Quattro canzoni per l’inizio dei trent’anni

“Siamo sporchi siamo umani”: ci era quasi passato il magone ed ecco che racconta cosa succede quando si superano i trenta. Questa volta lo ripercorro in quattro tracce. Aver paura di tuffarsi, di lasciarsi andare e di lasciarsi andare , di quelli che prima ti fanno piangere per l’irritazione perché la nostalgia arriva a ondate, e poi pensare che ci starebbe bene una carestia per ridimensionare questo vuoto che non sapevi di avere e che si spalanca con le prime note di . La sensazione di aver avuto qualcosa di inafferrabile e di averlo perso è il tratto dominante di questo pezzo, che elargisce sonorità delicate, percussioni gentili, un’eco di Cat Stevens e uno scampanellio random che ricorda un po’ la fine di un brano degli Abba e un po’ mia nonna quando va a messa con addosso tutti i suoi bracciali. due tardo ventenni/primo trentenni giovani carini e con un bel taglio di capelli si saltano addosso sui sedili anteriori di una macchina, ammirando la reciproca beltade e il vicendevole taglio di capelli. In pratica, le immagini di una disimpegnata camporella vengono condite dalle note di una sensazione stagnante di dolore sordo, inquinato e solitario, un’eco di meravigliose promesse di sensualità e tenerezza che sembrano essere navigate via solo perché il tempo passa , magari bastano anche solo pochi mesi e finisci per sentirti solo e guardare la vita che va avanti mentre tu stai fermo. Magari il tuo taglio di capelli è pure passato di moda, nel frattempo. cantavano i CCCP, sicuramente riferendosi al brano di Motta, che è un altro dei Coma Cose in avanti nemmeno il classico farsi una bevuta ha più niente di allegro: notti passate con vino e birra a guardare la luna, nostalgicamente protesi verso la fine di un ipotetico rapporto amoroso a cui ripensare piagnucolando. Rivoglio indietro i tre minuti e mezzo della mia vita che ho speso ascoltando Il singolo uscito a fine gennaio era un anticipo della ventata di ottimismo e gioia che avrebbe arrecato è impegnata e ideologica. Il ritmo ricorda un mantra, una melodia triste ma avvolgente, con atmosfere un po’ eteree. Il grande talento di Motta è costringere a fronteggiare la malinconia, lo scorrere dei giorni e la frustrazione. Insomma, il secondo album del cantautore livornese non fa che evidenziare con elegante nonchalance che I Cani farebbero meglio a stare in campagna piuttosto che in