Una serie alla volta anche Netflix diventa inclusiva

riserva sempre grandi sorprese. È arcinoto infatti il sostegno del colosso americano alle battaglie per i . Nelle proposte della multinazionale dell’intrattenimento abbondano allora serie che affrontano temi legati alla e le chicche su tematiche emergenti, si pensi alla questione del . Insomma, per il pubblico italiano, disabituato a certe tematiche, si tratta di una piccola rivoluzione racconta la storia di una famiglia cubana sfuggita al regime castrista in cerca di una vita migliore e trapiantata negli Stati Uniti. Lungo questo filone narrativo principale, quello dell’essere ispanici in terra americana, si intersecano altre tematiche, solo apparentemente secondarie. Da questo punto di vista, rappresenta in piccolo l’intersezione delle discriminazioni rispetto a una norma, quella dell’americano medio, a cui nessuno in realtà corrisponde pienamente. che pure rappresentano una minoranza rilevante negli Usa. Pregiudizi che la capostipite, la Lydia, ha vissuto in prima persona sin dai tempi della migrazione. Nonna Lydia vive quotidianamente la nostalgia di Cuba, del suo idioma natio che è la lingua dei sentimenti e della giovinezza perduta, ma rivendica le proprie origini e il proprio “sangue cubano”, come dice spesso. Nella seconda stagione è alle prese con il difficilissimo esame per diventare cittadina statunitense a tutti gli effetti, ce la farà a ottenerlo? , e la sua omosessualità scoperta nel pieno fragore della crisi adolescenziale, che troverà accoglienza all’interno di questa grande, rumorosa famiglia latina. Tuttavia non mancheranno i problemi, soprattutto quelli legati al rapporto conflittuale con un padre assente, che fatica però a lasciar andare le aspettative su di una figlia modello, ma sideralmente lontana dai suoi standard intrisi di maschilismo. , Penelope è tanto cubana quanto statunitense. Parla due lingue e vive perfettamente l’apparente contraddizione di avere radici che superano gli arbitrari confini politici. Penelope è una donna forte, nonostante soffra di depressione. Durante la seconda stagione il tema tornerà alla ribalta proprio quando la protagonista deciderà di abbandonare i gruppi di supporto e la cura farmacologica che segue per gestire i suoi sintomi. Ecco che per questo Penelope dovrà scontrarsi con le resistenze e con lo stigma relativo ai , che a volte s’insinua anche tra le stesse mura domestiche. Memorabile l’ironico commento di mamma Lydia al riguardo: A scapito dei pregiudizi, però, Penelope – quando segue le sue cure – è una donna divertente, tutt’altro che musona. Affronta la sua patologia come qualunque altra persona affronterebbe problemi d’altra natura, senza eccessiva auto-commiserazione. Il tema del disagio psicologico ritorna anche attraverso Schneider, il vicino di casa, membro della famiglia Alvarez Come avrete capito, gli Alvarez non sono la famiglia del Mulino Bianco, forse sono una trasposizione televisiva della vita di tutti o quantomeno di molti. Ci stanno simpatici per questo, perché sembrano confermare quell’assunto secondo il quale