); viene immesso, cioè, in uno spazio che, originariamente nato per renderlo inoffensivo ed insieme curarlo, appare in pratica come un luogo paradossalmente costruito per il completo Se la malattia mentale è, alla sua stessa origine, perdita dell’individualità, della libertà, nel manicomio il malato non trova altro che il luogo dove sarà definitivamente perduto, reso oggetto della malattia e del ritmo dell’internamento. L’ , l’essere costantemente in balia degli altri senza la minima spinta personale, l’aver scandita e organizzata la propria giornata su che – proprio in quanto tali – non possono tenere conto del singolo individuo e delle particolari circostanze di ognuno: questo è lo schema istituzionalizzante su cui si articola la vita dell’asilo.” Era il 1964, Basaglia dirigeva l’ospedale psichiatrico di Gorizia, dove stava muovendo i primi, incerti passi il rivoluzionario approccio che avrebbe portato, esattamente quattordici anni dopo, all’approvazione della in materia di “Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori”. Passata alla storia come “legge Basaglia”, ha sancito la (nel 1978 gli ospedali psichiatrici pubblici in Italia erano ben 98), alle persone con disturbi mentali, riconoscendo loro di essere molto più della loro malattia o fragilità. Di essere soggetti attivi, impegnati ad autodeterminarsi con dignità. “Semplicemente”, di essere umani. , prima dalla legge Giolitti del 1904 che sanciva il legame tra pericolosità sociale e malattia, poi dal Codice Rocco del ventennio fascista, che obbligava a iscrivere i pazienti nel casellario giudiziario. A quarant’anni di distanza, il bilancio complessivo sembra indicarci che la strada da percorrere è ancora lunga: enormi le disparità territoriali, troppo lenta la costruzione di una rete di servizi pubblici alternativi agli istituti manicomiali, come i Dipartimenti di Salute Mentale (DSM), nonostante gli accessi di utenti psichiatrici siano stati più di 800mila nel solo 2016 , affaticando proprio quei servizi territoriali su cui tanto aveva investito Basaglia. E lasciano sole le famiglie, sulle cui spalle grava il peso maggiore. Chiaramente, la mancanza di assistenza rischia di acutizzare la sofferenza e l’isolamento di malati e familiari. Parallelamente, il ci testimonia della pervasività di una logica contenitiva che riduce la persona con disagio psichico a problema da gestire, azzerandone l’autonomia. Anche se ha meritoriamente eliminato l’elettroshock – che, per la cronaca, fu introdotto dagli italiani Ugo Cerletti e Lucio Bini – la legge 180 non vieta, di fatto, l’utilizzo della contenzione meccanica, giustificata ricorrendo allo A tal proposito, è utile la visione – dolorosamente lucida e fredda, sfiancante ma fondamentale – del , detto Franco, morto il 4 agosto 2009 per contenzione nel reparto psichiatrico di un ospedale pubblico a Vallo della Lucania, solo, senza mai essere stato visitato, nutrito o lavato. O ancora, il ”, come si legge nella home page del progetto, arricchito da molti racconti di ex pazienti. Sugli , gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari chiusi definitivamente solo nel 2015, c’è Certamente, chiudere i manicomi non è bastato. Tuttavia, lo spirito e la visione antropologica che hanno animato la legge Basaglia rimangono più che mai attuali, come ricorda l’ex senatore Luigi Manconi in a riflettere sulle radici del disagio psichico e sulle sue rappresentazioni sociali. Un’eredità che è stata raccolta anche al di là del Mediterraneo, , nigeriano, è impegnato nella liberazione e cura di persone affette da disturbi mentali. Soprannominato il , Grégoire è testimone della disumanizzazione che circonda la “pazzia”, considerata spesso contagiosa: catene, abusi, emarginazione sociale e tortura. In occasione del quarantennio della 180, sarà ospite a Udine all’interno del Soprattutto, le idee basagliane hanno un potenziale applicativo che non si esaurisce all’ambito della salute mentale. Tornando all’estratto in apertura, nelle parole dello psichiatra veneziano echeggiano le influenze dell’antipsichiatria, del pensiero di intellettuali come Sartre, Fanon, Goffman e, non da ultimo, Foucault, di una , che attraverso il controllo pervasivo dei corpi mortifica, fino ad annullarla, la dignità umana. In Italia i manicomi – almeno formalmente – non esistono più, ma , luoghi all’interno dei quali il rischio di spersonalizzazione e alienazione è altrettanto elevato . Sono trascorsi quarant’anni, ma è indubbio che si dovrebbe fare tesoro dei temi cari a Basaglia: la libertà, la partecipazione e il rafforzamento delle proprie capacità, l’incontro autentico con l’umanità dell’altro, anche nelle relazioni apparentemente asimmetriche – come quelle di cura, o, appunto, dell’accoglienza – proprio perché non si cronicizzino in rapporti di dominio e violenza, tanto più insidiosi perché legittimati dall’autorità di cui l’istituzione è rappresentante. Quindi, nonostante tutte le difficoltà, e forse anche per queste, così umane, buon anniversario legge 180!